Parco Geominerario della Sardegna: com’è andata l’ispezione della commissarie Unesco?

Conclusa la visita Unesco nell'Isola. Promossi o bocciati? Il verdetto forse a settembre, il direttore Agus è ottimista, ma le ispettrici hanno dichiarato: «Capiamo che volete farci vedere le cose, ma noi eravamo qui per vedere i progressi».
È quell’imperfetto che desta la preoccupazione maggiore: “eravamo” che suona quasi come un “ormai non c’è più niente da fare”. Secondo Alessandro Baldasserini, direttore di Geoturismonline, che nella sua carriera di responsabile in Toscana, ha vissuto in prima persona le ispezioni Unesco, la frase pronunciata dalle ispettrici non lascia sperare nulla di buono. Dal 28 al 31 luglio Marie Louise Frey e Catherien Posthumus, due ispettrici dell’Unesco sono venute a visitare il Parco Geominerario della Sardegna.
Facciamo un passo indietro: il Parco entrò per primo nella rete dei Global Geopark, istituita dall’organizzazione internazionale proprio dopo aver conosciuto la ricchezza e la bellezza dei siti sardi. Nel 2007 il Geoparco con le sue 8 aree minerarie, ha ottenuto il cartellino verde, cioè l’ufficialità del riconoscimento. Per fregiarsi di questo riconoscimento però l’Unesco chiede una serie di adempimenti finalizzati alla tutela e soprattutto alla promozione nel mondo, dei siti riconosciuti, con periodici controlli ogni 4 anni.
Chi nel corso degli anni ha gestito il Parco Geominerario della Sardegna non è stato in grado di adempiere a queste prescrizioni collezionando una serie di cartellini gialli e promozioni sottoposte a condizione. Nel disperato tentativo di non essere cacciati dalla rete Unesco dopo l’ennesima ispezione deludente, nel 2016 su consiglio del commissario Unesco Zouros, si decide di estendere i confini del Parco all’intera Isola, il verdetto viene ancora rimandato e condizionato alla realizzazione di 8 prescrizioni. Con l’ispezione del 2017 che arriva a una sola settimana dall’insediamento dell’attuale direttore Tarcisio Agus, si rimedia l’ultimo cartellino giallo e tutto è rimandato al 2019.
Torniamo alla strettissima attualità. «Sono conscio dei limiti del Parco, delle difficoltà, i pochissimi operatori, i limiti ad operare, anche a causa della lentezza delle procedure – ha affermato il direttore Tarcisio Agus – ma sono ottimista. Questa volta l’ispezione riguardava zone che esulavano dalle 8 aree storiche, abbiamo incluso l’Argentiera perché lì avevamo appena inaugurato il museo con la realtà aumentata, che è stato apprezzato dalle commissarie». In realtà in questi due anni non è stato fatto molto, il sito web ufficiale del Geoparco che da anni doveva essere tradotto anche in inglese è rimasto solo in italiano, ma come ha spiegato il Direttore le commissarie hanno potuto vedere il nuovo sito sul quale si è iniziato a lavorare. Viene spontaneo chiedersi come mai non si è riusciti semplicemente a tradurre quello esistente, anziché cominciarne uno nuovo.
È partita la pubblicità negli aeroporti, ma ancora deve partire quella sulle strade, le ispettrici sono state informate di tutti i progetti, inclusa l’istituzione di una cattedra Unesco in “Sustainable Tourism Management and Monitoring”, fondata sul Corso di Laurea Magistrale in Management e Monitoraggio del Turismo Sostenibile. Agus ha annunciato, oltre alla collaborazione con gli atenei sardi, anche accordi con la Regione, con l’Arst, Trenino Verde, per collegare e rendere fruibili tutti i siti del Parco, tutte iniziative però solo sulla carta. Le due esperte, sono venute per valutare i progressi fatti dal 2017 a oggi e non i progetti per il futuro, e anche se incantate dalle bellezze sarde di cui già sapevano, hanno sottolineato due gravi inadempienze.
Secondo la Freye e la Posthumus infatti non c’è stata collaborazione da parte del Parco con gli altri parchi della rete Unesco, mentre l’interazione e lo scambio di buone pratiche tra siti è uno degli auspici principali dell’Organizzazione. Altro grave inadempimento del Parco, rimarcato dalle ispettrici è il fatto che in Sardegna non ci sia da parte della popolazione consapevolezza del valore del Geoparco e che gli abitanti non sentano di appartenere a questa importante realtà. In tanti non sanno nemmeno che il Geoparco comprende l’intera Isola, non è stata dunque messa in atto una corretta informazione e promozione neanche all’interno dello stesso Parco.
«Abbiamo spiegato alle ispettrici che “L’essere Parco” in Sardegna è un tema difficile, non è consolidato nella cultura dell’Isola – spiega Agus-gli amministratori locali temono che il riconoscimento dell’Unesco porti a limitazioni e vincoli e più in generale la popolazione provi una certa diffidenza, è un problema di mentalità». Ma la consapevolezza è generata dall’informazione, probabilmente le due donne si saranno chieste come mai non si è fatto nulla per favorirla, questa consapevolezza.
Alla luce di questo, la frase espressa da Marie Louise Frey e Catherien Posthumus: «We understand that you want us to see things, but we were here to see progress… » (Capiamo che volete farci vedere le cose, ma noi eravamo qui per vedere i progressi) risulta davvero poco confortante. Agus spera nel fatto che l’Unesco apprezzerà i progetti e concederà altri 4 anni, con un cartellino verde. La scorta di cartellini gialli è terminata, a fine settembre in Spagna si terrà un incontro organizzato dall’Unesco ed è probabile che in quell’occasione verrà emesso il verdetto per il Parco Geominerario della Sardegna: promossi o bocciati?

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