“Il mio mestiere è vivere la vita”: Mogol racconta, davanti a un Teatro Massimo tutto esaurito, il suo incontro con Battisti

Giulio Rapetti in arte Mogol ha raccontato la sua vita e il suo incontro con il cantante laziale, incontrato per la prima volta nel 1965. «Ciò che mi colpì fu la sua umiltà. Gli dissi che le sue canzoni non mi piacevano e lui rispose “Hai ragione”. Da quel momento ci mettemmo a lavoro e cominciammo a comporre testi e musiche, e per 15 anni non siamo mai usciti dalle teste delle classifiche».
Ne hanno scritto tante di canzoni, insieme. Le hanno scritte, le hanno suonate, le hanno incise, le hanno prodotte. Hanno scritto la colonna sonora di tre differenti generazioni. Parlare di Lucio Battisti e Mogol è apparentemente semplice, perché da dire c’è davvero tanto. Ma qualsiasi aggettivo o qualsiasi paragone potrebbe sembrare inappropriato, indelicato e fuori luogo. Uno ha scritto la storia della musica italiana, l’altro l’ha suonata e cantata. Forse tutto questo dovrebbe bastare, per poter descrivere la loro grandezza. E invece no, ci ritroviamo sempre a parlare di tutte le canzoni più famose, come se ognuna di loro rappresentasse una piccola parte della nostra vita. Come se ne avessero volute scrivere tante per poter racchiudere in ogni strofa, una piccola parte della vita di ognuno di noi. Per poterci accontentare tutti. Per poter accontentare “Una donna per amico”, per far sì che anche una prostituta possa trovar manforte mentre ascolta “Anche per te”, per permettere a un latin lover di non vergognarsi ad amare soltanto una ragazza sebbene possa averne dieci, per portare ai più nostalgici un sorriso sulle labbra celato da una piccola lacrima, quando ancor oggi ricordano la spensieratezza di ciò che era la loro gioventù, fatta di amicizie, di un falò sulla spiaggia, di un’avventura.
Battisti-Mogol è probabilmente il binomio più forte della musica italiana di tutti i tempi, Battisti-Mogol è poesia mista a pop, poesia mista a rock psichedelico, Battisti-Mogol è stata innovazione 50 anni fa ed è innovazione ancora oggi. Lucio non c’è più, il 9 settembre 1998 una lunga malattia se l’è portato via con sé, lasciando a noi soltanto il suo ricordo e tutto il suo repertorio. Ma forse, più di tutti, chi lo rimpiange è il suo compagno di giochi preferito, un uomo che non solo con Lucio ha fatto la storia dei testi della musica Italiana. Un uomo che ama definirsi autore anziché paroliere. Giulio Rapetti, appunto in arte Mogol, che ieri ha deciso, in compagnia della tribute band ufficiale di Battisti, “Pensieri e parole”, di raccontare a tutti i presenti del teatro Massimo di Cagliari come questo mito è sorto, senza ancor sapere che non sarebbe tramontato mai.
Lo show si apre con due canzoni, due poesie, due capolavori. con Gabriele Pancotto alla voce, i “pensieri e parole” offrono alla platea “Anche per te” e “29 Settembre” entrambe suonate in chiave rock, prima dell’ingresso in scena di Mogol, che dispensa subito chicche degne di nota, molto spesso alzandosi direttamente in piedi per parlare al pubblico «Adriano Pappalardo aveva messo in giro la voce che la canzone “Anche per te” fosse un mio autobiografico. La gente ci ha creduto e per anni si è convinta che la verità fosse questa, ma in realtà non è così, anche perché se fosse vera starebbe a significare che a prostitute ci andassi io» Mogol comincia a prendere piano piano confidenze con la platea, e intervistato da Giacomo Serreli, si lancia a capofitto nel racconto di alcuni divertenti aneddoti, come ad esempio il famosissimo viaggio a cavallo da Milano a Roma, sempre con il suo inseparabile Lucio. «Ricordo che per me fu un’impresa soltanto imparare ad andare a cavallo. Cadevo continuamento, arrivai a contare 28 cadute nello stesso giorno. Avevo un cavallo molto bello e molto veloce, che ogni tanto però faceva il pigro e restava fermo. Quando anche Lucio imparò ad andare a cavallo, gli proposi questa follia. Il custode del maneggio, una volta sentita la bizzarra idea che m’era venuta in mente, si offrì di venire ogni notte durante il nostro riposo a medicare i cavalli, a rifocillarli e ad accudirli, per poi ripartire la mattina presto e ritornare nuovamente la notte successiva. Mantenne la promessa e fece così per 23 giorni, tutta la durata del nostro viaggio. Una volta arrivati a Roma fu lui a scattare la celebre fotografia, per poi caricare i cavalli nel van e, sfinito, tornarsene a Milano».
Lo show intanto procede, i “pensieri e parole” esibiscono alcuni pezzi storici che cominciano a scaldare la platea ma anche lo stesso Mogol, il quale gradisce il genere utilizzato dal giovane gruppo. C’è anche il tempo per un piccolo ricordo di un altro indimenticato cantante, voce della nostra Sardegna della quale ha sempre onorato il nome, Andrea Parodi. Mogol racconta di una loro giornata a Porto Rotondo, quando Andrea si buttò in mare e dopo tre minuti di apnea tornò con una gigantesca cernia, lasciando di stucco Mogol e tutta la compagnia presente. Fu proprio con Mogol che con Andrea scrisse l’ever green “Deo ti gheria Maria”, interpretata ancora una volta da Gabriele Pancotto e la sua band, ma impreziosita dal suono di launeddas e organetto. Mogol ha ancora tempo per parlare di sé e del grande dono che la vita gli ha fatto «Sinceramente non ho mai capito perché questa fortuna è arrivata proprio a me. Posso dire di aver avuto una vita di successi, mi sento privilegiato per questo. Molte volte le persone passano la propria vita a pensare che un giorno moriranno. Tutti temono questo momento e vivono nel terrore. Io a 82 anni posso dire di non aver paura di cosa ci sarà dopo la vita. Nessuno di noi può saperlo.. in ogni caso, lo scopriremo solo morendo!»
Una serata bellissima che ha trovato nel poeta Mogol il suo principale protagonista. Un’ora e trenta minuti di viaggio nel passato con delle canzoni che sono diventate delle autentiche colonne sonore. Per chi è stato loro contemporaneo, per chi invece è dovuto andare e scavare in epoche mai vissute per poterli conoscere, il duo Battisti-Mogol ha regalato e continua tutt’ora a regalare Emozioni, perché insieme hanno percorso davvero una straordinaria avventura, e da come ce ne ha parlato Mogol, siamo tutti quanti sicuri vivrà quanto il mondo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA