Piazza Costituzione: riaperta oggi la rotatoria. Ma i lavori non sono conclusi

La rotatoria di piazza Costituzione è stata riaperta oggi in via provvisoria. Gli interventi continueranno dopo la pausa di Ferragosto
Gli interventi continueranno dopo la pausa di Ferragosto con la realizzazione dell’isola centrale, il montaggio del palo per la nuova illuminazione al centro della rotatoria e la riqualificazione dei marciapiede nel tratto di viale Regina Elena sotto il Bastione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lo sapevate? Che cosa significa l’espressione sarda “Conch’e bànnia”?

L’espressione sarda “Conch’e bànnia” è uno di quei piccoli capolavori linguistici che racchiudono in sé tutta l’ironia affilata e bonaria della lingua sarda, in particolare quella del Campidano, di Cagliari e del Sud dell’isola, dove il sarcasmo è spesso condito quanto un piatto di malloreddus. Andiamo a scoprire che cosa significa.
Lo sapevate? Che cosa significa l’espressione sarda “Conch’e bànnia”?
L’espressione sarda “Conch’e bànnia” è uno di quei piccoli capolavori linguistici che racchiudono in sé tutta l’ironia affilata e bonaria della lingua sarda, in particolare quella del Campidano, di Cagliari e del Sud dell’isola, dove il sarcasmo è spesso condito quanto un piatto di malloreddus. Andiamo a scoprire che cosa significa.
Il sardo ha la straordinaria capacità di raccontare intere situazioni con una sola parola o con un modo di dire tagliente e pittoresco, e questa espressione ne è un esempio perfetto. Ma cosa significa davvero “Conch’e bànnia”? E soprattutto, cosa c’entra la salsa con le persone?
Ebbene, partiamo proprio da lei, la protagonista del detto: la bànnia. Nel sardo campidanese, questo termine indica la salsa, il sugo, l’intingolo rosso fuoco che accompagna la pasta e profuma tutta la cucina. Un simbolo culinario, ma anche cromatico: la bànnia è rossa, punto. E da qui scatta il collegamento (geniale e un po’ impietoso): “Conch’e bànnia” – letteralmente “testa di salsa” – è l’appellativo riservato a chi sfoggia una chioma rosso acceso, i fulvi, i pel di carota, insomma, quelli con la testa color sugo.
È un modo di dire tipicamente sardo, che unisce l’arte dell’osservazione con quella della presa in giro leggera, quella che fa sorridere chi la dice, e forse un po’ meno chi se la sente dire, specialmente se è un adolescente rosso fuoco alle prese con l’autoironia ancora in fase di sviluppo. Ma tant’è: in Sardegna, se hai i capelli rossi, rischi seriamente di sentirti chiamare “Conch’e bànnia” almeno una volta nella vita, magari da un nonno con la sigaretta accesa o da un amico troppo sincero.
Un’espressione semplice, sì, ma densa di colore, sapore e spirito. Ironica, affettuosa, un po’ pungente – proprio come il sugo della domenica se ci si dimentica lo zucchero.

© RIPRODUZIONE RISERVATA