Tre anni senza Giulio Regeni. Anche Cagliari chiede verità e giustizia per il ricercatore ucciso in Egitto
Anche nel capoluogo sardo si è svolto un sit-in, come in altre 150 città italiane, in memoria del ricercatore friulano di 28 anni scomparso e poi trovato morto in Egitto.
Sono passati tre anni dal 25 gennaio 2016, quando Giulio Regeni, giovane ricercatore friulano di 28 anni, venne rapito in Egitto, dove si trovava per un dottorato per l’Università di Cambridge. Il corpo fu rinvenuto il 3 febbraio sul ciglio di una strada, nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani. Per ricordarlo, anche a Cagliari, come in altre 150 città italiane, si è tenuto un sit-in e per l’occasione, in piazza Falcone e Borsellino è stata inaugurata una panchina gialla con una targa in memoria del giovane studente.
L’evento, organizzato dalla Circoscrizione Sardegna di Amnesty International insieme al gruppo locale 128 e l’adesione del Comune di Cagliari (per il quale era presente l’assessore Paolo Frau), ha visto la partecipazione di numerosi cittadini. Tra gli altri, è stato letto un messaggio dei genitori di Regeni, nel quale si ringrazia tutti coloro che in Italia stanno lottando insieme a loro perché venga fuori la verità. Sono stati anche letti alcuni articoli scritti dal giovane ricercatore. Alle 19:41 in punto – ora dell’ultimo messaggio di Regeni alla fidanzata prima della scomparsa – si è tenuto un minuto di silenzio.
Il governo egiziano ha fatto passare la morte di Giulio Regeni come un incidente, ma in realtà sul corpo dello studente vi erano segni di tortura. Il giovane infatti sarebbe stato rapito e torturato prima di essere ucciso e lasciato sul ciglio di una strada. Le cause di questo omicidio sarebbero proprio riconducibili alle sue ricerche sullo stato dei diritti umani in Egitto e nei Paesi del Nord Africa dopo la cosiddetta “Primavera araba”. La sparizione avvenne proprio il giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir, durante le quali migliaia di persone chiedevano democrazia. Secondo Amnesty International, il trattamento riservato a Regeni viene subito da tantissimi egiziani ogni giorno.
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