Ha senso parlare ancora di femminismo? Ecco cosa ne pensa l’ex Femen sarda Marianna Piras
Nel 2018 ha ancora senso parlare di femminismo? Ne parliamo con Marianna Piras che da ex Femen si è battuta per i diritti delle donne Spesso si tende ad affermare che il femminismo è superato e che posizioni femministe estreme
Nel 2018 ha ancora senso parlare di femminismo? Ne parliamo con Marianna Piras che da ex Femen si è battuta per i diritti delle donne
Spesso si tende ad affermare che il femminismo è superato e che posizioni femministe estreme come quelle di Femen attualmente siano eccessive e non necessarie. Ma la cronaca quotidiana e le inchieste dimostrano che il cammino verso il raggiungimento della parità e del rispetto è ancora lungo e non in paesi lontani, ma a casa nostra.
L’eclatante imboscata che Melodie, esponente francese del movimento Femen ha teso domenica scorsa a Silvio Berlusconi nel seggio elettorale, ha fatto nuovamente parlare del movimento femminista più estremo d’Europa. E in una giornata come quella odierna non si può fare a meno di rifletterci su. Il movimento nasce in Ucraina nel 2008, per protestare contro l’atteggiamento sessista del Paese nei confronti della figura femminile. L’obiettivo della fondatrice Anna Hutsol era quello di smuovere la coscienza delle donne ucraine, per fare in modo che il paese non venisse più associato al turismo sessuale.
Ciò che caratterizza il movimento e che ha consentito alle attiviste di essere conosciute in tutto il mondo, è il loro modo singolare di protestare: individuano un personaggio conosciuto che per atteggiamenti, scelte di vita o posizioni politiche incarna lo stereotipo del maschilista e lo avvicinano, spogliandosi e rimanendo a seno scoperto al suo cospetto. Togliersi gli indumenti durante le proteste serve affinché le persone possano vedere che le attiviste non hanno armi, eccetto i loro corpi e questo comportamento, in un mondo che appartiene agli uomini, costituisce l’unico mezzo per provocarli e catturare l’attenzione di tutti.
Col tempo il movimento si è allargato raccogliendo sostenitrici e attiviste da diverse parti d’Europa, in particolare a Parigi dove alcune delle attiviste più importanti si sono rifugiate per scampare al mandato di arresto in Ucraina. Oggi Femen non si occupa solo di tematiche femminili, ma si batte contro la violazione dei diritti umani.
La storia di Marianna Piras
Per qualche tempo anche Cagliari ha potuto vantare la presenza di alcune sostenitrici e di una coraggiosa attivista, Marianna Piras che ha sentito l’esigenza di schierarsi in prima persona. Avvicinatasi al movimento intorno al 2014 per seguire la vicenda di Amina, attivista Femen tunisina, che ebbe risonanza mondiale , decise di collaborare attivamente. In quel periodo nel nostro Paese, si stava mettendo in discussione la legge sull’aborto e Marianna decise di difenderla. Visto che in Italia le attiviste erano pochissime e organizzare logisticamente un’azione eclatante era difficile, su invito di Femen Marianna si organizzò autonomamente, decise di scattarsi delle foto in topless accanto ai monumenti di Roma. La sua azione ebbe un forte riscontro, ma anche tante critiche.
Col tempo però Marianna si è resa conto che questo tipo di protesta era talmente eclatante da distogliere l’attenzione dall’oggetto della contestazione. «Quando esce la notizia di un’azione di Femen si racconta l’evento, si trasmettono le immagini in continuazione, però alla fine, del problema per cui si protestava si parla poco o niente – spiega Marianna -. Chi mette in atto queste forme di protesta rischia pesanti conseguenze, non solo dal punto di vista legale ma anche sul lavoro, si rischia di essere radiati dall’albo professionale a cui si appartiene». Azioni di questo tipo devono far ottenere dei risultati altrimenti rimangono fini a se stesse , per questo a un certo punto Marianna ha deciso di abbandonare la militanza per Femen. Non ha però abbandonato le battaglie in difesa dei diritti delle donne che porta avanti a livello personale. «Non è necessario guardare fuori confine – dice con rammarico Marianna – in Italia ci sono ancora molte cose che non vanno, un esempio per tutti: la pillola anticoncezionale. La ministra Beatrice Lorenzin, avrebbe dovuto renderle da subito gratuite invece sono a pagamento e costano anche care».
Secondo Marianna il femminismo non ha esaurito il suo compito, però rivendica il diritto della donna a non mortificare la propria femminilità e conclude: «Ci sono ancora molte battaglie da portare avanti, ma prima di tutto occorre cambiare la nostra mentalità. Le donne hanno il diritto spogliarsi per protesta se vogliono e vanno rispettate, ogni donna deve avere il diritto di fare del proprio corpo ciò che vuole purché scelga liberamente. E se vuole vestirsi in un certo modo e truccarsi sul posto di lavoro deve essere libera di farlo senza essere giudicata». Viviamo in un paese in cui ancora molte persone e purtroppo non solo di sesso maschile, vedono nel desiderio di una donna di sentirsi più bella un secondo fine, in una gonna troppo corta o in un tacco troppo alto la giustificazione a gesti di violenza. C’è ancora tanta strada da fare. (Dalila)
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