Spagna. Stupro di gruppo: anche le suore di San Sebastian si schierano contro la sentenza dei giudici

La vittima, una diciottenne era stata aggredita in occasione della celebre festa dei tori a Pamplona nel 2016 e i suoi aggressori erano stati individuati e arrestati poco dopo.
Sta facendo discutere la sentenza dei giudici sullo stupro di gruppo avvenuto alla festa di San Femin a Pamplona nel 2016 ai danni di una diciottenne. Secondo i giudici, i 5 giovani che si erano resi responsabili dello stupro sarebbero colpevoli del reato di abuso sessuale e non di aggressione sessuale; per loro l’accusa aveva chiesto una condanna a 20 anni di carcere, scesi a 9 con la condanna definitiva.
Immediata l’indignazione popolare per una sentenza che ha accolto in parte gli argomenti di difesa dei 5 aggressori, i quali hanno sempre sostenuto che la ragazza fosse consenziente e che non avesse reagito né lottato per difendersi mentre ne abusavano nell’androne di un palazzo, filmando la scena con un telefonino. La stessa ragazza che poi era stata ritrovata per strada dalla Polizia e in stato di shock.
Ma tanta è in queste ore l’indignazione in Spagna – in migliaia sono scesi in piazza per protestare contro la sentenza e su Twitter migliaia stanno condividendo la propria esperienza di abusi con l’hashtag #cuentalo (raccontalo, ndr) – che anche le suore carmelitane di Hondarribia, nella diocesi di San Sebastian, sono intervenute a sostegno della giovane e le hanno espresso la loro solidarietà via Facebook: «Noi viviamo in clausura, portiamo un abito quasi fino alle caviglie, non usciamo di notte (se non per emergenze), non andiamo a feste, non assumiamo alcolici e abbiamo fatto voto di castità. Questa è una scelta che non ci rende migliori né peggiori di chiunque altro, anche se paradossalmente ci renderà più libere e felici di altri. E perché è una scelta libera, difenderemo con tutti i mezzi a nostra disposizione (questo è uno) il diritto di tutte le donne a fare liberamente il contrario senza che vengano giudicate, violentate, intimidite, uccise o umiliate per questo. Sorella, io ti credo».

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