Guspini: ancora un passo avanti verso la riapertura del Centro di riabilitazione Santa Maria Assunta

Il liquidatore della fondazione Guspini per La Vita Onlus ha scritto al sindaco di Guspini, Giuseppe de Fanti per chiedere un provvedimento amministrativo col quale il Comune autorizzi la società Sas Domos a operare gli interventi necessari per mettere a norma la struttura e poter finalmente riprendere l'attività, che vista la vicenda Aias appare sempre più necessaria.
Una volta completata la messa a norma della struttura, verrà avviata l’attività sanitaria secondo un piano di accreditamento che, a regime, impegnerà l’intera capienza dell’immobile, dopo un periodo di sperimentazione di tre anni (rinnovabile). La struttura rientra nel patrimonio comunale, è necessario dunque che il Consiglio Comunale, che l’aveva data in diritto di superficie alla fondazione, consenta che ora la fondazione in liquidazione lo conceda aIl liquidatore della fondazione Guspini per La Vita Onlus ha scritto al sindaco di Guspini, Giuseppe de Fanti per chiedere un provvedimento amministrativo col quale il Comune autorizzi la società Sas Domos a operare gli interventi necessari per mettere a norma la struttura e poter finalmente riprendere l’attività, che vista la vicenda Aias appare sempre più necessaria.. Questa la richiesta del liquidatore della fondazione Guspini per La Vita al Comune di Guspini. Un altro passo avanti dunque nel lungo e travagliato percorso che Rossella Pinna, consigliera Regionale, ex sindaca di Guspini, ha portato avanti con una difficile battaglia affinché l’unico centro di riabilitazione di tutto il medio campidano, chiuso dal 2012, riaprisse.
Il centro fu fondato nel 2008 dalla fondazione Guspini per la Vita e ha funzionato benissimo, ma una gestione non esattamente prudente ha posto la struttura in una posizione debitoria con i fornitori, con il personale e con le banche che alla fine ha portato a un crack finanziario per debiti che ammontano a 23 milioni di euro. Dal 2010 la gestione è passata dalla Fondazione alla Asl 6, ma quest’ultima nel 2012, visto che non c’erano le premesse per un impegno da parte della Giunta Regionale ne ha stabilito la chiusura definitiva. Durante l’amministrazione Cappellacci , l’assessore Liori, aveva sottoscritto un impegno, un’intesa con l’allora presidente della fondazione, Tarcisio Agus perché fosse la Regione ad acquisire la struttura, purtroppo però questo accordo non fu mai formalizzato attraverso un atto della giunta e non se ne fece più nulla.
Nel 2017 in occasione della legge finanziaria, è stato approvato un emendamento presentato dalla consigliera Rossella Pinna, ex sindaca di Guspini, che prevedeva che all’Ats venisse data l’autorizzazione per l’acquisizione anche attraverso un mutuo o altre forme di accesso al credito, del centro di riabilitazione Santa Maria Assunta di Guspini. Successivamente quando è stata approvata la riforma della rete ospedaliera, nella parte relativa alla sanità privata è stato accolto un emendamento sempre firmato dalla consigliera Rossella Pinna, che prevedeva che qualora l’Ats non fosse in grado di acquisire direttamente potesse fare ricorso a una sperimentazione gestionale, attraverso una gestione cioè pubblico-privata.
Il 21 novembre del 2018 la giunta regionale ha approvato una delibera con la quale tutti i servizi della riabilitazione della Sardegna che ammontano a 56 milioni di euro, vengono gestiti attraverso un consorzio pubblico-privato, costituito da Ats e da un privato. Il 29 novembre Ats recepisce la delibera della giunta del 21 novembre, nella quale si da mandato affinché entro 60 giorni, si costituisca la società. In questi anni di chiusura grazie anche all’attenzione del commissario liquidatore nominato dal tribunale, Carlo Piras, la struttura è stata tenuta in efficienza e controllata da un servizio di guardiania. Si tratta di una svolta positiva non solo per tutti quei pazienti del Medio Campidano che erano costretti a spostarsi per le terapie, ma anche per le nuove opportunità di lavoro, quando la struttura era a pieno regime dava occupazione a più di 60 persone, vista anche l’imminente e a quanto pare inevitabile chiusura dell’Aias, questa riapertura appare quanto mai necessaria.

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