Sul web gira la foto di un TIR carico di agnelli diretto in Sardegna: è davvero sardo l’agnello che mangeremo a Pasqua?
Sul web gira una foto sospetta che sembra confermare l'allarme lanciato dal Consorzio di tutela dell'agnello di Sardegna IGP: “Quando acquistate carne d'agnello leggete bene l'etichetta”. La metà della carne d'agnello consumata a Pasqua sulla tavola degli italiani proviene dall'estero e i pastori sardi chiedono più controlli, il timore è che venga spacciato per IGP sardo, l'agnello prodotto in altri paesi e qualitativamente inferiore.
Sul web gira la foto di un TIR carico di agnelli diretto in Sardegna: è davvero sardo l’agnello che mangeremo a Pasqua?
Sul web gira una foto sospetta che sembra confermare l’allarme lanciato dal Consorzio di tutela dell’agnello di Sardegna IGP: “Quando acquistate carne d’agnello leggete bene l’etichetta”. La metà della carne d’agnello consumata a Pasqua sulla tavola degli italiani proviene dall’estero e i pastori sardi chiedono più controlli, il timore è che venga spacciato per IGP sardo, l’agnello prodotto in altri paesi e qualitativamente inferiore.
Qualche ora fa è stato condiviso sulla pagina Facebook “Pastori di Sardegna” un post del sindaco di Assemini Mario Puddu con la foto di un TIR che trasporta un carico di agnelli. Il post afferma che è stata scattata nella stiva di una nave della compagnia Grimaldi, partita da Livorno e diretta a Olbia, e che quello della foto è uno dei 4 TIR con targa rumena a bordo dell’imbarcazione. Solo ieri il Consorzio di tutela dell’agnello di Sardegna IGP, in una nota ufficiale, lanciava l’allarme: “Leggete attentamente l’etichetta perché la metà degli agnelli presenti sulle tavole degli italiani per le festività provengono dall’estero”. Nel periodo pasquale la richiesta di carne di agnello aumenta vertiginosamente in tutta Italia, a fronte di una domanda di 800mila agnelli, nel Paese se ne macella la metà, 410mila capi, il resto viene importato da Grecia e Romania. Il problema è che questa carne d’importazione potrebbe essere spacciata per sarda. La qualità di queste carni però non è garantita come quella proveniente dall’Isola e certificata IGP. Ovviamente le carni che girano in Sardegna vengono controllate dagli organi competenti, tuttavia su questo punto i pastori nutrono un certo scetticismo. Nenneddu Sanna capogruppo del Movimento Pastori di Orune si chiede: «Quella foto, arrivata al nostro gruppo deve far riflettere: perché trasportare fino a qui gli agnelli vivi? Se la carne è destinata al mercato sardo, perché non arriva già macellata?». Far arrivare il bestiame vivo, oltre all’inutile sofferenza per gli animali ha un costo più alto perché il trasporto di bestiame vivo è più complesso. Un ulteriore dubbio sorge se la carne dovesse essere destinata al mercato della Penisola: «A che pro far transitare dalla Sardegna agnelli vivi che poi devono essere venduti nei mercati di Milano o di Torino, se non quello di farli uscire macellati dai mattatoi sardi?». Sanna è un allevatore di agnelli certificati IGP allevati al pascolo estensivo che non conoscono le stalle, la qualità del latte di cui si nutrono e di conseguenza delle loro carni non è paragonabile a quella degli agnelli degli allevamenti intensivi. Quindi, senza voler accusare nessuno di dolo o mala fede, se gli agnelli sardi e quelli d’importazione escono dallo stesso mattatoio è facile che un consumatore poco attento, possa cadere nell’errore e acquistare carne rumena pensando che sia sarda. «Noi chiediamo controlli più severi, una tracciabilità chiara che renda evidente il più possibile ai consumatori quello che stanno comprando, li metta nella condizione di poter scegliere». Il rischio è quello di pagare allo stesso prezzo carni di qualità decisamente differenti e ad avvantaggiarsi non sarebbero certo i produttori sardi.
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