(VIDEO) La storia del guardiano di Budelli Mauro Morandi finisce a Le Iene. Pioggia di mail di protesta

Una vera e propria pioggia di lettere a sostegno del famoso eremita dopo il servizio de Le Iene.
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Vivere da soli su un’isola da 29 anni, con i pochi soldi della pensione, ma immersi nella natura di una delle isola più belle e incontaminate del mondo, Budelli, nell’arcipelago de La Maddalena. Questa è la storia di Mauro Morandi, l’anziano custode dello splendido atollo sardo, finita in questi giorni nelle cronache nazionali dopo l’avviso di sfratto ricevuto dall’Ente Parco de La Maddalena.
Di lui si sono occupate anche Le Iene. La fortunata trasmissione tv di Italia 1 gli ha dedicato un bellissimo servizio in cui Mauro racconta il suo rapporto di simbiosi con l’ambiente e con la natura. Alla fine del servizio l’inviato Gaston Zama ha lanciato un Sos per il custode, chiedendo a tutti di inviare una mail al presidente dell’Ente Parco Fabrizio Fonnesu in cui si chiede che Morandi resti sull’isola. In poche ore sono arrivate alla casella di posta di Fonnesu circa 3500 mail. Una vera e propria pioggia di lettere a sostegno del famoso eremita.
SUPER MAURO: NO ALLO SFRATTO DEL GUARDIANO DI BUDELLI
Più di 3500 persone in pochissime ore hanno scritto al presidente del parco della Maddalena per dire NO ALLO SFRATTO DEL GUARDIANO DI BUDELLI! Se anche tu vuoi che Super Mauro continui a difendere l'isola clicca qui e fai il passaparola ? https://bit.ly/2FX1V6QRegia di Gaston Zama
Gepostet von Le Iene am Montag, 3. Dezember 2018
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La tomba segreta di Tuvixeddu: un gioiello egizio nascosto nella necropoli

Nel cuore di Cagliari, sul colle di Tuvixeddu nel popolare quartiere di Sant'Avendrace, si cela un tesoro archeologico di rara bellezza che pochi hanno avuto la possibilità di ammirare.
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La tomba segreta di Tuvixeddu: un gioiello egizio nascosto nella necropoli.
Nel cuore di Cagliari, sul colle di Tuvixeddu nel popolare quartiere di Sant’Avendrace, si cela un tesoro archeologico di rara bellezza che pochi hanno avuto la possibilità di ammirare.
Nel vasto Parco di Tuvixeddu, che ospita la più grande necropoli fenicio-punica del Mediterraneo, esiste una tomba finemente decorata che racchiude un legame sorprendente con l’antico Egitto. Si tratta della Tomba dell’Ureo, un sepolcro che spicca per la sua decorazione unica e il suo forte valore simbolico.
Il Parco di Tuvixeddu si estende per circa tre ettari e mezzo e rappresenta un’area di grande importanza storica, con reperti che testimoniano insediamenti umani risalenti persino al Neolitico. La necropoli, attiva dal VI secolo a.C. fino al primo periodo romano imperiale, è interamente scavata nella viva roccia calcarea e si distingue per le sue tombe “a pozzo”. Queste sepolture sono composte da una camera ipogea a pianta rettangolare, accessibile attraverso un pozzo verticale profondo dai 3 ai 7 metri. L’ingresso alla camera, chiuso da lastre di pietra, serviva a proteggere i defunti e i ricchi corredi funerari, oggi conservati al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.
Mentre molte tombe della necropoli presentano semplici decorazioni, come fasce di colore rosso, e alcune maschere orride o simboli come il disco solare e il crescente lunare scolpiti all’esterno, due sepolcri si distinguono per l’eccezionalità delle loro decorazioni interne. La prima è la Tomba di Sid, o Tomba del Guerriero, che mostra su ogni parete una nicchia dipinta in rosso con la triade betilica. Sulle pareti corre un fregio di cerchi bordati di rosso e riempiti di azzurro, sostenuto da pilastri dipinti di rosso con capitelli a volute. Su una delle pareti è delineato un personaggio maschile barbuto, con un elmo e il petto nudo, intento a scagliare una lancia. Si pensa che possa rappresentare un guerriero o la divinità punica Sid, dio cacciatore.
La seconda e più rara sepoltura è proprio la Tomba dell’Ureo, che deve il suo nome al serpente alato, sacro agli Egizi, che è rappresentato sulla parete di fronte all’ingresso. Il serpente, sormontato dal disco solare, è affiancato da due fiori di loto e da due maschere con volto di gorgone, dal chiaro valore apotropaico, ovvero protettivo. Lungo i bordi della cella, fasce di ocra rossa decorano le pareti con palmette e altri fiori di loto, creando un’atmosfera suggestiva e misteriosa.
Dopo il III secolo a.C., i Romani ampliarono la necropoli, scavando sepolture a camera, ad incinerazione e a fossa, specialmente nella parte che si affaccia su Viale Sant’Avendrace. Tra i sepolcri di età romana spicca il colombario noto come Tomba di Rubellio, il cui epitaffio menziona un Caio Rubellio, probabile proprietario del sepolcro. Un’altra tomba monumentale è quella di Atilia Pomptilla, un ipogeo funerario la cui facciata riproduce un tempietto in stile ionico composito. La tomba è comunemente chiamata Grotta della Vipera per la decorazione di due serpenti scolpiti sull’epistilio. Fu commissionata da suo marito, Lucio Cassio Filippo, che le dedicò versi d’amore immortali: “Che le tue ceneri, o Pomptilla, fecondate dalla rugiada, germoglino viole, gigli e verdi fronde ove risaltino la rosa, il profumato zafferano ed il seprevivo amaranto. Possa tu, diventare ai nostri occhi il fiore della bella primavera”.
Il colle di Tuvixeddu ha avuto una storia travagliata anche in epoche successive. Nel Medioevo, con la distruzione di Santa Igia, molti sopravvissuti adattarono le tombe per usarle come abitazioni. In tempi più recenti, l’area è stata usata come cava per la produzione di cemento e, durante la Seconda guerra mondiale, è servita da rifugio antiaereo durante i bombardamenti. Fortunatamente, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, sono iniziate le attività di tutela e recupero da parte della Soprintendenza. Con la realizzazione del parco nel 2014, l’area è diventata finalmente di libero accesso, permettendo al pubblico di immergersi nella storia millenaria di Cagliari e di esplorare una delle necropoli più affascinanti del Mediterraneo.

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