Un Cagliari sorprendente scaccia via i fantasmi delle ultime due partite e si piglia tre punti fondamentali all’Atleti Azzurri d’Italia di Bergamo superando l’Atalanta per 2-1. Una vittoria maturata tutta nel primo tempo coi gol di Leonardo Pavoletti e di Simone Padoin, a seguire una disposizione tattica difensiva ineccepibile, coi padroni di casa imbrigliati da una difesa coriacea. Al resto ci hanno pensato le parate di Rafael fino all’imbucata finale di Alejandro Gomez che ha riaperto temporaneamente la gara nei minuti finali, ma vanamente. Espulso nel recupero Senna Miangue, il Cagliari ora fa un balzo importante in classifica girando al termine del girone d’andata a 20 punti.

CRONACA.
A sorpresa, Lopez cambia qualcosa rispetto al solito: ci sono Rafael e Miangue invece di Cragno e Barella (quest’ultimo neanche in panchina per infortunio). Fa lo stesso Gasperini inserendo il secondo portiere Gollini e il debuttante centrale Mancini al posto di Caldara. La partenza neroazzurra è folgorante, il Cagliari si trova a spazzare con affanno la spinta sulle fasce di Spinazzola e Hateboer prima di reagire con un calcio d’angolo mal battuto, del quale i padroni di casa non riescono a trarre vantaggio. Al 5′ i rossoblù vanno in vantaggio: angolo dalla dinistra di Cigarini, Pavoletti svetta più in alto di tutti e la infila nell’angolo più lontano dalla guardia di Gollini. L’Atalanta si riversa in attacco per trovare il pari, Gomez e Ilicic provano ad accendersi ma sullo sloveno interviene con calma Rafael. Al 16′ Gomez sguscia tra Romagna e Faragò, il suo destro si perde sul fondo. Tiro-cross di Petagna taglia tutta l’area cagliaritana, si gioca in una sola metà campo con gli uomini di Lopez che controllano la manovra innescata dai neroazzurri e aspettano di poter ripartire in contropiede. E al 23′ il Cagliari addirittura raddoppia proprio con una ripartenza innescata da Ionita, lesto a rubare palla a Spinazzola e allungare il passo per Farìas, il servizio del brasiliano per Padoin è quello decisivo visto che l’ex di turno supera Gollini in uscita per il 2-0. Rafael respinge bene su Gomez, Ceppitelli e Andreolli salvano su De Roon e Gomez, il colpo di testa di Petagna va debolmente fuori. Rafael devia una punizione velenosa di Gomez, l’Atalanta continua a spingere anche se confusamente da destra a sinistra senza trovare sbocchi interessanti. Pazzesca l’occasione mancata da Farìas al 41′, servito in velocità sulla sinistra: arrivato a tu per tu con Gollini si allunga troppo la palla e permette al portiere di parare facilmente a terra. Il primo tempo si chiude sul 2-0 per i rossoblù.

Pronti via, Farìas viene atterrato in area: per l’arbitro Pasqua non è rigore. Al 46′ l’Atalanta va vicina al gol con una girata di Mancini che si stampa sulla traversa prima che Ceppitelli liberi l’area; Andreolli salva su un contropiede di Gomez, l’Atalanta spinge con ritmo ma continua a sbattere contro il muro cagliaritano. Pisacane rileva Andreolli, la ripartenza di Pavoletti viene chiusa da Spinazzola in angolo mentre Padoin manca la doppietta con un destro di collo pieno finito al lato. Il Cagliari spreca due contropiede con Farìas e Ionita, Pavoletti perde l’attimo per colpire a rete al 65′ ma segna un minuto dopo: la terna arbitrale annulla per fuorigioco. Erroraccio di Ilicic a tu per tu con Rafael, quindi il portiere brasiliano è strepitoso su Gomez. Potente ma sul fondo il tiro di Ilicic, i padroni di casa continuano a cercare l’imbucata centrale in modo da avere il tiro sicuro ma trovano la strenua resistenza della difesa rossoblù. Dentro il rientrante Sau per uno stanco Pavoletti, al 77′ ancora un errore sotto porta dei neroazzurri che si ritrovano con Gomez a tu per tu con Rafael ma l’argentino manca il tap-in vincente. Rafael para non benissimo su Ilicic, Cristante tutto solo riesce a sbagliare clamorosamente il gol che riaprirebbe la partita. All’85’ Lopez spende anche l’ultimo cambio inserendo Deiola per Farìas, Rafael para sicuro su Cornelius in angolo, quindi ci pensa Gomez al 92′ a riaprire la sfida battendo il portiere rossoblù nell’ennesima sfida a tu per tu. Al 94′ Miangue viene espulso per somma di cartellini gialli, ma il tempo finisce qui e il Cagliari vince 2-1.

TABELLINO.

Atalanta: Gollini; Toloi, Mancini (al 63′ Cristante), Masiello; Hateboer, De Roon, Freuler, Spinazzola; Ilicic (al 85′ Orsolini); Gomez, Petagna (al 45′ Cornelius). All. Gasperini.

Cagliari: Rafael (7.5); Romagna (5.5), Andreolli (6.5) (al 53′ Pisacane 6), Ceppitelli (6.5); Faragò (6), Ionita (7), Cigarini (6), Padoin (6.5), Miangue (5); Farias (5.5) (al 85′ Deiola sv); Pavoletti (6.5) (al 73′ Sau sv). All. Lopez (6.5)

Arbitro: Fabrizio Pasqua di Tivoli. Assistenti: Matteo Passeri di Gubbio e Marco Zappatore di Taranto

Gol: Pavoletti (5′), Padoin (23′), Gomez (93′)

Ammoniti: Cigarini (20′), Andreolli (44′), Miangue (57′), Ceppitelli (92′)

Note: recupero 1′ e 6′. Al 94′ Miangue espulso per somma di ammonizioni. 

Meraviglie di Sardegna: la domus de janas di Sant’Andrea Priu uno dei monumenti preistorici più spettacolari d’Europa.

Si tratta di uno dei monumenti più belli e spettacolari della Sardegna: la domus de janas di Sant’Andrea Priu nel territorio di Bonorva.

Situata nel territorio di Bonorva, nel cuore della Sardegna, questa straordinaria necropoli prenuragica scolpita nella trachite risale a oltre cinquemila anni fa, ed è un autentico scrigno di misteri, simbolismi e trasformazioni culturali che attraversano i millenni. Le sue origini si collocano nel periodo neo-eneolitico, tra il IV e il III millennio a.C., ma la sua storia non si ferma alla preistoria: è un luogo vissuto, riadattato, trasformato e continuamente reinterpretato dall’uomo attraverso le epoche, dall’Età Romana fino al Medioevo, lasciando tracce visibili e suggestive di ogni passaggio.

La necropoli di Sant’Andrea Priu

La necropoli si sviluppa a meno di dieci chilometri da Bonorva, su una piana nei pressi del villaggio di Rebeccu, dove un affioramento roccioso lungo 180 metri e alto 10 è stato scolpito con incredibile maestria per creare un complesso funerario composto da venti domus de Janas. Alcune sono ricavate sulla parete verticale, altre direttamente sul pianoro, ma tutte custodiscono al loro interno un prodigio di dettagli architettonici che riproducono le abitazioni dell’epoca: vere e proprie case scolpite nella pietra, con nicchie, portelli, banconi, ambienti comunicanti e persino focolari in rilievo, per accompagnare i defunti nel loro viaggio nell’aldilà come se fossero ancora nel calore della propria dimora terrena.

La necropoli di Sant’Andrea Priu

Tra tutte, spicca in modo imponente la cosiddetta “Tomba del Capo”, un autentico labirinto ipogeo di 250 metri quadrati composto da 18 ambienti disposti attorno a due vani principali. L’ingresso, attraverso un atrio, conduce in una spaziosa anticella semicircolare di sette metri di diametro, che apre a due celle rettangolari disposte in asse longitudinale. Da queste si diramano numerose stanze secondarie, con ulteriori vani, piccole nicchie e banchi in pietra, in un intricato ma armonioso intreccio di ambienti. Al centro di alcuni spazi si trovano delle coppelle votive incise nel pavimento – tre nella prima anticella e ben quindici nella cella maggiore – usate probabilmente per rituali e offerte. Il soffitto è scolpito con una raggiera di solchi che simula le antiche travature lignee dei tetti delle capanne eneolitiche, in un esempio di maestria tecnica e valore simbolico davvero straordinario. La tomba a capanna, di forma circolare, preceduta da un vano rettangolare, rafforza questa volontà di riprodurre con precisione e sacralità gli spazi domestici in chiave funeraria.

Sant’Andrea Priu

Non mancano suggestioni simboliche anche nelle tombe minori: in una di esse si distingue chiaramente un focolare ricavato nel pavimento, con un anello in rilievo, testimone silenzioso di una spiritualità radicata nella quotidianità e nella centralità del fuoco. E al di sopra delle tombe, svetta una roccia dalle forme sorprendenti: nota come “il Campanile” o “Toro Sacro”, è un maestoso monolito modellato non dalla mano umana, ma dagli agenti atmosferici, che ha alimentato per secoli racconti e interpretazioni mitiche.

Ma la straordinaria storia di Sant’Andrea Priu non finisce qui. La necropoli, infatti, fu riutilizzata in epoca romana e successivamente bizantina, fino al Medioevo. La stessa Tomba del Capo venne trasformata in una chiesa rupestre, diventando uno dei primi luoghi di culto cristiano in Sardegna. Durante le persecuzioni, fu qui che i primi cristiani dell’isola si rifugiarono per pregare e celebrare i riti, in uno spazio che da pagano divenne sacro. L’ambiente principale fu intonacato più volte e decorato con affreschi che rappresentano scene del Nuovo Testamento: una vera meraviglia dell’arte romanica sarda. Intitolata a Sant’Andrea, la chiesa fu probabilmente già adattata al culto in epoca bizantina e venne riconsacrata nel 1313 dal vescovo di Sorres, Guantino di Farfara. Gli ambienti furono riorganizzati secondo le funzioni liturgiche: un nartece per i catecumeni, una navata per i fedeli e un presbiterio per gli officianti.

In questo straordinario spazio, le tracce del tempo convivono in un’unica narrazione: accanto a disegni geometrici e pitture rupestri in ocra rossa di epoca preistorica, compaiono iscrizioni medievali, affreschi paleocristiani e scene religiose che raffigurano momenti fondamentali della vita di Gesù, dall’Annunciazione alla Visitazione, dalla Natività all’Adorazione dei Magi, dalla Presentazione al Tempio fino alla Strage degli Innocenti, passando per la figura di San Giovanni Battista. Sulla parete centrale, domina la scena un Cristo in trono, benedicente, attorniato dai quattro evangelisti. È un patrimonio artistico e spirituale straordinario, miracolosamente conservato, che racconta la continuità di fede e di sacralità di un luogo unico al mondo, dove la pietra parla, l’arte resiste e la memoria vive.