Assemini: autovelox nelle vie del centro abitato. Ecco dove saranno posizionati
				Strade più sicure ad Assemini. Nei prossimi giorni verranno messi in funzione gli autovelox nel centro abitato. Il sindaco Mario Puddu rende note le prime vie interessate
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Il sindaco Mario Puddu rende noto che nei prossimi giorni in paese verranno installati gli autovelox. Ecco il post del primo cittadino di Assemini sul suo profilo Facebook.
“Strade più sicure ad Assemini. Nei prossimi giorni verranno messi in funzione gli autovelox nel centro abitato. Oltre a questo box in corso Asia, ne verrà installato uno via Coghe e un altro in corso Africa. E stiamo procedendo all’acquisto di altri.
Come norma richiede pubblicheremo (nei quotidiani principali e nel sito internet del Comune) le vie presso cui verrà installato l’autovelox. Ribadisco che il nostro obiettivo è rendere le nostre strade più sicure e sensibilizzare gli utenti ad un guida più prudente.
Coloro che ritengono che si voglia far cassa, mi dicano come si comporterebbero con l’autista della macchina che poco fa ha sfrecciato ad oltre 120 km/h davanti ai nostri occhi e alla macchina dell’autovelox. Ma siamo certi che la maggior parte della popolazione comprende e accetta di buon grado questo nostro intervento”.
        
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Cagliari dice addio al Marina cafè Noir, si chiude un capitolo di cultura e libertà

Dopo ventitré anni di parole, musica, incontri e riflessioni condivise, il Marina Cafè Noir lascia Cagliari. Il festival, nato con l’intento di avvicinare la cultura a tutti, senza confini sociali o appartenenze, sospende le sue attività in città.
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Cagliari dice addio al Marina cafè Noir, si chiude un capitolo di cultura e libertà.
Dopo ventitré anni di parole, musica, incontri e riflessioni condivise, il Marina Cafè Noir lascia Cagliari. Il festival, nato con l’intento di avvicinare la cultura a tutti, senza confini sociali o appartenenze, sospende le sue attività in città.
Una decisione che segna la fine di un’epoca per la vita culturale dell’isola e apre una ferita profonda nel cuore di chi, in questi anni, ha trovato nel festival uno spazio di libertà e confronto. Nato all’inizio degli anni Duemila come progetto indipendente e inclusivo, il Marina Cafè Noir non è mai stato un semplice evento letterario. È stato un laboratorio urbano, un punto di incontro tra libri, teatro, musica e impegno civile. Ha occupato piazze e strade, trasformando angoli dimenticati della città in luoghi di partecipazione. Ogni edizione ha raccontato il mondo da prospettive diverse, intrecciando voci, generi e linguaggi. Gli organizzatori hanno sempre difeso l’idea di una cultura accessibile, capace di far dialogare realtà diverse, e nel tempo il festival è diventato un riferimento riconosciuto a livello nazionale, citato da riviste e guide come uno dei più originali d’Italia.
Negli anni, il Mcn ha saputo costruire una comunità viva e accogliente. Ha dato spazio a scrittori, artisti e pensatori italiani e internazionali, ma anche a chi, semplicemente, desiderava ascoltare e partecipare. Ha raccontato Cagliari fuori dai suoi confini, mostrando un volto aperto, creativo e contemporaneo della città. Tuttavia, dietro l’entusiasmo del pubblico e il prestigio conquistato, il rapporto con le istituzioni locali si è progressivamente incrinato. L’organizzazione ha denunciato un clima amministrativo sempre più complesso, fatto di ostacoli burocratici e di una percezione distorta del proprio ruolo. Sentirsi considerati un problema più che una risorsa, spiegano dall’associazione culturale Chourmo, ha reso insostenibile continuare a operare nello stesso contesto. Così è arrivata la decisione più difficile: sospendere le attività a Cagliari e cercare altrove nuovi spazi per far vivere il progetto. Il futuro del Marina Cafè Noir rimane aperto, come le storie che ha raccontato in questi ventitré anni. L’anima del festival continuerà a viaggiare, portando con sé la stessa energia, lo stesso desiderio di incontro e quella passione civile che lo hanno reso unico. Cagliari, invece, dovrà fare i conti con un’assenza che pesa, quella di un progetto che ha saputo parlare alla città e al mondo, ricordando a tutti che la cultura è prima di tutto un atto di libertà condivisa.
          
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