Come si dice “bicchiere” in sardo campidanese?
Il bicchiere che racconta la Sardegna: quando una parola diventa un brindisi alla lingua sarda.
In Sardegna anche le parole hanno un sapore speciale, e spesso basta pronunciarne una per ritrovarsi immersi in un mondo di tradizioni, sorrisi e ricordi. Tra le tante curiosità linguistiche che il sardo campidanese regala, ce n’è una che stupisce sempre chi la scopre per la prima volta: il bicchiere, in questa variante della lingua sarda, si chiama tassa. Un termine che, a un primo ascolto, può trarre in inganno e far pensare a scadenze fiscali e moduli da compilare, ma che in realtà nasconde una storia affascinante e un significato tutto da gustare.
La lingua sarda, con le sue infinite sfumature e varianti, è un patrimonio vivo e colorato, capace di sorprendere anche chi la parla da una vita. È una lingua che sa essere ironica e insieme essenziale, che non si perde in complicazioni ma va dritta al punto, specie quando si tratta di nominare gli oggetti della vita quotidiana. E così, in un mondo che per secoli ha avuto un’anima profondamente agropastorale, il linguaggio si è adattato alla concretezza della realtà, creando un lessico fatto di termini immediati, nati dal contatto diretto con la terra, con gli animali, con la convivialità domestica.
In questo contesto, sa tassa non è solo un bicchiere, ma un simbolo di comunità. È l’oggetto che accompagna i brindisi durante le feste, le chiacchierate al bar del paese, le lunghe cene all’aperto nelle sere d’estate. È lo stesso termine usato anche per indicare la tazza, perché nella lingua sarda non esiste una rigida separazione tra il contenitore del vino e quello del caffè: entrambi servono a condividere un momento, e in fondo ciò che conta è ciò che passa da una mano all’altra, non la forma dell’oggetto. Con sa tassa si brinda, si sorseggia, si conversa, e ogni gesto diventa un piccolo rito collettivo.
Il fascino di questa parola risiede anche nella sua doppia valenza, che crea un gioco linguistico irresistibile. Un caso curioso che mostra tutta la vivacità di una lingua capace di fondere ironia e pragmatismo. Per i sardi, però, la tassa più bella è quella che si riempie di vino buono o di caffè fumante, perché è l’unica che si “paga” con un sorriso, con un brindisi o con una risata in compagnia.
Chiedere come si dice “bicchiere” in sardo campidanese, dunque, significa entrare in un mondo dove le parole non sono solo etichette, ma piccole testimonianze di un modo di vivere. Sa tassa racchiude in sé la semplicità e la profondità di un popolo che ha sempre saputo ridere, lavorare e condividere la vita attorno a un tavolo. E allora la prossima volta che qualcuno solleva un bicchiere in Sardegna, che sia vino o caffè, ricordatevi che non è solo un brindisi: è un omaggio alla lingua, alla cultura e all’identità di un’isola che continua a raccontarsi anche attraverso le sue parole.
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