Paura a Tortolì: donna azzannata da un cane in pieno centro

Il cane risulta chippato e quindi ora si indaga per risalire al proprietario.
Sul posto sono intervenuti i carabinieri della stazione di Santa Maria Navarrese che insieme all’Associazione Soccorso Amici degli Animali dell’Asl di Lanusei hanno rintracciato e catturato l’animale che è stato portato nel canile. Pare che avesse già morso, poco prima, un altro cane a passeggio con la padrona.
Il cane risulta chippato e quindi ora si indaga per risalire al proprietario.

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La grande svista di Buoncammino: la storia dell’unico detenuto evaso “per sbaglio” dal carcere cagliaritano

In tanti credono che nessuno sia mai riuscito a evadere da Buoncammino. Eppure, la storia riserva sempre qualche eccezione sorprendente. In questo caso, un errore umano ha permesso una fuga tanto breve quanto clamorosa, compiuta non con la forza o l’astuzia, ma grazie a un curioso scambio d’identità.
Per oltre un secolo, il carcere di Buoncammino ha dominato Cagliari dall’alto del suo colle, avvolto da una fama oscura e impenetrabile. Costruito per non lasciare scampo a chi vi entrava, quel penitenziario è stato a lungo descritto come una sorta di purgatorio murato, in cui anche i più celebri malviventi della scena criminale italiana hanno dovuto piegarsi al silenzio delle sbarre. Si racconta persino che uno dei suoi architetti si sia tolto la vita, sconvolto dalla severità del luogo che aveva contribuito a creare.
In tanti credono che nessuno sia mai riuscito a evadere da Buoncammino. Eppure, la storia riserva sempre qualche eccezione sorprendente. In questo caso, un errore umano ha permesso una fuga tanto breve quanto clamorosa, compiuta non con la forza o l’astuzia, ma grazie a un curioso scambio d’identità.
Marzo 2001. Alexander Bore, 40 anni, cittadino macedone detenuto a Badu ‘e Carros per tentato omicidio, viene trasferito momentaneamente a Buoncammino per ricevere cure mediche all’ospedale San Giovanni di Dio. Quello stesso ospedale era frequentato anche da un altro detenuto, ma con una libertà in più: poteva andarci da solo, senza scorta. E fu proprio lì che il destino — o meglio, una colossale disattenzione — entrò in scena.
Una mattina, le guardie confondono i due. Nessuno controlla i documenti, nessuno si accorge dello scambio. Così Bore, ancora vestito da detenuto, si ritrova libero nel cuore di Cagliari, una città che conosce appena ma che, per un attimo, gli appare come una via di fuga spalancata.
Cammina in fretta, probabilmente chiede informazioni a qualche passante, e in breve raggiunge la stazione di via Roma. Lì tenta di acquistare un biglietto per allontanarsi il più possibile. Ma la corsa finisce in pochi minuti: la Squadra Mobile della Questura lo intercetta, lo blocca, e lo riconduce in carcere. A suo carico si aggiunge anche l’accusa di evasione.
Non scavò tunnel, non corse sotto i proiettili, non ingannò telecamere. La sua fuga rimane l’unica della storia di Buoncammino, e fu possibile solo perché — per una volta — i cancelli si aprirono da soli.
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