Quartucciu, la nuova sala d’attesa del carcere minorile realizzata dai giovani detenuti
La nuova sala d'attesa per genitori e parenti dei minori detenuti nel penitenziario minorile di Quartucciu è stata realizzata grazie all'arte del riciclo.
Dentro quelle mura c’è una realtà fatta di speranze deluse, visi spenti dalla rassegnazione, amarezza per aver tradito le aspettative dei propri cari, ma anche le proprie. Dietro le mura del carcere minorile di Quartucciu – come di quelle di tutti gli altri – c’è chi ha sbagliato, ne è consapevole, e giustamente sta scontando la pena. Ma che comunque chiede dignità e la possibilità di ricominciare a vivere, voltare pagina ed essere una persona migliore.
Il penitenziario minorile della cittadina dell’hinterland cagliaritano da sempre promuove iniziative volte alla rieducazione dei detenuti, al loro reinserimento nella società. Tra queste, c’è quella che a settembre 2018 ha visto l’avvio di un laboratorio di falegnameria nel quale i ragazzi della struttura carceraria lavorano attivamente, rispettando orari, regole e scadenze, proprio come se fossero sul posto di lavoro.
L’iniziativa, che ha visto la collaborazione tra gli operatori del carcere e suor Silvia Carboni, 43 anni, gestitrice del Borgotremani, un centro per adolescenti con difficoltà sito in via Parraguez 19a, ha compiuto un anno ed ha cominciato a dare i suoi frutti proprio all’interno del penitenziario minorile stesso. Al posto di una stanza dismessa, buia e triste, infatti, alcuni giorni fa ha inaugurato la nuova sala d’attesa per i genitori e i parenti dei ragazzi detenuti, realizzata da questi ultimi grazie al riciclo di alcuni oggetti: un pallet, una vecchia lavagna, una tavola. Il risultato è quello che si vede in queste foto. Gli operatori che lavorano con loro sono Valerio Ancis,psicologo psicoterapeuta familiare e Rita Marongiu, creatrice del marchio officina del pallet.
«L’obiettivo dell’iniziativa è la formazione al lavoro», dice suor Silvia. «Il messaggio che vogliamo dare ai ragazzi è che esiste anche per loro una seconda possibilità. Abbiamo pensato che fosse importante “rigenerare” anche il luogo di vita, ovvero l’ambiente in cui il giovane detenuto vive, rendendolo responsabile della cura dell’ambiente attorno a sé. Il messaggio educativo passa anche attraverso la cura dell’estetica degli ambienti di vita che accolgono giovani che provengono da situazioni abbruttite e abbrutenti. A coloro che hanno colto il messaggio della possibilità della rinascita, offriamo la possibilità di continuare il loro percorso di cambiamento presso la bottega del falegname all’interno del Borgotremani, un altro passaggio verso l’inclusione sociale».
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