Investita e lasciata a morire, questo era il destino della povera Ambra.

Ma per fortuna non sempre le persone fanno finta di nulla, di fronte al dolore di un animale. Grazie alla segnalazione di una persona che l’ha vista nascondersi, ferita, in un terreno, Gianluca Mancuso, da sempre attivo nell’aiuto degli animali maltrattati o abbandonati a se stessi, e un suo amico hanno potuto trarla in salvo e tenerla al sicuro per la notte. Valeria Mereu, della Onlus ConFIDOinte, l’ha poi portata dal veterinario che l’ha tenuta sotto osservazione e ha constatato l’entità del danno.

Un occhio completamente cieco – con il cranio deformato presumibilmente da un colpo inferto in passato –, l’altro in grado di vedere solo le ombre e senza denti: un cane sfortunato e anziano che ora, per fortuna, ha la possibilità di ricevere le cure necessarie.

Il percorso è lungo, però: ora è tra le mani di Barbara Pistis (sempre della Onlus) – che si occupa della salvaguardia dei randagi –, ha bisogno di un intervento ed è positiva alla leishmania.

Proprio oggi partirà una raccolta fondi per lei. Chi volesse aiutarla, può contattare Barbara Pistis o la pagina della Onlus.

Serve l’aiuto di tutti i sardi e non solo per fare in modo che Ambra possa avere la vita che merita.

L’omissione di soccorso è un reato, chiunque vede maltrattamenti, investimenti o quant’altro deve fare le dovute segnalazioni.

«Rimaniamo sempre allibiti» dichiarano dalla Onlus ConFIDOinte «dalla cattiveria delle persone.»

«Abbiamo anche tantissimi altri randagi che necessitano di aiuto» chiariscono «e abbiamo sempre bisogno di nuove mani che possano aiutarci a cambiare le cose. Attendiamo a braccia aperte gli amanti degli animali presso la Onlus».

Se vi troverete a passare a Montarbu nel territorio di Seui, immersi nelle suggestive foreste tra rari endemismi animali e vegetali, potrete fare un particolare incontro.

Nei pressi della Caserma Ula avrete la possibilità di incontrare Ciccio, un affettuoso esemplare di cinghiale di quattro anni diventato da qualche tempo la “mascotte” dell’Oasi Naturalistica.

Questo simpatico animale che ama essere coccolato e stare in mezzo alle persone, ha alle spalle una storia molto particolare. 

Poco più che cucciolo, durante una battuta di caccia grossa fu ferito gravemente all’apparato riproduttore da un cane, rimanendo castrato.

Giovanni Dessì decise di prendere il povero cinghialetto, prestandogli le cure necessarie e accudendolo con la famiglia. Ad alimentarlo con pazienza e affetto ci pensò Beatrice, la figlia più piccola di Giovanni, che all’epoca aveva appena nove anni. 

Ciccio per qualche mese fu nutrito con un biberon, e durante la notte per dormire trovava spazio nella cuccia di Teo, il cane di famiglia.

«Il rapporto tra i due animali diventò molto stretto – dice Giovanni – possiamo affermare che Teo rappresenti una sorta di “genitore” per Ciccio. Non sorprende a tal proposito il comportamento del cinghiale simile a quello di un cane».

Arrivato all’età di un anno a Ciccio è stata data la possibilità di riacquistare la libertà a Montarbu, ma ama grufolare pacifico nei pressi della Caserma Ula.

Qui spesso incontra lo stesso Giovanni, operaio Forestas, a cui non manca mai di esternare l’affetto che prova nei suoi confronti. «Vuole stare sempre vicino a me – spiega Giovanni – ma è molto socievole anche con gli altri lavoratori del cantiere forestale e con i visitatori».  Così come non dimentica Beatrice e gli altri componenti della famiglia che lo hanno allevato: Anna, Giacomo e Felissia. Sono tante anche le feste che riserva a Teo il piccolo cane con cui divideva il giaciglio quando era cucciolo.

Quella di Ciccio per alcuni aspetti è simile alla storia di Stellina, salvata e allevata dallo storico guardiano di Montarbu Salvatore Cannas, per decenni divenuta simbolo dell’Oasi Naturalistica. 

A breve vi racconteremo di quest’altra bellissima vicenda. 

(Ringraziamo per le foto la famiglia Dessì-Magnolia e Bernardo Deidda).