Bari: nasce malato e i genitori lo abbandonano in ospedale

Il piccolo, un mese e mezzo di vita, è nato con una malattia metabolica e un problema cardiaco. I genitori, qualche giorno fa, hanno varcato le porte dell'ospedale e non sono più tornati
Una terribile vicenda che arriva da Bari. Un bambino di 48 giorni di nazionalità romena è stato abbandonato dalla mamma nell’ospedale Giovanni XXIII di Bari, dove era ricoverato da alcuni giorni per una malattia metabolica e problemi cardiaci diagnosticati fin dalla nascita. Come riporta La Gazzetta del Mezzogiorno, immediatamente è partita la gara per la solidarietà, con medici e infermieri che fanno doppi turni per non lasciarlo solo e alcuni volontari che si sono attivati per portargli abiti, pannolini e altro.
A quanto si apprende il bambino è nato a Taranto il 24 settembre e dopo pochi giorni è stato trasferito nell’ospedale pediatrico di Bari. Dopo i primi accertamenti i medici gli hanno diagnosticato una patologia metabolica, la leucinosi, e un problema cardiaco. Il piccolo è stato quindi trasferito nel reparto di malattie metaboliche del Giovanni XXIII dove si trova attualmente ricoverato. La mamma è stata con lui fino a qualche giorno fa, ma poi ha lasciato l’ospedale e non vi ha più fatto ritorno. L’ospedale ha provveduto subito a segnalare l’accaduto alle autorità competenti, forze dell’ordine, servizi sociali e Tribunale per i Minorenni.

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L’8 e il 9 giugno andremo a votare cinque referendum. Perché votare No: ne parliamo con Michele Pisano

Abbiamo chiesto a un esponente di Fratelli d'Italia perché sostengono cinque No ai Referendum. In un altro articolo abbiamo invece dato voce alle ragioni del Sì
L’8 e il 9 giugno andremo a votare cinque referendum. Se ne sta parlando pochissimo e in tanti non conoscono neppure i quesiti. Per capire meglio cosa andremo a votare fra un mese abbiamo chiacchierato con Michele Pisano, 36 anni, funzionario Aspal, Capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale a Quartu Sant’Elena e dirigente provinciale del partito.
Come voterà per i 5 referendum di giugno?
Il prossimo referendum ha dei quesiti particolarmente complessi che, per certi versi in maniera strumentale, sono stati portati avanti da una minoranza della minoranza al Governo Meloni. Già per questo motivo, ovvero il fragile supporto dato dall’interezza delle opposizioni ai quesiti, è demoralizzante il dover pensare di affidare temi cruciali – quali lavoro e cittadinanza – al sistema referendario senza aver prima coinvolto in maniera ampia le forze politiche. Votare sì ai 5 quesiti sarebbe un atto fortemente ideologico e ciò non si può che contrastare con scelte politiche che prevederebbero anche la non partecipazione al voto.
Un referendum ha bisogno di un quorum per essere valido, crede dunque che si possa anche semplicemente non andare a votare o consiglia per dovere civico di farlo comunque anche se si vogliono esprimere dei No?
Come la storia politica italiana insegna, i referendum, avendo il quorum quale elemento essenziale, hanno sempre affrontato il dualismo tra partecipazione e astensione ancor prima della semplice vittoria tra i Sì e i No, tenuto conto che, come detto prima, l’affluenza è determinante ai fini della validità della tornata referendaria. In questo caso, essendo il voto un diritto e non un obbligo, l’astensione rientra tra le legittime opzioni di cittadinanza attiva.
Cosa non la convince del quesito sulla cittadinanza?
Il quesito è stato purtroppo usato per portare avanti una battaglia ideologica e i primi a fare le spese sono gli immigrati che talvolta vengono scaraventati come attori protagonisti in dibattiti da talk-show di cui si farebbe volentieri a meno. A mio modesto parere, non si aiuta ad approfondire un tema complesso quale è la ricerca del giusto equilibro tra diritti dell’immigrato e tempi per ottenere la cittadinanza. Non esiste una formula magica da cui far saltar fuori il numero perfetto, ma di certo utilizzare slogan e semplificazioni per dirimere tale questione è una strada sbagliata, così come lo è optare per il dimezzamento a 5 anni, un intervento fortemente radicale che manderebbe in tilt il sistema sotto più punti di vista.Intervis
Cosa non la convince dei quesiti che riguardano il mondo del lavoro?
Sembra di essere tornati alle battaglie classiste. Ci sono di sicuro degli elementi da approfondire, visto che il Job Act non è il Vangelo, ma non si migliora di certo il mondo del lavoro partendo, e lo dico nemmeno troppo sarcasticamente, dalla prospettiva della lotta proletaria contro i padroni.
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