Sassate a un ragazzino, questo è l’increscioso episodio accaduto in un paese del Nuorese qualche giorno fa. A prendersela con lui, un gruppo di coetanei.

A denunciare la situazione, la madre del ragazzino che, disperata, affida le sue parole a un video.

«Buongiorno, oggi è il 29 aprile del 2019» inizia «questo messaggio è per ragazzi tra i quattordici e i 17 anni. Quindi vi prego, se possibile, di divulgarlo e che magari arrivi proprio a quei ragazzi di quell’età che qualche settimana fa hanno lanciato pietre addosso a una persona per gioco. Per gioco: così avete risposto a quel papà che, allarmato, è corso a bloccarvi».

Poi continua, sempre con molta calma ma anche tristezza: «Quel ragazzo lì a cui avete lanciato le pietre è un ragazzo di cristallo. E sapete perché il cristallo è così prezioso? Proprio perché è fragile. Per la luce che emana. Per la bellezza, insomma. Posso sfidarvi in una sfida d’amore, ma non avete voglia di cogliere questa bellezza guardando in faccia le persone, tutte le persone».

Chi più chi meno, spiega questa mamma con una compostezza veramente encomiabile, ha le proprie fragilità, «Ma queste persone hanno una bellezza nel darsi, nel non avere cattiveria. Che dà a voi, a tutti noi, la possibilità di scoprire se stessi, gratuitamente».

«Mio figlio è mio figlio, ma sono fermamente convinta che mio figlio sia anche della comunità in cui è nato».

Una questione di rispetto, chiarisce.

«E poi, se avete voglia di scoprire le persone guardatele in faccia, non lanciate le pietre. Allora, ci vuole forza, coraggio, determinazione per crescere. Per far rispettare le proprie fragilità, che anche voi avrete, e nel rispettare quelle degli altri. Io vi attendo».

Conclude poi: «Mio figlio non deve avere paura di uscire, lui ama passeggiare, passeggia spesso da solo. E anche io devo stare serena, quando esce. Prendetevene cura, rispettatelo. E se non volete fare amicizia con lui, ignoratelo, ma rispettatelo. Io vi esorto a fare amicizia perché è un ragazzo simpatico, ironico, anche permaloso perché no, con i suoi difetti, ma non trattatelo male».

Cagliari, il Consiglio di Stato conferma il divieto di legare le bici fuori dagli stalli.

Una decisione che farà discutere e che segna un punto a favore del decoro urbano in città. Il Consiglio di Stato ha “promosso” il giro di vite voluto dall’amministrazione dell’ex sindaco Paolo Truzzu, confermando la piena legittimità del divieto di incatenare le biciclette fuori dagli stalli dedicati.

Con una sentenza che rigetta il ricorso presentato dalla Fiab di Cagliari, i giudici di Palazzo Spada hanno messo la parola fine a una lunga battaglia legale.

Il provvedimento, incluso nel regolamento di Polizia e Sicurezza Urbana approvato dalla precedente amministrazione comunale, stabilisce in modo chiaro e inequivocabile che è vietato legare le biciclette a “infrastrutture pubbliche non destinate allo scopo”. La violazione di questa norma comporta l’applicazione di sanzioni pecuniarie che vanno da un minimo di 100 a un massimo di 300 euro.

I giudici hanno spiegato che la decisione mira a tutelare, in un’ottica di miglioramento della vivibilità e del decoro della città, quelle infrastrutture che spesso si trovano sui marciapiedi, nelle piazze, nei parchi, o vicino a monumenti. Si tratta di elementi di arredo urbano come ringhiere, recinzioni o pali, per i quali è già generalmente vietata la sosta di qualsiasi veicolo. Pertanto, secondo il Consiglio di Stato, la disposizione non viola in alcun modo le norme del codice della strada.

Ma la sentenza va oltre, affrontando un punto cruciale sollevato dai ricorrenti. La Fiab aveva denunciato una presunta disparità di trattamento tra gli “utenti deboli”, ovvero i ciclisti, e gli “utenti forti”, come gli automobilisti, sostenendo che la norma penalizzasse i primi a vantaggio dei secondi. Il Consiglio di Stato ha respinto categoricamente questa tesi, evidenziando che una disparità di trattamento può essere configurabile solo in presenza di situazioni perfettamente identiche, e che tale condizione non sussiste in questo caso. I giudici hanno inoltre ritenuto infondata la disparità invocata in appello anche rispetto ai monopattini.

Infine, sono state giudicate infondate anche le censure che contestavano la presunta contraddittorietà del regolamento con gli obiettivi fissati dal Piano Urbano della mobilità sostenibile. A questo proposito, il Consiglio di Stato ha ribadito che si tratta di una valutazione discrezionale, per la quale “il giudice non può sostituirsi all’amministrazione”. La decisione ha quindi confermato la legittimità dell’azione comunale, stabilendo che la tutela del decoro urbano è un obiettivo prioritario che può essere perseguito attraverso normative specifiche.