L’intervista. Capoterra: Francesca, salvata dall’elisoccorso per miracolo. Incinta al nono mese è rimasta intrappolata a casa

"Ora stiamo bene e siamo stati molto fortunati! Ma abbiamo avuto davvero tanta tanta paura". Intervistata da Vistanet parla, dall'ospedale Brotzu di Cagliari, Francesca Bruno Manca, la 35enne incinta al nono mese rimasta intrappolata nella sua casa di Capoterra per la furia dell'acqua. Grazie all'elisoccorso ora è al sicuro e aspetta che, a brevissimo, nasca il suo bambino
Articolo di Laila Di Naro.
Sta per partorire. E’ questioni di giorni. Ma Francesca avant’ieri ha rischiato di morire insieme al pargolo che porta in pancia da 9 mesi. Colpa dell’alluvione che ha sommerso Capoterra e mezzo Sud Sardegna. Perché Francesca Bruno Manca, classe ’83, mercoledì scorso si trovava proprio a Capoterra, a casa sua, “il posto più protetto e sicuro”, così lei lo definisce, quello stesso che la stava ingoiando a causa dell’acqua che entrava dentro con una rapidità spaventosa. Mentre saliva il livello, saliva anche la paura e “cercavo di uscire senza riuscirci, ero bloccata” , mi ha raccontato al telefono dal Brotzu, dove attualmente è ricoverata per accertamenti.
Francesca è salva per miracolo e ringrazia la mamma Pina e le sorelle Manuela, Daniela, Enrica che immediatamente hanno chiamato l’elisoccorso per portarla in ospedale. E’ triste e avvilita: “vedere come in un attimo puoi perdere tutto, la mia casa che è sotto l’acqua, mi viene da piangere, tanti sacrifici persi così, non è giusto” continua a dire. E poi racconta sconfortata: “Ero sola fino alle 11, ho riposato perché sono a termine, il mio principe sta per nascere. Pioveva ma sembrava nella normalità, poi mia madre ha deciso insieme alle mie sorelle di mettersi in strada per raggiungermi e portarmi a Cagliari. Ci siamo messe in macchina, abbiamo provato tutte le uscite ma nulla. L’unica era la strada di Teulada che non avrei comunque percorso. In tutti gli svincoli abbiamo chiesto soccorso per farmi arrivare a Cagliari visto il mio stato, ma nulla… non si prendevano responsabilità giustamente perché le strade erano già pericolose. Quindi abbiamo deciso di rientrare a casa mia e aspettare. Questo alle 13:30 circa. Pioveva forte.
Dopo circa 45 minuti sentiamo un rumore terribile di acqua arrivare dal piano interrato, dove c’era il mio salotto e una piccola cantina con valigie, attrezzi, le mie valigie di lavoro (Francesca è una make-up artist, ndr). L’acqua stava entrando dalla finestra. Così iniziano le urla, l’agitazione ci assale, abbiamo spostato il passeggino acquistato qualche giorno fa che stava proprio sotto la finestra. Volevamo tirar fuori tutto ma in 5 minuti l’acqua ha sfondato uno degli infissi. Sento ancora le nostre urla, lo spavento di morire travolte dall’acqua era tanta. Ho pianto molto…. ho avuto paura di rimanere bloccata lì. La casa è su tre livelli e avrei potuto aspettare i soccorsi su, ma quali se le ambulanze non potevano passare e le strade erano chiuse? Allora ho iniziato a spostare la roba del piano terra verso il primo piano, la camera di mia figlia sta proprio lì. Se l’acqua avesse superato gli ultimi due gradini sarebbe arrivata fin lassù. Mia madre pregava e mi pregava di stare calma. Ma come fai a stare calma, quando ti rendi conto che l’acqua, il fango ti sta portando via una parte di te, della tua famiglia? Come fai? Una vita, ricordi, sacrifici, in quel momento hai perso tutto e hai anche paura di morire.
I miei familiari hanno pensato a salvare me e insistere per far arrivare l’elicottero. E’ arrivato, non volevo però lasciarle lì ma dovevo farlo e il cuore mi si stringeva. I soccorritori sono stati fantastici, persone meravigliose, sensibili che mi hanno accompagnato come fossi una sorella. Sono arrivata al Brotzu dove mi hanno seguito per tutta la gravidanza. Già lo sapevo, ma ho trovato persone che mi hanno accolto con sensibilità e dolcezza, ero agitata e spaventata. In ospedale c’era già ad aspettarmi l’altra metà della mia famiglia, i miei suoceri, mio padre, mio fratello e sorella più piccola con cognati. Mentre mio marito arrivava di corsa da Arbatax dove lavora. Le mie ragazze erano a scuola. Mia mamma e le mie sorelle sono arrivate dopo circa un’ora, si sono messe in viaggio facendo la strada di Teulada che in quel momento era l’unica aperta.
Ho pianto moltissimo, perché ho vissuto la paura. Ho capito che poteva andare peggio, potevo essere sola, potevo avere già il bimbo tra le braccia. Invece sono qui che sto raccontando l’accaduto. Il mio pensiero ora è aspettare Samuele con serenità anche se non posso rientrare a casa mia per ora. Oggi la protezione civile non ha lasciato un attimo mio marito per aiutarlo a tirar fuori tutto, insieme a mio padre e mio fratello. Ho una famiglia bellissima che ci aiuterà a riprenderci, pian piano riprenderò anche il mio lavoro…spero! Sono viva, sto bene, stiamo bene, questo conta e il resto si ricompra. Sarà una rinascita. Un pensiero speciale a quelle ragazze, le figlie di Tamara Macario, rimaste senza la propria mamma…mi vengono i brividi, un dolore davvero atroce”.
Ma l’amore e il legame che Francesca nutre per la sua famiglia ha superato il peggio. La tragedia. Francesca oggi è salva, ma ha rischiato di morire e lasciare le sue due figlie e il suo “principe” che porta in grembo con tanto amore che sta per essere messo alla luce. E’ questione di ore. Grazie Francesca per la tua disponibilità, ci hai risposto dall’ospedale con tanta pazienza, noi da Vistanet ti auguriamo tutto quello che ti meriti, il meglio. E un abbraccio in particolare al piccolo principe che sta per arrivare.

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