(FOTO) L'”Inferno” di eternit e rifiuti nel “Paradiso” naturalistico e storico di Villasimius
Il teatro di questo paesaggio desolato è la strada bianca, comunemente nota come “strada per Foxi”, che conduce alla spiaggia di Campus percorrendo Via delle Aquile a Villasimius.
di Francesca Pitzanti
Rifiuti abbandonati o addirittura lanciati sul canneto e sugli alberi che costeggiano il Riu Foxi. Bustoni neri colmi di ogni genere di spazzatura, bottiglie di plastica, lattine di birra, macerie e scarti edili, un forno da incasso e persino un cumulo di frammenti di eternit depositati sulla sponda del fiume e fra la vegetazione: questa è la situazione che si presenta davanti a turisti e residenti.
Il teatro di questo paesaggio desolato è la strada bianca, comunemente nota come “strada per Foxi”, che conduce alla spiaggia di Campus percorrendo Via delle Aquile a Villasimius. Una strada preda di incivili e furbetti convinti di potersi facilmente disfare della propria immondezza abbandonandola in un luogo che d’inverno letteralmente si spopola. Non solo ingombranti, ma anche rifiuti potenzialmente pericolosi.
Impossibile da smaltire come la normale spazzatura, le lastre di eternit danneggiate liberano delle polveri di amianto che sono responsabili di gravissime patologie polmonari e, se non smaltite correttamente, possono dar luogo ad una contaminazione ambientale. Nel corso degli anni sono stati installati dei cestini raccoglirifiuti (che comprendevano anche la raccolta differenziata) che neanche d’estate hanno mai risolto veramente il problema della sporcizia sia nell’area dei parcheggi che lungo la strada.
«Mai tanta maleducazione come quest’anno – racconta un abitante della zona – ho acquistato casa qui per vivere a contatto con la bellezza della natura e guardi: c’è un forno da incasso buttato fra i cespugli, eternit sulla sponda e bustoni pieni di pattume gettati dentro il letto del fiume!». Il Riu Foxi infatti, che quest’inverno non ha trovato sbocco verso il mare, con piogge molto intense tende a straripare allagando la strada bianca e la sponda opposta dove sono presenti i giardini di alcune case di campagna. Facile dunque dedurre il grado di inquinamento e il conseguente “effetto tappo” provocato dall’immondizia buttata proprio nell’alveo del fiume.
GLI SCAVI ARCHEOLOGICI DI IS CUCCUREDDUS
Ma non è solo quel tratto a trovarsi in uno stato di abbandono e di indifferenza. Infatti, muovendosi verso le colline, la situazione non cambia: la strada che porta alla sommità del monte è costituita da mucchi stratificati e indistinti di macerie buttate le une sulle altre.
Una volta arrivati in cima, ci si trova davanti ad un panorama mozzafiato e agli antichi resti di quello che secoli fa era un importante snodo commerciale fenicio. In quest’area, dal 10 al 26 ottobre 2017, si è svolta la prima fase delle nuove indagini archeologiche nella collina di Is Cuccureddus. A guidare l’impresa dopo quasi trent’anni di abbandono e incuria, il ricercatore e docente di Archeologia fenicio-punica dell’Università di Sassari Michele Guirguis che ha supervisionato gli scavi. In totale sono stati riportati alla luce alcuni resti di anfore e vasellame, diverse monete romane, un muro di contenimento e una nuova planimetria del santuario che dal VII secolo a.C. si protende fra le spiagge di Campus e di Is Cuccureddus.
Conclusa la campagna di scavi, le rovine sono state coperte da teloni di TNT come protezione dagli agenti atmosferici e l’intero perimetro del sito è stato chiuso e recintato per evitare incursioni da parte di curiosi e “tombaroli”. Tuttavia, ad oggi il punto d’accesso nella recinzione risulta divelto e adagiato al suolo permettendo l’ingresso di chiunque (animali inclusi). Superfluo anche il cartello di divieto posto nella rete ormai piegata da chissà quanto tempo. Eppure, l’intera zona dovrebbe far parte di quel percorso storico-naturistico che caratterizza e genera il turismo sostenibile a cui il comune di Villasimius tanto aspira.

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