Avere un figlio omosessuale: ecco perché a me non me ne importa nulla

Passano i fatidici nove mesi, una vita nuova viene al mondo e insieme a lei un’esistenza unica, un cervello, un essere umano con tutte le sue peculiarità. Perché care mamme, diciamocela tutta, quel figlio l’abbiamo fatto nascere noi, nutrito, coccolato
Passano i fatidici nove mesi, una vita nuova viene al mondo e insieme a lei un’esistenza unica, un cervello, un essere umano con tutte le sue peculiarità. Perché care mamme, diciamocela tutta, quel figlio l’abbiamo fatto nascere noi, nutrito, coccolato e tenuto al sicuro per 39 settimane circa, quel lasso di tempo che nessuno potrà mai compensare, neanche l’affetto e l’amore di un padre presentissimo: quei nove mesi solo nostri e del nostro piccolo cucciolo. E poi eccolo lì, a piangere, strillare, sorridere, dire le prime parole, mangiare la prima pappa e tutto il resto. Finchè un bel giorno ci si accorge che quel bambino non è poi più così nostro: lui o lei hanno un loro carattere, un loro modo di esprimersi, dei pensieri che alle volte neanche ci sono mai passati per la testa. «Eppure pensavo fosse mio/a, pensavo mi assomigliasse e la pensasse come me», quante volte ce lo siamo chieste e ce lo chiederemo ancora.
Niente di più sbagliato e frustrante! Perché quell’esserino potrà avere di noi i capelli, gli occhi, la struttura fisica, qualche lato del carattere e della personalità ma MAI credere che sia la nostra fotocopia o quasi. E per fortuna, aggiungo: i figli sono il nostro futuro e l’evoluzione deve portare necessariamente ad un miglioramento. Ben vengano quindi i buoni insegnamenti, l’educazione corretta, i “si fa-non si fa”, “si dice-non si dice”. Il resto però sarà tutto suo/a. Sarà una sua decisione come vestirsi, cosa mangiare, dove vivere e che mestiere fare, se avere o meno figli e con chi accompagnarsi o meno, uomo o donna che sia. Ma cosa ho appena detto? Che sarà lo stesso per me se mio figlio avrà un compagno uomo o viceversa mia figlia si accompagnerà ad una donna? Mamma degenere che non sono altra! Ebbene si, lo grido ad alta voce e lo sottoscrivo: per me sarà assolutamente lo stesso.
Io sono qui per insegnargli a parlare, a leggere, a vestirsi, sono qui per cercare di spiegargli come va il mondo, per giocare con lui/lei, per leggergli le storie e dargli il bacio della buona notte tutti i giorni. Per accompagnare lui o lei a scuola, dal pediatra, alle feste degli amici, per abbracciarlo quando piange e consolarlo alle prime delusioni. Sono qui per dirgli che bisogna coltivare certi sentimenti e contrastarne altri, che bisogna lottare per essere sempre liberi, che si deve studiare perché i libri non faranno crescere il portafogli, ma vuoi mettere? avere un cervello autonomo e pensante, che ci si deve aiutare l’un l’altro e che il bello della vita sono senza ombra di dubbio la famiglia, gli amici, l’amore, la generosità. Punto. Non potrò mai permettermi neanche di consigliargli chi dovrà essere il suo o la sua compagna di vita. Mio figlio lo amo e lo amerò solo ed esclusivamente in quanto figlio mio, in quanto lui o lei, in quanto essere umano da me creato con tutto l’amore possibile, con tutte le sue peculiarità, caratteristiche, pregi e difetti.
Se non siamo noi genitori ad accettarli in tutto e per tutto e completamente per quello che sono come potranno farlo in autonomia? Certo ci riuscirebbero, ma con immensa fatica e dolore. Perché se avrò assunto bene il mio ruolo di cui ai punti sopra, lui o lei un compagno o una compagna saprà sceglierselo bene da solo. E poco importa sia uomo o donna: ciò di cui mi premurerò di considerare sarà solo se la persona in questione lo amerà. Perché i figli non sono cosa nostra, e se fino ad ora qualcuno l’ha pensata così significa che amava di lui o lei solo ciò che rappresentano ma non ciò che realmente sono.
Firmato,
una mamma qualunque

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