Salario di 800 euro, “tripadvisor dello sfruttamento” e contributi: tirocinanti sardi sul piede di guerra

L’assemblea sulla questione tirocini, promossa dalla rete Cambiamo le regole sui tirocini – Sardegna, che si è tenuta l’ 11 gennaio a Oristano, rilancia le iniziative di mobilitazione per sensibilizzare la RAS – Regione Autonoma della Sardegna in merito all’adozione
L’assemblea sulla questione tirocini, promossa dalla rete Cambiamo le regole sui tirocini – Sardegna, che si è tenuta l’ 11 gennaio a Oristano, rilancia le iniziative di mobilitazione per sensibilizzare la RAS – Regione Autonoma della Sardegna in merito all’adozione di nuove linee guida sui tirocini che limitino gli abusi di questo strumento e aumentino le garanzie per i tirocinanti.
Le richieste della rete sono state già inviate al presidente Francesco Pigliaru e ai membri della Commissione Lavoro del Consiglio regionale: in breve si chiede che l’indennità minima sia fissata a 800 euro al mese e il rapporto formativo non abbia durata superiore ai 6 mesi. Questo perché lo strumento del tirocinio, che per legge dovrebbe avere una funzione meramente formativa, è utilizzato da tantissime aziende come strumento sostitutivo del lavoro dipendente, con tutti i vantaggi che ne conseguono per loro e la condizione di sfruttamento che si viene a determinare per i tirocinanti che svolgono mansioni lavorative ordinarie, percependo però non uno stipendio ma un’indennità e senza alcun riconoscimento contributivo.
Inoltre si chiede una maggiore vigilanza da parte della Regione sulla natura effettivamente formativa dei progetti di tirocinio, almeno di quelli che vengono finanziati con fondi pubblici. La legge prevede misure pesantissime per le aziende che non rispettano le regole in materia di tirocini, ossia l’assunzione a tempo indeterminato – con pagamento degli arretrati – del tirocinante fuori regola. Se la Regione continuerà a fare orecchie da mercante, i tirocinanti sono disposti a mettere in piedi una piattaforma web, una sorta di “tripadvisor dello sfruttamento”, che denunci pubblicamente e agli ispettorati del lavoro le situazioni di irregolarità.
I tirocinanti chiedono che, come minimo, il tempo passato all’interno di percorsi di tirocinio sia computato negli anni necessari per il conseguimento della pensione. Tanti ragazzi e ragazze iniziano a lavorare da molto presto come tirocinanti e magari trascorrono anni in quella condizione passando da un’azienda all’altra prima di ottenere un contratto di lavoro che garantisca il versamento dei contributi pensionistici. Tralasciando l’aspetto, più complesso, dei contributi è evidente come quegli anni passati nella condizione dei tirocinanti debbano essere computati nell’anzianità necessaria per il raggiungimento della pensione.
L’assemblea ha promosso per le prossime settimane nuove mobilitazioni, di cui nei prossimi giorni la rete darà notizia in maniera dettagliata.

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