Ormai è ufficiale: Olbia e Arzachena non sanno più vincere. Nella diciassettesima giornata del campionato di Serie C, galluresi e smeraldini, a cui il successo manca da vari turni, non sono stati infatti capaci di andare oltre un pareggio sofferto contro la Lucchese e una onorevole sconfitta in casa della capolista Livorno.

Passati subito in svantaggio, i ragazzi di Bernardo Mereu sono riusciti a riacciuffare i rossoneri di Toscana grazie a una marcatura del nigeriano Ogunseye. A Livorno, invece, la squadra di mister Mauro Giorico, sempre ben distante, nonostante il periodo no, dalla zona retrocessione, ha trovato la via della rete per merito del solito Curcio, a segno, però, quando gli amaranto erano già avanti di due reti.

Se per Olbia e Arzachena, insomma, il weekend non è stato dei migliori, un po’ meglio è andata alle squadre sarde impegnate nel girone G di Serie D. In un weekend in cui Nuorese e Budoni si sono dovute arrendere all’Ostia e al Rieti e nel quale il Tortolì si è aggiudicato (per 1-0) il derby con il Lanusei, ci sono da registrare infatti anche il trionfo del Latte Dolce  (3-0 all’Anzio) e il buon pareggio, seppur con grandissimo rimpianto, per due rigori sbagliati e per la tripla superiorità numerica non sfruttata, del fanalino di coda San Teodoro, che, contrapposto alla Lupa Roma, ha mostrato segnali di ripresa.

Non aveva bisogno di riprendersi ma solo di conferme, invece, il Sorso 1930, che, grazie al 3-1 contro il Monastir e ai contemporanei pareggi di Castiadas e Stintino, è la nuova capolista del torneo di Eccellenza.

Omologhe della compagine sassarese, nei gironi A e B di Promozione, sono la San Marco e l’accoppiata Porto Rotondo ed Ozierese, in vetta, rispettivamente, con un bottino di ventisette e ventuno punti.

Ventisei, diversamente, sono le lunghezze del Villasor, battistrada del girone A di Prima Categoria, campionato che vede in testa, negli altri quattro raggruppamenti, pure Monteponi, Libertas Barumini, C. R. Arborea, Pozzomaggiore e Oschirese.

In epoca romana, la Sardegna figurava tra i principali territori di estrazione di piombo e argento, seconda solo a regioni come la Spagna e la Bretagna. Questi due minerali rivestivano un ruolo cruciale nell’economia e nell’espansione dell’antica Roma, costituendo risorse strategiche per l’organizzazione della vita civile e militare.

Il piombo veniva utilizzato in diversi settori: era indispensabile per la costruzione delle condotte idriche, per le infrastrutture pubbliche e militari e per la fabbricazione di utensili domestici. L’argento, invece, era essenziale per la monetazione e serviva alla produzione di monete come i sesterzi, largamente diffusi nei territori imperiali.

Grazie alla sua abbondanza di materie prime, la Sardegna era disseminata di giacimenti, soprattutto nelle zone dell’Iglesiente e del Sarrabus. Le stime indicano che, sotto il dominio romano, furono estratte sull’isola circa 600.000 tonnellate di piombo e 1.000 tonnellate di argento, fornendo un apporto significativo alla forza economica e alla stabilità dell’Impero.