Gabriele Cossu, giovane pugile di Porto Torres, è finito in coma per un pugno fortissimo durante un match a Pagani.
Si è accasciato accusando un malore, ed è stato subito soccorso.
Il trentenne, da poco entrato nel mondo del pugilato professionista, come riporta L’Occhio di Salerno, è giunto al pronto soccorso dell’ospedale Umberto I di Nocera in coma superficiale.
È stato riscontrato subito un ematoma subdurale acuto con edema cerebrale, sono entrati in gioco subito i neurochirurghi che lo hanno asportato.
Il pugile è ora in Rianimazione, in coma farmacologico.
(VIDEO) Il calcio e la musica come poesia: Federico Buffa incanta al Massimo di Cagliari
Il pienone del Teatro Massimo ha potuto applaudire il "Buffa racconta" in versione teatrale: da Garrincha ai Beatles, da Nicolino Locche al primo uomo sulla luna, una sequenza di grandi storie romanzate.
Applausi, solo che applausi. Federico Buffa incanta gli spettatori del Teatro Massimo di Cagliari con lo spettacolo “Il rigore che non c’era“, piccolo aggregatore di storie condite da numerose sliding doors. Cosa sarebbe successo se alcuni dei più grandi interpreti del calcio, della musica, della letteratura e della storia mondiale avessero preso strade diverse? Al suo fianco dell’attore Marco Caronna, del pianista Alessandro Nidi e della cantante Jvonne Giò, il celebre giornalista di Sky dona al pubblico un “Buffa racconta” in versione teatrale.
Tutto dipende da un calcio di rigore assolutamente inventato fischiato nell’ultima partita del campionato argentino del 1958: l’Estrella Polar si gioca il titolo col più blasonato Deportivo Belgrano. C’è un solo punto di distacco e l’Estrella è in vantaggio 2-1 quando l’arbitro dà il penalty. Succede di tutto: rissa in campo, rissa fuori dallo stadio, spari. Un giocatore si avvicina al direttore di gara e gli rifila un cazzotto che lo stende. La partita è sospesa. Passa una settimana in cui quel rigore diventa il bivio di tante esistenze, ed in particolare di chi lo dovrebbe tirare e di chi lo dovrebbe parare. Buffa si presenta in scena, tira. Il portiere para, l’Estrella vince il titolo.
Nei primi quindici minuti di racconti in forma di monologo o di musica, passano al setaccio tantissime occasioni sportive. Come quella di Comunardo Niccolai e i suoi celebri autogol, che a Cagliari ben conoscono ma val la pena riscoprire la poesia che racchiude dentro. O i tre minuti più belli della storia del calcio, quelli del Brasile del 1958 di Garrincha e Pelè che annichilì la fortissima Unione Sovietica. O l’imprevedibile “El Loco” Renè Houseman che rifiutò il Manchester United per proseguire la vita nel barrio Huracan di Buenos Aires. I presenti sorridono, Buffa espone con affabulazione notevole, impossibile da replicare.
Chi pensava però che nello spazio-tempo costruito sul palco si sarebbe parlato solo di calcio, si sbagliava. Nell’ora e mezza successiva il viaggio, surreale, degli attori scivola tra i bivi esistenziali e profondi della musica (Beatles, Elis Regina), della politica (Nelson Mandela, Malcom X, Adolf Hitler), della storia (l’uomo sulla luna). C’è spazio anche per la Sardegna con il pugile Nicolino Locche, ribattezzato “Locce” e “El Intocable” dagli argentini, il più forte boxeur della storia sudamericana. Cosa sarebbe successo se i genitori fossero rimasti nell’Isola?
Alla fine è un applauso collettivo quello che accoglie il saluto del giornalista e dei suoi compagni di viaggio. Il pubblico è diventato parte della narrazione, coinvolto abbastanza tra momenti comici e momenti drammatici. Gli eventi improvvisi che cambiano una storia inducono a riflettere dentro, su quale porta aprire – se quella rossa o quella nera dello spettacolo. E magari immaginare un finale diverso, una strada differente da quella conosciuta.
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