I nostri lettori lo conoscono, di lui abbiamo scritto spesso. Matteo Porru è un giovanissimo scrittore cagliaritano d’adozione, talentuoso, la cui passione per la letteratura risale a quando aveva otto anni. Ha pubblicato diversi romanzi, tre dei quali sono usciti in libreria ed è stato ospite di varie trasmissioni televisive nazionali. Ora, però, è costretto ad annullare la tappa algherese del tour del suo ultimo libro “Madre Ombra”  (edizioni La Zattera) e fermarsi temporaneamente per risolvere un problema di salute, una brutta infezione che – ci assicura – «non è nulla che non si possa risolvere».

«Carissimi amici e lettori, un problema di salute mi costringe ad annullare la presentazione di questa sera ad Alghero, così come a sospendere, ma non ad annullare, le presentazioni più vicine di Madre ombra», scrive sul suo profilo Facebook. «Vi abbraccio forte, ci vediamo presto. Forti come sempre». E, sempre su Facebook, ha poi postato una sua foto su un letto d’ospedale, rassicurando però i suoi amici e lettori: «Almeno dieci giorni di degenza a cinque stelle al Policlinico. Se volete venire a trovarmi, sono al blocco G, chirurgia d’urgenza. Vi aspetto. Anche se era meglio aspettarvi alle presentazioni».  Da bambino Matteo – nato a Roma da padre sardo e madre veneta e residente da anni a Cagliari –  ha dovuto affrontare una brutta malattia che però ha sconfitto totalmente. Il sorriso non gli manca mai e quando lo si incontra, è sempre disponibilissimo a scambiare quattro chiacchiere.

Sempre sul suo profilo – ma lo aveva già detto anche a noi – spiega in poche parole significato che ha per lui la scrittura: «Con la scrittura, tento di entrare nelle vite delle persone e ne racconto altre. Cerco di capire perché la gente piange e poi farla ridere. Ma quando ti torna qualcosa indietro, è la gente che sorride. E sono io a piangere». Attualmente è finalista del Premio Campiello Giovani 2019. A marzo dello scorso anno spedì uno dei suoi romanzi, The Mission, al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale lo ringraziò facendogli gli auguri di buona Pasqua.

Volete sapere com’era la Sardegna di quasi un secolo fa? A raccontarcela non è un turista qualunque, ma Elio Vittorini, uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento. Autore raffinato e figura di spicco della cultura del dopoguerra, Vittorini approdò sull’Isola negli anni ’30, quando per molti italiani era ancora un territorio misterioso e poco conosciuto.

Il suo libro “Sardegna come un’infanzia” non è un racconto da cartolina: è un reportage letterario intenso, in cui la penna di un maestro cattura sia la bellezza aspra che le difficoltà quotidiane della vita sarda di allora. Tra le pagine, l’autore descrive un’Isola che stupisce e sorprende, raccontata con occhi attenti, sensibilità politica e una prosa capace di trasformare le impressioni in immagini vivide.

Indimenticabile la sua Cagliari, “Gerusalemme di Sardegna”, città metà roccia e metà case di roccia, fredda e gialla di calcare, spoglia come una necropoli, eppure viva di porti, tram, piroscafi e vie in salita. Un luogo che, agli occhi di Vittorini, sembrava appartenere a un continente ancora più lontano dell’Africa: circondato da stagni e saline, affacciato su un mare bianco e immobile come un mare morto.