Dopo S’Incontru, il locale di viale Trieste a Cagliari che ha offerto ospitalità a chi si è trovato improvvisamente in balia del maltempo e della chiusura delle strade, stanno arrivando in queste ore tante offerte di ospitalità da parte di privati cittadini e di altri locali nei comuni limitrofi fra Capoterra e Cagliari o addirittura ben più lontano ma comunque sul percorso alternativo suggerito per raggiungere questi due centri.

Sulle pagine Facebook, si moltiplicano con il passare delle ore le offerte di ospitalità. Una di queste è stata pubblicata dal proprietario di una pizzeria a Nuxis, lo chef Manuele Fanunza che offre ristoro a chi, passando da lì per fare rientro a Capoterra o Cagliari, avesse bisogno di una sosta per poi proseguire il viaggio.

Secondo la tradizione sarda ( ma non solo) il pane messo al contrario sul tavolo da imbandire è portatore di disgrazia e comunica mancanza di rispetto nei confronti degli altri commensali. Sicuramente i vostri nonni, almeno una volta, vi avranno sgridati nel vedervelo fare, ma forse non vi hanno mai spiegato il perchè tenevano al fatto che il pane venisse messo in tavola nel verso giusto.

Le spiegazioni sono varie e affondano le radici nell’antichità.

La prima, quella che tutti probabilmente conoscono, è legata alla religione. Il pane da sempre simboleggia il corpo di Cristo e chiaramente non è cosa bella e gradita che lo si presenti capovolto.

Ma esiste un’altra spiegazione, storica, che affonda le radici nel Medio Evo e che dalla Francia, di bocca in bocca, potrebbe essere arrivata in Italia e poi in Sardegna.  Nel Quattrocento, infatti, quando purtroppo era molto in voga la pena di morte, i fornai del regno avevano una sorta di “codice” tra loro.

Il pane è sempre stato visto, come dicevamo, alla stregua di un alimento sacro e quando i fornai erano costretti a venderlo ai boia che tanto disprezzavano, lo facevano preparandolo di bassissima qualità e porgendolo capovolto agli aguzzini. Si dice che fu per questo che il monarca Carlo VII escogitò la soluzione di far lavorare i boia incappucciati, così da non essere riconosciuti.