Migranti, naufragio al largo di Sant’Antioco: ritrovati due cadaveri in mare, otto dispersi
A riferire dei compagni caduti in acqua sono stati i tre migranti riusciti a sbarcare. Il cadavere di un giovane è stato ripescato in mare
La Guardia Costiera ha ritrovato un secondo cadavere, dopo il naufragio di una piccola imbarcazione di migranti algerini che si trovava alla deriva nelle acque davanti all’isola di Sant’Antioco.
Il viaggio della speranza è diventato un incubo per i migranti che stavano cercando di raggiungere la Sardegna a bordo di un barchino. Tre di loro, algerini, sono stati soccorsi e hanno riferito che ci sarebbero stati degli altri compagni dispersi in mare.
Le ricerche da parte di Guardia Costiera, Guardia di Finanza a Carabinieri sono scattate subito e poco più tardi il cadavere di un giovane è stato ripescato al largo di Sant’Antioco. In mattinata il ritrovamento del secondo cadavere.
Stando a quanto hanno raccontato i tre superstiti alla Capitaneria di Porto di Sant’Antioco sarebbero otto in totale i dispersi dopo il naufragio. Le ricerche proseguono senza sosta.
Caos nel carcere di Bancali: detenuto per terrorismo aggredisce due agenti e li minaccia di morte
Il detenuto "già noto alle cronache penitenziarie per il suo fondamentalismo islamico e per essere stato protagonista di molti eventi critici durante la detenzione", denuncia Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe.
“Questa mattina, un detenuto, già protagonista di eventi critici in carcere – fa sapere Antonio Cannas, delegato per la Sardegna del SAPPE – ha aggredito due Agenti di Polizia addetti alla sorveglianza, ai quali va tutta la nostra solidarietà. I due, colpiti da calci e pugni in maniera proditoria dall’uomo, sono stati poi sottoposti alle cure mediche ospedaliere. Dopo attimi di paura solo grazie alla scaltrezza e professionalità dei poliziotti in servizio, è stato scongiurato il peggio”.
“L’uomo”, aggiunge il sindacalista, “detenuto ristretto ad Alta sicurezza 2 in quanto a rischio radicalizzazione islamica, dopo essere uscito dalla cella per effettuare una telefonata una cella, non voleva farvi rientro perché, a suo dire, aveva bisogno di un bastone per supporto. Nonostante i colleghi lo hanno aiutato in tutti i modi, anche facendolo parlare con l’addetta alla mediazione culturale, prima ha scagliato contro i poliziotti dei liquidi malsani contenuti in un bicchiere di plastica, poi li ha minacciati di morte fino a scagliarsi fisicamente contro di loro, colpendoli al visto, al collo, al ginocchio, al polso, alla spalla”. “Purtroppo, nel carcere di Bancali, negli ultimi mesi – conclude Cannas – continuano ad essere destinati prevalentemente detenuti che, negli istituti di provenienza, pare si siano resi promotori di eventi simili. Si tratta di soggetti di difficile gestione, tanti affetti anche da problemi psichiatrici”.
Il detenuto “già noto alle cronache penitenziarie per il suo fondamentalismo islamico e per essere stato protagonista di molti eventi critici durante la detenzione”, denuncia Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe, “ha aggredito senza una ragione e vigliaccamente il poliziotto penitenziario di servizio. Tutto questo non è più tollerabile. Non è possibile che il personale vada a lavorare per guadagnarsi da vivere e torni a casa con la testa, le braccia o le gambe rotte. Ormai, nelle carceri, si rischia la vita tutti i giorni, a causa del disastro causato negli ultimi anni passati da riforme folli, volute da ideologi che non hanno mai avuto a cuore la sicurezza del personale e dell’intero sistema penitenziario”.
“E’ necessario chiudere in sezioni diverse i detenuti facinorosi e ridurre le ore di apertura al minimo previsto”, conclude Capece, “fino a quando gli stessi non maturano la consapevolezza del rispetto delle regole”.
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