Si legge “Amsicora”, ma si dice “Cagliari”. Lo storico impianto sportivo cittadino è da decenni un simbolo della città, un punto di riferimento per residenti, turisti e sportivi. Non è solo un nome, è un’identità: quella di un luogo che ha accolto generazioni di atleti e che continua a rappresentare la Sardegna e l’Italia intera nelle più prestigiose competizioni europee di hockey su prato. Tuttavia, dietro ai successi e alla gloriosa storia si cela una realtà fatta di carenze strutturali, sacrifici quotidiani e una cronica assenza di sponsor. Amsicora è oggi una delle poche realtà vincenti dello sport italiano a non disporre di un campo indoor su cui allenarsi e a non avere un supporto economico stabile da parte di partner commerciali.
Amsicora nella leggenda, è Campione d’Italia hockey su prato: scudetto numero 10 con due giornate d’anticipo
Eppure, questa mancanza non ha fermato la determinazione del club né lo spirito della sua famiglia sportiva. Perché è proprio questo che rappresenta l’Amsicora per chi indossa la maglia verde: una famiglia. Una comunità inclusiva che apre ogni giorno le porte a bambini, ragazzi, adulti e anziani, offrendo a tutti – indipendentemente da talento, fisico o risultati – l’opportunità di vivere lo sport come palestra di valori e crescita personale. Una realtà che resiste grazie all’impegno instancabile di tecnici, volontari e dirigenti che, spesso a titolo gratuito, continuano a portare avanti un modello sportivo e sociale d’eccellenza.

Negli ultimi anni, la gloria è arrivata soprattutto al femminile. La squadra di hockey ha conquistato tre scudetti, una Supercoppa e uno straordinario quinto posto nella EuroHockey Outdoor Club Cup. Un palmarès reso ancor più impressionante se si considera che uno di questi titoli – lo scudetto indoor – è stato ottenuto senza che la squadra potesse disporre di un campo regolamentare per allenarsi. Una vera impresa, degna di un film, guidata da un gruppo compatto di atlete, capitanate da Giulia Stagno, cagliaritana dal cognome “doc”, che non hanno mai smesso di credere nei propri mezzi e nel valore della maglia che indossano.
Alle loro spalle, un vivaio promettente, composto da decine di giovani atlete che sognano un giorno di emulare le loro beniamine. Un potenziale enorme, che però rischia di essere frenato dalla mancanza di investimenti e infrastrutture. La necessità di una palestra indoor adeguata è ormai una priorità non più rinviabile, così come quella del supporto da parte di sponsor. Uno spazio che potrebbe anche diventare punto di riferimento per altre realtà cittadine, creando una sinergia virtuosa nello sport cagliaritano.
Accanto al problema logistico, vi è quello economico. Un partner tecnico, un’impresa, magari guidata da una donna, che voglia diventare parte attiva del percorso di crescita della squadra, rappresenterebbe una svolta fondamentale per colmare il gap con le altre società che – con mezzi ben diversi – tenteranno di interrompere la striscia vincente dell’Amsicora.

Infine, c’è la questione della struttura stessa: la tribuna in larga parte inagibile, la pista di atletica da riqualificare, la palestra di ginnastica che necessita di interventi urgenti. Intervenire su questi aspetti significherebbe non solo sostenere chi oggi suda, sogna e si allena ogni giorno, ma anche valorizzare un patrimonio della città che merita attenzione, rispetto e prospettive future.
Amsicora non chiede privilegi, chiede solo di non essere dimenticata. Perché dietro ogni medaglia e ogni vittoria c’è un sacrificio, e dietro ogni sacrificio c’è un luogo, un campo, una palestra che deve essere all’altezza della storia che rappresenta.
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