Ha fotografato la scheda mentre si trovava dentro la cabina elettorale, un 43 enne di origine ecuadoregna residente a Seggiano di Pioltello, nella periferia di Milano, ma il suono del telefonino ha fatto scoprire il suo gesto. Subito l’intervento del carabinieri che hanno controllato il cellulare dell’uomo trovando l’immagine appena scattata della scheda.

L’uomo è stato è stato denunciato per violazione della legge sulla segretezza del voto e il suo voto è stato annullato.

Ma i fotografi seriali di schede non sono finiti qui. In provincia di Napoli, a Qualiano, è stato denunciato un uomo che è stato sorpreso mentre fotografava le due schede appena votate; a Striano invece, sempre nel napoletano, una donna è stata denunciata dai carabinieri per aver fotografato la scheda.

Anche in Sardegna, secondo quanto riporta il quotidiano L’Unione Sarda, un uomo di 60 anni è stato denunciato ad Iglesias, nel quartiere di Serra Perdosa, per aver fotografato la scheda elettorale. Anche qui ad accorgersi del gesto, sono stati i membri della sezione che hanno avvertito i carabinieri.

Se dici pane carasau dici Sardegna: questo pane unico nel suo genere è senza dubbio uno dei prodotti gastronomici sardi più conosciuti e amati nel mondo.

Composto di pochissimi ingredienti, semola di grano duro, acqua, sale e lievito, richiede una preparazione molto laboriosa e complessa, fatta di tanti piccoli gesti e tempistiche da rispettare.

Ma perché si chiama “Pane carasau”? Un nome sicuramente esotico per chi non è sardo, ma le cui origini non sono ben note anche tra molte persone residenti nell’Isola.

Questa denominazione deriva dal verbo “carasare”, che in sardo barbaricino significa tostare. La procedura di preparazione richiede infatti che i dischi di pane, una volta cotti, vengano rimessi in forno una seconda volta per essere dorati e quindi tostati. Non a caso il pane carasau ben cotto presenta striature scure derivanti dalla tostatura.