«Ci dispiace comunicarvi che il presidente Giulini è stato bloccato da un attacco febbrile e purtroppo questa sera non sarà presente alla Sardegna Arena. La conferenza stampa in programma alle 19.30 verrà comunque tenuta dal Direttore sportivo Marcello Carli». Con questa nota il cagliari Calcio ha comunicato che il presidente Tommaso Giulini sarà sostituito dal direttore sportivo Marcello Carli nella conferenza stampa di fine stagione.

Un appuntamento molto atteso dagli addetti ai lavori, non solo perché si farà il punto sulla stagione appena conclusa, ma anche e soprattutto perché sarebbe stata l’occasione per chiedere al presidente lumi sul futuro del Cagliari e su quello del tecnico Diego Lopez. A questo punto i giornalisti le informazioni le chiederanno al direttore sportivo. E sarà lui probabilmente a dover prendere gran parte delle decisioni più importanti.

L’appuntamento di oggi – al netto del sopraggiunto malanno del presidente – suona un po’ come un’investitura ufficiale per l’ex ds dell’Empoli, anche perché fa il paio con la famosa conferenza sfuriata che ha seguito la disfatta contro la Sampdoria. Se Giulini avesse preferito metterci la faccia è lecito pensare che probabilmente avrebbe rinviato la conferenza stampa anziché farsi sostituire. Ai posteri, o meglio, ai cronisti che prenderanno parte alla conferenza questa sera, l'”ardua sentenza”.

All’ospedale Oncologico “Businco” di Cagliari, tra i corridoi silenziosi e le attese sospese, accade qualcosa di straordinario. Le note di un pianoforte si diffondono delicate nell’atrio, trasformandolo in un luogo più umano, più caldo. A suonarle è Gianni Vodret, 88 anni, un uomo d’altri tempi, distinto, sorridente, con lo sguardo gentile e le mani che raccontano una vita intera intrecciata con la musica.

Foto di Emanuele Sibiriu

Gianni, ex bancario con una passione incrollabile per il pianoforte, ha scelto – semplicemente – di donare il suo talento, come forma di volontariato. Suona per chi lotta contro un tumore, per chi aspetta un esito, per chi entra con il cuore carico di paura o dolore. Suona per chiunque si trovi lì, in quell’ora preziosa tra le 10 e le 11 del mattino, perché – come dice lui stesso – «fa bene».

È un gesto che non ha prezzo, né bisogno di applausi. “Perché lo faccio? Perché fa bene agli altri e fa bene anche a me,” raccontò qualche tempo fa e con umiltà durante un’intervista. “A volte chi ascolta si commuove. E mi commuovo anche io.” In quelle melodie raffinate, in quella scaletta che profuma di ricordi e delicatezza, c’è un modo di essere vicini senza parole. Di toccare l’anima, anche solo per un attimo. La sua musica scioglie i pensieri, porta leggerezza in un luogo dove si combatte spesso in silenzio. È una carezza invisibile, un abbraccio offerto con le dita sui tasti. Ogni nota è un dono. Un frammento di bellezza che resiste al dolore.

Gianni Vodret non è una leggenda, ma la sua storia sì: è la storia vera di un uomo che ha scelto di restare umano. Di coltivare un patrimonio prezioso – la musica, l’arte, la condivisione – e di tenerlo vivo dove serve di più. E così, senza saperlo, ogni volta salva un pezzetto di ognuno di noi.