La notizia sta scatenando l’indignazione di tutte le associazioni animaliste: la gara per la custodia dei cani del territorio di Selargius è stata vinta dal canile Europa di Olbia. Secondo il Movimento Animalista Sardegna, tra le altre cose, la decisione viola anche la legge Nazionale e regionale che stabilisce che la distanza massima del canile di riferimento per un territorio sia di 50 chilometri. stabiliti dalla legge Nazionale e Regionale. Ecco la lettera aperta di Anna Rita Salaris, responsabile del Movimento Animalista Sardegna.

“Cari Selargini il nostro Comune ha fatto sì che la gara per la custodia dei cani del territorio andasse al Canile Europa di Olbia; ora quindi state attenti a far uscire i vostri cani perchè verranno accalappiati e portati a soli 280 km di distanza. Quanti di voi sono disposti a fare 560 km (A/R)? Ad usare un pieno di gasolio e/o benzina per il viaggio e la fatica stessa? A pagare il verbale? Siete contenti di questa scelta fatta al ribasso e non tenendo conto dei 50 km di distanza max dal Comune, stabiliti dalla legge Nazionale e Regionale e di tutte le notizie riportate, da me personalmente, come responsabile per la Sardegna del Movimento Animalista, al Sindaco ed al Comandante della Polizia Municipale, riguardo il canile Europa?

Neppure la diffida fatta da noi, Movimento Animalista a tutti i Comuni convenzionati, (poichè all’Europa, non c’è possibilità di entrare in canile e di vedere i cani e quindi di adottarli, non esiste una pagina Facebook, nel sito non c’è traccia di cani da adottare, gli orari di apertura non sono rispettati e non dimentichiamo che per suonare dobbiamo portare tromboni e sax perchè al canile Europa non c’è campanello) ha fatto riflettere il nostro Sindaco.

Noi siamo pronti a presentare con effetto immediato un esposto alla Corte dei Conti perchè i cani che purtroppo andranno li, vi resteranno a vita. I soldi sono pubblici ed avendo un canile in territorio di Selargius non si capisce per quale motivo si possa aver accettato un’offerta al ribasso, già “revocata” dalla Circolare Ministeriale 5 del 14 maggio 2001 che delegittima tutte le gare fatte al ribasso, a discapito del benessere animale. Un’ultima domanda: chi soccorrerà i cani feriti a Selargius? L’elicottero del Canile Europa?”.

La Conferenza episcopale sarda esprime «profonda preoccupazione» dopo l’approvazione, da parte del Consiglio regionale della Sardegna, della legge che regola tempi e procedure per l’assistenza sanitaria al suicidio medicalmente assistito, in attuazione della sentenza della Corte costituzionale del 2019.

«Abbiamo appreso con dolore e apprensione il voto del Consiglio regionale – dichiarano i Vescovi –. Riteniamo che non sia accettabile aiutare un malato a morire, perché la vita va sempre difesa, in ogni sua condizione».

La posizione dei pastori della Chiesa sarda non si colloca sul piano della contrapposizione politica, ma su quello della dignità della persona. «Il tema della difesa della vita – sottolineano – non può diventare occasione di strumentalizzazioni elettorali o di divisioni ideologiche. È invece necessario un approfondimento serio, rispettoso e convincente, che riconosca il valore inalienabile di ogni essere umano».

I Vescovi richiamano anche il recente comunicato della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana del 19 febbraio 2025, condividendone pienamente le parole: «Auspichiamo che, nell’attuale quadro giuridico e normativo, si possa giungere a interventi che tutelino nel miglior modo possibile la vita, favoriscano l’accompagnamento e la cura nella malattia, e sostengano le famiglie nelle situazioni di sofferenza. È su questo che occorrerebbe concentrare gli sforzi».

Uno degli aspetti più urgenti riguarda proprio il contesto isolano. «Nella realtà sarda – affermano i presuli – appare ancor più necessario dare concreta attuazione al Piano di potenziamento della Rete regionale di cure palliative 2024, approvato lo scorso 5 settembre dalla Giunta regionale».

La Conferenza episcopale della Sardegna ribadisce inoltre: «La dignità della persona non viene meno con la malattia né quando si riduce l’efficienza fisica. Non parliamo di accanimento terapeutico, al quale siamo da sempre contrari, ma di non smarrire l’umanità di fronte alla fragilità».

Concludendo il loro intervento, i Vescovi affidano un appello alla società civile e alle istituzioni: «Il compito che ci sta davanti è custodire la vita, prendersi cura delle persone, sostenere le famiglie. È qui che si misura la civiltà di una comunità».