Oggi tanta posidonia al Poetto, è giusto rimuoverla o meglio lasciar fare alla natura?

Lavoro o ambiente? La natura sa quel che fa, se deposita posidonia in riva al mare una ragione c'è. I gestori degli stabilimenti però in queste giornate perdono guadagni. La legge, consente la rimozione, ma gli ambientalisti protestano, la rimozione è dannosa. Voi che ne pensate?
Non è piacevole farsi il bagno in mezzo alle alghe, che poi alghe non sono. La posidonia oceanica è una pianta marina, rifugio e habitat naturale di tante specie, alcune in via d’estinzione. Non solo. La sua presenza dimostra uno stato di salute buono del mare in cui cresce, infatti essendo una pianta, ha bisogno della fotosintesi clorofilliana, se l’acqua non è limpida, non consente il passaggio della luce solare, dunque solo dove l’acqua è pulita cresce e si sviluppa la posidonia. Quella scura che a seconda delle correnti si deposita sulla battigia o galleggia in riva al mare è quella porzione della pianta ormai morta.
Ma se la natura ciclicamente attraverso le correnti marine ne deposita grandi quantità sull’arenile un ragione c’è. I depositi di posidonia servono a proteggere l’arenile dall’erosione, inoltre tra i filamenti di questa pianta marina si nascondono microrganismi che servono ad altre creature che vivono tra la spiaggia e il mare e che da quei microrganismi traggono nutrimento. È indubbio che immergersi o far giocare i bambini in quell’acqua scura non sia il massimo, uscire dopo il bagno e avere tutti i pezzettini appiccicati alle caviglie dà molto fastidio. Quindi in giornate come queste la gente preferisce spostarsi in altre zone e presso altri stabilimenti. In questo modo però i clienti abituali degli stabilimenti disertano e i gestori delle attività, già limitate nel tempo perché stagionali, vedono ridursi drasticamente le entrate giornaliere, arrivando addirittura in alcuni casi ad affermare che le spiagge con la posidonia fanno scappare i turisti.
La scienza ha dimostrato che la posidonia spiaggiata ha una funzione ambientale importantissima, ma nonostante questo una normativa regionale, sebbene con diverse limitazioni ne consente la rimozione, per venire incontro proprio alle istanze delle attività turistiche e balneari. Con la delibera della Giunta Regionale n. 40/13 del 6 luglio 2016 infatti, vengono prospettate agli enti pubblici o privati che hanno in carico la gestione delle spiagge, una serie di opzioni, previa richiesta di autorizzazione. Fermo restando che la delibera auspica che i banchi di posidonia, le “Banquettes”, vengano lasciate lì dove madre natura le ha messe, consente però di rimuovere i banchi in estate, portarli in zone di stoccaggio e riportarli al loro posto una volta terminata la stagione.
Oppure è possibile interrarle in grandi buche in prossimità della spiaggia, ma la stessa legge prevede che qualora le opzioni precedenti non siano praticabili, la posidonia possa essere rimossa definitivamente e smaltita. Vanificando in questo modo il lavoro svolto dalla natura. Inoltre la delibera che risale a tre anni fa ha come premessa, la promessa di approfonditi studi sugli effetti della rimozione e la ricerca di soluzioni alternative che salvaguardino l’ambiente. In realtà però dopo tre anni anche per la stagione balneare 2019 è stata applicata questa stessa delibera.
Ancora una volta ci troviamo davanti al bivio: a chi dare la priorità, al lavoro all’ambiente? Ma riflettendoci il bivio non esiste, il lavoro in questione si può praticare perché ci sono le spiagge. Se l’uomo continua a mettersi in competizione con la natura, incapace di guardare oltre un palmo dal suo naso, pensando solo alla stagione in corso, incurante del destino della spiaggia e del suo arenile, tra qualche decennio non solo non avrà più il problema della posidonia, ma non avrà più nemmeno una spiaggia in cui lavorare.

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