I Sardi Soccorso li “Aiutano a casa loro”, in Senegal e noi possiamo dare una mano
A Pikine est, 150mila abitanti, accanto a Dakar, non esiste nemmeno un ambulanza, l'unico presidio di pronto soccorso è un minuscolo ospedale di due stanze. I Sardi Soccorso stanno per aprire una loro “sede staccata”: doneranno un'ambulanza e le loro competenze, per formare 6 soccorritori locali, ma hanno bisogno anche del nostro aiuto
Immaginate cosa significa trasportare un ferito attraverso una città di 150mila abitanti, con strade non proprio efficientissime, suonando il clackson per farsi largo nel traffico. I Sardi Soccorso lanciano una raccolta fondi dal nome provocatorio: “Aiutateci ad aiutarli a casa loro”. «Noi ci siamo concentrati su Pikine -spiegano dall’associazione- ma ci sono moltissime città in Senegal e in molti altri stati africani in cui c’è questo problema, il nostro obiettivo è quello di formare una squadra come le nostre, che possa operare a Pikine. Per questo gli doneremo una delle nostre ambulanze, l’abbiamo fatta sistemare, è in ottime condizioni, ma il progetto ha dei costi e ci serve l’aiuto dei sardi».
Naturalmente occorre preparare una squadra di uomini in grado di utilizzare l’ambulanza e garantire un servizio efficiente. Così grazie ad Abdou Ndiaye, rappresentante della comunità senegalese a Cagliari, segretario generale dell’Unione Culturale Islamica in Sardegna e consigliere in cooperazione del Sindaco di Pikine est, è stato possibile organizzare sul posto un corso che sarà tenuto da Matteo Nocco istruttore soccorritore e dalla Dottoressa Alessandra Napoleone sempre impegnata in Africa. Successivamente saranno gli operatori formati, che dal Senegal verranno a Cagliari per completare la loro preparazione con uno stage.
Ora però è necessario trasferire l’ambulanza dalla Sardegna a Pikine. L’operazione costa circa 3mila euro e tutti possiamo dare una mano ai Sardi Soccorso, perché, è importante ricordarlo, l’Associazione porta avanti il generoso progetto che complessivamente costerà intorno ai 20mila euro, con risorse proprie, frutto del sostegno di donatori privati. Per questo è stata lanciata la raccolti fondi, si tratta di una raccolta su cui è garantita, come spiega la responsabile Sara Chessa, il massimo della trasparenza.
E questo sarebbe solo l’inizio: «Noi non gli regaliamo né i pesci né la canna da pesca – concludono dall’Associazione- ma gli forniamo il materiale per costruirsi le canne da pesca», perché la squadra di soccorritori, una volta formata, a sua volta potrà formare nuovo personale e col tempo acquisire altre ambulanze per garantire un servizio fondamentale. Aiutiamoli ad aiutarli, questo è il link.
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