Vertenza AIAS. Tavolo in Prefettura a Cagliari: c’è l’intesa per una conciliazione con la Regione

L'intesa è finalizzata a un tentativo di conciliazione della vertenza AIAS, il cui rispetto è precondizione per la prosecuzione di qualsiasi attività di AIAS nel trimestre successivo.
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AIAS potrà erogare le prestazioni sanitarie per le quali è accreditata fino al 31 marzo 2019 e nel frattempo sarà verificato il pagamento degli stipendi dei dipendenti in arretrato ormai di dieci mensilità. Sono queste alcune delle condizioni poste nel documento di intesa firmato ieri nel corso della riunione convocata dal Prefetto di Cagliari per definire i passaggi utili ad affrontare la fase di transizione.
L’intesa è finalizzata a un tentativo di conciliazione della vertenza AIAS, il cui rispetto è precondizione per la prosecuzione di qualsiasi attività di AIAS nel trimestre successivo. Dal canto suo però, l’ATS Sardegna si impegna a liquidare anticipatamente, entro il mese di dicembre, parte del fatturato relativo al mese di ottobre 2018; allo stesso modo, la Regione si impegna a pagare quanto definito a seguito dei contenziosi conseguenti al decreto ingiuntivo n. 329/2014 relativo alla ex Usl di Alghero. L’ATS si impegnerà a pagare i decreti ingiuntivi per i quali AIAS ha chiesto la provvisoria esecuzione solo qualora AIAS sia in grado di produrre valide fideiussioni.
«Abbiamo sempre detto che avremo lavorato per sbloccare in tempi rapidi la situazione tutelando i lavoratori dell’AIAS e gli assistiti. E stiamo andando avanti. Con questa intesa in sede prefettizia si è affrontato con un corretto accorgimento condiviso, che non poteva essere un accordo contrattuale, il periodo di transizione necessario nel quale AIAS garantirà le prestazioni per le quali ha l’accreditamento, ovviamente dietro retribuzione, e la Regione e ATS verificheranno gli adempimenti» ha dichiarato l’assessore della Sanità Luigi Arru. «Nel frattempo, ovviamente, la società Sas Domos continuerà la fase di avvio dell’operatività e nei prossimi giorni avvierà le selezioni di personale e metterà on line il sito».
Il direttore generale dell’ATS, Fulvio Moirano ha commentato: «Il documento sottoscritto nella giornata di ieri soddisfa i due requisiti ritenuti imprescindibili dalla Direzione dell’ATS: la tutela della continuità assistenziale e della salute dei pazienti, per cui l’Azienda si adopera e si adopererà costantemente, e l’impegno al pagamento puntuale degli emolumenti verso le professionalità operanti in AIAS. Ringrazio inoltre a nome di tutta l’ATS il Prefetto di Cagliari per l’efficace azione, a cui è stata e sarà garantita la massima fattiva collaborazione durante tutte le fasi dell’iter giuridico e amministrativo che hanno portato allo sottoscrizione di questo tentativo di conciliazione e per ogni futura collaborazione».

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La tomba segreta di Tuvixeddu: un gioiello egizio nascosto nella necropoli

Nel cuore di Cagliari, sul colle di Tuvixeddu nel popolare quartiere di Sant'Avendrace, si cela un tesoro archeologico di rara bellezza che pochi hanno avuto la possibilità di ammirare.
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La tomba segreta di Tuvixeddu: un gioiello egizio nascosto nella necropoli.
Nel cuore di Cagliari, sul colle di Tuvixeddu nel popolare quartiere di Sant’Avendrace, si cela un tesoro archeologico di rara bellezza che pochi hanno avuto la possibilità di ammirare.
Nel vasto Parco di Tuvixeddu, che ospita la più grande necropoli fenicio-punica del Mediterraneo, esiste una tomba finemente decorata che racchiude un legame sorprendente con l’antico Egitto. Si tratta della Tomba dell’Ureo, un sepolcro che spicca per la sua decorazione unica e il suo forte valore simbolico.
Il Parco di Tuvixeddu si estende per circa tre ettari e mezzo e rappresenta un’area di grande importanza storica, con reperti che testimoniano insediamenti umani risalenti persino al Neolitico. La necropoli, attiva dal VI secolo a.C. fino al primo periodo romano imperiale, è interamente scavata nella viva roccia calcarea e si distingue per le sue tombe “a pozzo”. Queste sepolture sono composte da una camera ipogea a pianta rettangolare, accessibile attraverso un pozzo verticale profondo dai 3 ai 7 metri. L’ingresso alla camera, chiuso da lastre di pietra, serviva a proteggere i defunti e i ricchi corredi funerari, oggi conservati al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.
Mentre molte tombe della necropoli presentano semplici decorazioni, come fasce di colore rosso, e alcune maschere orride o simboli come il disco solare e il crescente lunare scolpiti all’esterno, due sepolcri si distinguono per l’eccezionalità delle loro decorazioni interne. La prima è la Tomba di Sid, o Tomba del Guerriero, che mostra su ogni parete una nicchia dipinta in rosso con la triade betilica. Sulle pareti corre un fregio di cerchi bordati di rosso e riempiti di azzurro, sostenuto da pilastri dipinti di rosso con capitelli a volute. Su una delle pareti è delineato un personaggio maschile barbuto, con un elmo e il petto nudo, intento a scagliare una lancia. Si pensa che possa rappresentare un guerriero o la divinità punica Sid, dio cacciatore.
La seconda e più rara sepoltura è proprio la Tomba dell’Ureo, che deve il suo nome al serpente alato, sacro agli Egizi, che è rappresentato sulla parete di fronte all’ingresso. Il serpente, sormontato dal disco solare, è affiancato da due fiori di loto e da due maschere con volto di gorgone, dal chiaro valore apotropaico, ovvero protettivo. Lungo i bordi della cella, fasce di ocra rossa decorano le pareti con palmette e altri fiori di loto, creando un’atmosfera suggestiva e misteriosa.
Dopo il III secolo a.C., i Romani ampliarono la necropoli, scavando sepolture a camera, ad incinerazione e a fossa, specialmente nella parte che si affaccia su Viale Sant’Avendrace. Tra i sepolcri di età romana spicca il colombario noto come Tomba di Rubellio, il cui epitaffio menziona un Caio Rubellio, probabile proprietario del sepolcro. Un’altra tomba monumentale è quella di Atilia Pomptilla, un ipogeo funerario la cui facciata riproduce un tempietto in stile ionico composito. La tomba è comunemente chiamata Grotta della Vipera per la decorazione di due serpenti scolpiti sull’epistilio. Fu commissionata da suo marito, Lucio Cassio Filippo, che le dedicò versi d’amore immortali: “Che le tue ceneri, o Pomptilla, fecondate dalla rugiada, germoglino viole, gigli e verdi fronde ove risaltino la rosa, il profumato zafferano ed il seprevivo amaranto. Possa tu, diventare ai nostri occhi il fiore della bella primavera”.
Il colle di Tuvixeddu ha avuto una storia travagliata anche in epoche successive. Nel Medioevo, con la distruzione di Santa Igia, molti sopravvissuti adattarono le tombe per usarle come abitazioni. In tempi più recenti, l’area è stata usata come cava per la produzione di cemento e, durante la Seconda guerra mondiale, è servita da rifugio antiaereo durante i bombardamenti. Fortunatamente, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, sono iniziate le attività di tutela e recupero da parte della Soprintendenza. Con la realizzazione del parco nel 2014, l’area è diventata finalmente di libero accesso, permettendo al pubblico di immergersi nella storia millenaria di Cagliari e di esplorare una delle necropoli più affascinanti del Mediterraneo.

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