(FOTO E VIDEO) Accadde oggi. 23 maggio 2016: tre anni fa Daniele Conti disse addio alla maglia del Cagliari
La Curva Nord disegnò una maglia numero 5 rososblù grande quanto tutto il settore per poi dedicargli le parole più belle: «In un calcio senza colori hai dimostrato cosa vuol dire attaccamento ai colori, un esempio per tutti i giovani calciatori».
Tre anni fa, il 23 maggio 2016, la bandiera del Cagliari Daniele Conti, capitano di mille battaglie, ha detto addio alla maglia rossoblù.
Un Sant’Elia pieno fino all’ultimo ordine di posto tributò al leggendario numero 5 rossoblù, il saluto che si era meritato in ben 16 stagioni con i 4 mori cuciti sul petto. Accadde a un anno di distanza dal suo addio al calcio giocato.
Il regista romano giocò infatti la sua ultima partita con il Cagliari il 31 maggio 2015, in un Cagliari-Udinese non proprio esaltante, che segnò l’ultima partita del club di Giulini nella massima serie prima della retrocessione in B. Anche in quell’occasione il suo pubblico gli dedicò una standing ovation.
Con la promozione del Cagliari di Rastelli in Serie A e l’ingresso nella dirigenza di Conti, la società di via Mameli decise di dare vita al “Conti Day”, una serata intera dedicata allo storico capitano. La Curva Nord disegnò una maglia numero 5 rossoblù grande quanto tutto il settore per poi dedicargli le parole più belle: «In un calcio senza colori hai dimostrato cosa vuol dire attaccamento ai colori, un esempio per tutti i giovani calciatori».
Le emozioni di una serata indimenticabile ??5️⃣ #ContiDay
Gepostet von Cagliari Calcio am Dienstag, 24. Mai 2016
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Accadde oggi: 29 maggio 1985, la tragedia dell’Heysel, muoiono 39 persone, 4 sono sarde
Il 29 maggio 1985 Juventus e Liverpool si affrontarono nell’arena dell’Heysel di Bruxelles, in una partita che sarebbe rimasta fra le pagine più nere della storia del calcio. In palio la Coppa dei Campioni, il più prestigioso dei trofei internazionali. Circa un’ora prima dell’inizio della partita, un gruppo di tifosi inglesi iniziò a pressare le barriere messe a separazione fra i settori, e nella ressa che si venne a creare 39 spettatori morirono schiacciati. Fra loro due cagliaritani, padre e figlio e due sardi emigrati in Belgio e Piemonte.
Il 29 maggio 1985 Juventus e Liverpool si affrontarono nell’arena dell’Heysel di Bruxelles, in una partita che sarebbe rimasta fra le pagine più nere della storia del calcio. In palio la Coppa dei Campioni, il più prestigioso dei trofei internazionali. Circa un’ora prima dell’inizio della partita, un gruppo di tifosi inglesi iniziò a pressare le barriere messe a separazione fra i settori, e nella ressa che si venne a creare 39 spettatori morirono schiacciati. Fra loro due cagliaritani, padre e figlio e due sardi emigrati in Belgio e Piemonte.
Il fischio finale, quella sera, era previsto per le 20.15. Preventivamente, le tifoserie organizzate erano state distribuite fra i settori dallo stadio in modo che i gruppi avversari stessero nelle due curve opposte. Attorno alle 19.20 gli hooligans – il gruppo più acceso della tifoseria britannica, cui erano stati riservati i settori X ed Y – iniziò a fare pressione su una delle barriere divisorie. Gli spettatori sull’altro lato erano in prevalenza italiani, e immediatamente iniziarono ad arretrare spaventati dalla ressa. L’impreparazione delle forze dell’ordine belghe – che non compresero l’entità del pericolo – fece sì che i tifosi spaventati venissero repressi a manganellate, portandoli ad ammucchiarsi proprio al di sotto della recinzione, che inevitabilmente cadde sotto i colpi sempre più ravvicinati degli inglesi.
Il crollo registrò circa 600 feriti, e 39 furono coloro che persero la vita nell’assurda tragedia, schiacciati dalla recinzione e dalla folla impazzita. Fra loro 32 italiani, di cui due cagliaritani, padre e figlio. Si trattava di Giovanni Casula, di quarantaquattro anni, e del figlioletto Andrea, di dieci, che – come ebbe a raccontare poi la vedova – avevano trovato all’ultimo momento quei due posti a sedere, in un settore che si sarebbe rivelato maledetto. Nella tragedia morirono anche due sardi emigrati, Barbarina Lusci, 57enne di Domusnovas emigrata in Belgio e Mario Spano, 41enne di Perfugas residente a Novara.
Nonostante le discussioni, la partita si giocò comunque. L’arbitro fischiò l’inizio alle 21.40, nel rispetto di quanto deciso dalla commissione UEFA, timorosa di aggravare i disordini annullando l’incontro. Il match vide la vittoria della Juventus, che si impose grazie alla rete di Platini, ma le tv di tutto il mondo presero provvedimenti atti a ricordare l’assurda tragedia che si era consumata poco prima. Il commentatore italiano – indispettito per la decisione – propose una cronaca asettica, mentre la televisione austriaca la eliminò del tutto. Quella tedesca, invece, si rifiutò addirittura di trasmettere il match. In tanti polemizzarono per l’esultanza di Platini seguita al gol, ma lo stesso calciatore ammise poi di non avere idea dell’entità della tragedia.
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