Povertà estreme. Viaggio ai margini della società, tra i senzatetto a Cagliari in compagnia dei volontari

Sono i cosiddetti "invisibili", dei quali fortunatamente non tutti si sono dimenticati: siamo andati in giro con i volontari dell'Acli provinciale di Cagliari.
Ci sono realtà che se non si vedono con i proprio occhi, non si comprendono fino in fondo. È il caso dei senzatetto, i cosiddetti “invisibili” che in molti preferirebbero non vedere perché la povertà estrema ad alcuni fa paura e dà pure fastidio. Ma per fortuna esistono persone che non hanno perso l’umanità e anzi, si dedicano ad aiutare il prossimo.
I volontari dell’Acli provinciale di Cagliari (ma lo stesso vale anche per altre associazioni no profit) dedicano parte del loro tempo, giorno e notte, a turno in base alla propria disponibilità, a cercare di alleviare le difficoltà di chi è costretto, per un motivo o per un altro, a dormire all’addiaccio, al gelo dell’inverno che anche qui si fa sentire. Salgo sul loro pullmino, sono le 9 del mattino e cominciamo il giro della città diretti ai punti dove i senzatetto hanno deciso di accamparsi. Giuseppe, Raffaela e Roberto sono tre giovani che hanno deciso di aiutare il prossimo. «Quando fai qualcosa per gli altri, ti si riempie il cuore di gioia – dice Roberto, ma gli fanno eco anche Giuseppe e Rafaela – Dispiace vedere tanta indifferenza e tanta diffidenza verso queste persone». I volontari, però, ci tengono a sottolineare come tantissimi cagliaritani e non solo, donano in continuazione abiti, scarpe, coperte.
Come prima tappa ci fermiamo presso l’ex sede dell’Assessorato regionale del Lavoro, in via 28 febbraio. Scendiamo dal pullmino e loro prendono alcuni capi di abbigliamento e una coperta termica e li posano nel punto in cui hanno trovato rifugio una coppia di ragazzi sfrattati da casa, proprio all’ingresso dell’ex assessorato; per avere un po’ di privacy hanno posizionato un cartone attorno al “letto”. Poi hanno un’agenda nella quale scrivono ciò di cui hanno bisogno in modo tale che i volontari vedano e portano loro ciò che chiedono. A fianco, un contenitore per raccogliere le offerte dei passanti.
Successivamente ci spostiamo verso via Sonnino, dove sotto gli uffici del Comune alloggiano due persone, due uomini amici tra loro, uno dei quali un giovane ragazzo. Hanno sistemato due veri e propri letti e una sorta di comodino, come fosse la stanza di un appartamento, solo che questa stanza è all’aperto, pur riparata dal tetto dell’edificio, ma pur sempre esposta al freddo della notte. Con dignità e compostezza ricevono alcuni capi di abbigliamento, alcune giacche, dai volontari che ormai conoscono.
L’ultimo giro (per me ma ovviamente non per loro) lo facciamo in direzione banca Cariplo, dove sostano tre-quattro senzatetto che però in quel momento non sono presenti, ma al loro ritorno troveranno ciò che occorre per ripararsi dal freddo. Alcuni addirittura si sistemano il letto ordinatamente, come si fa quando ci si alza la mattina. Molti vanno a mangiare alla Caritas, chiedono l’elemosina e cercano un bagno per lavarsi e per i bisogni. Sono italiani e stranieri, bianchi e neri, vicini gli uni agli altri, perché tra poveri non esiste discriminazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA