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Una decisione senza precedenti in Sardegna e che, in pochi giorni, ha fatto il giro dei social. Per la festa di Santa Anastasia, niente fuochi d’artificio: i fondi destinati allo spettacolo pirotecnico — circa 200 euro — sono stati devoluti al canile di Villacidro, gestito dall’associazione Villa Bau, che ospita anche una trentina di cani provenienti proprio dal territorio di Sardara.
La scelta, comunicata attraverso la locandina ufficiale del programma religioso e civile, ha scatenato un acceso dibattito in paese: c’è chi difende la tradizione dei fuochi e chi invece applaude quella che definisce “una decisione di civiltà”, pensata per tutelare gli animali più fragili.
«Una scelta nata dalla sensibilità verso i nostri amici a quattro zampe», spiega Luca Piano, presidente del comitato organizzatore. «In tanti abbiamo un cane in casa e sappiamo quanto i botti possano essere un trauma: creano panico, problemi fisici e, purtroppo, in alcuni casi possono portare anche alla morte. Destinare quella cifra al canile è un modo per aiutare gli animali, ma anche Sardara stessa, visto che molti dei cani ospiti provengono dal nostro territorio».
Piano ricorda inoltre che la festa di Santa Anastasia ha sempre avuto una forte componente solidale: «Il ricavato della questua viene destinato alla distribuzione di prodotti tipici per la comunità e negli anni abbiamo finanziato interventi come il nuovo portone della chiesetta, il restauro della statua e supportato associazioni benefiche».
Della stessa opinione Fabio Loi, presidente della Pro Loco e membro del comitato: «L’idea di eliminare i fuochi circolava già da qualche anno. Quest’anno abbiamo deciso all’unanimità. Oltre a proteggere gli animali dallo stress, volevamo lanciare un messaggio di rispetto e consapevolezza. Se non si facevano i fuochi, perché non destinare quei soldi a un canile? Ho già collaborato con Villa Bau e ho proposto il nome: tutti d’accordo. Per trasparenza, abbiamo deciso di scriverlo direttamente nella locandina».
La festa di Santa Anastasia è un appuntamento intimo, dedicato soprattutto alla comunità. Il comitato si sostiene con la questua e un contributo comunale di circa 450 euro, e ogni anno offre caldarroste, panini, ceci con le cotiche, olive, dolci e vino. Una tradizione semplice, genuina e profondamente radicata.
A commuoversi per la scelta è Elena Pisu, responsabile del canile Villa Bau: «È la prima volta che succede in Sardegna. Sono rimasta profondamente colpita», racconta. «Non solo niente fuochi — che spesso causano la morte di cani, gatti, uccelli e altri animali per il terrore dei botti — ma addirittura una donazione (un buono da spendere in un negozio per animali locale, ndr) per chi si occupa di loro ogni giorno. Spero davvero che Sardara sia la prima di una lunga serie. Ora abbiamo paura del Capodanno: chi è contrario dovrebbe trascorrere con noi la notte del 31 in canile, per vedere con i propri occhi cosa succede agli animali terrorizzati».
La decisione, intanto, sta diventando virale sui social e molti utenti sardi auspicano che l’esempio di Sardara possa essere replicato anche in altri comuni. Una piccola scelta locale che sta trasformandosi in un grande messaggio.