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Folklore, magia e tradizione: le oscure maledizioni di Lollove, ancora oggi sono la causa dello spopolamento?

All’intero della Sardegna, nei pressi di Nuoro, è custodito un piccolo borgo medievale: Lollove. Tra le casette che sorgono sulle colline e le strade acciottolate, visitandola non si potrà che sentirsi immersi in un’ atmosfera suggestiva. Il silenzio e i suoni della natura sono un’altra caratteristica peculiare del borgo che, durante l’anno, fatta eccezione per alcune manifestazioni come Autunno in Barbagia, ospita meno di trenta abitanti.

Lollove, infatti, fa parte di uno di quei centri sardi vittime dello spopolamento: circa a metà del 1800, dopo che il borgo divenne una frazione di Nuoro, venne colpito da un’epidemia di vaiolo e successivamente da una brutta carestia. Tutt’oggi sembra destinato a: «No as a crescher nen parescher mai», cioè a non crescere né a morire mai, e, secondo alcuni che conoscono le antiche leggende, sarebbe colpa di terribili maledizioni scagliate contro il centro per punire aspramente i suoi abitanti.

Lollove: il villaggio era collegato al monastero di Santa Maria o Nostra Signora d’Itria de Gortobe, nella foto i ruderi della chiesa d’Itria.

La maledizione delle suore 

Tra le storie più famose che riguarda Lollove e la sua triste sorte, vi è sicuramente quella riguardante la maledizione lanciata dalle suore.

La leggenda narra che, in passato, quando il piccolo borgo era un villaggio ricco e con tanti abitanti, presso un monastero, oggi divenuto abitazione privata, vivevano delle suore che, destando scandalo in tutto il paese, intrattenevano relazioni con alcuni pastori del luogo. Esistono storie secondo le quali i pastori non erano proprio di Lollove, ma di un paese più a nord chiamato Selene che non esiste più. Altre versioni, invece, ritengono che Selene fu proprio il paese che diede origine a Lollove. Ad ogni modo, la punizione delle suore per esser venute meno ai loro voti di castità fu durissima: lasciare immediatamente il villaggio.

Amareggiate, le sorelle se ne andarono, ma non prima che una di loro ebbe puntato il suo dito contro Lollove, scagliando il terribile anatema: «Lollove as a esser chei s’abba è su mare: no as a crescher nen parescher mai! » oppure anche nella variante: «Lollobe as a esser chei s’abba ’e su mare: no as a crèschere, ne apparèschere mai! ». Due versioni, ma uno stesso truce significato: «Lollove sarai come l’acqua del mare, non crescerai e non morirai mai! ».

La maledizione di Santa Maria 

Meno conosciuta, ma altrettanto spaventosa e severa, la maledizione di Santa Maria. Le vicende narrate ebbero luogo in un passato più remoto, prima ancora delle suore e del tradimento dei loro voti.

Lollove era abita da persone volonterose che non smettevano mai di lavorare: coltivavano in tutto il territorio cereali come l’orzo e il grano e, di anno in anno, il raccolto andava così bene che nei granai era impossibile contenerlo tutto quanto.

Giunse un giorno in cui, Santa Maria in persona decise di visitare il paese per mettere alla prova la generosità dei suoi abitanti: data la grande ricchezza si aspettava che questi fossero ben disposti a condividere. Così, assunte le sembianze di una povera mendicante affamata, la donna si recò di casa in casa chiedendo del cibo. Per ben tre volte a Santa Maria venne negato un pezzo di pane, non solo, ma gli abitanti l’ apostrofarono con cattive parole.

La Santa andò via, verso le campagne, ma, mentre si incamminava pronunciò la maledizione: «Lollove, Lolloveddu, mancu ti morjas semper minoreddu!», destinando il villaggio a rimanere per sempre piccolo, senza crescere mai.

Lollove oggi 

Oggi, del piccolo borgo medievale, rimangono alcune abitazioni e diversi ruderi di una bellezza singolare, capaci quasi di trasportare i visitatori indietro nel tempo. Nella frazione non ci sono scuole, negozi, servizi postali o ospedali. Esiste un autobus per collegare il borgo al centro e una chiesa. È un peccato vedere lo svuotamento di un luogo così suggestivo e caratteristico, non si potrà mai sapere se la colpa sia davvero da imputare alle maledizioni, ma riguardo a queste ultime vi è una certezza: come in ogni storia che si rispetti, possono sempre essere spezzate.

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