Stalkerizzavano la compagnetta chiamandola “porta jella”: ma per loro nessuna punizione perchè troppo giovani
Nuoro: assolti i 16 ragazzini che bullizzavano la compagnetta al grido di «porti jella». Non imputabili perchè troppo giovani. Gli imputati, come riporta il quotidiano La Nuova Sardegna, erano tutti ragazzini sotto i 14 anni che sono entrati nell’aula del tribunale
Nuoro: assolti i 16 ragazzini che bullizzavano la compagnetta al grido di «porti jella». Non imputabili perchè troppo giovani.
Gli imputati, come riporta il quotidiano La Nuova Sardegna, erano tutti ragazzini sotto i 14 anni che sono entrati nell’aula del tribunale a testa bassa, lasciandosi alle spalle la spavalderia mostrata nei confronti dell’amichetta e vergognandosi per quel che avevano fatto. Per tre di loro c’è stata l’assoluzione piena perché sono risultati completamente estranei ai fatti, mentre per un’altra decina è scattata la non imputabilità perché hanno meno di 14 anni. «Non imputabili ma per tutti è stata riconosciuta la responsabilità penale e quindi aver commesso fatti offensivi nei confronti della ragazzina», hanno spiegato gli avvocati del Foro di Nuoro, Elvira Lucia Evangelista e Maria Grazia Maxia, che hanno tutelato la giovanissima e fanno parte del “Comitato non bulling” costituito dai genitori della ragazza e formato da altre persone che hanno dovuto e devono affrontare situazioni di bullismo nei confronti dei loro figli.
Tutto era iniziato a metà dello scorso anno scolastico: prima la ragazzina era stata presa di mira da alcune compagne. Poi, l’inizio del calvario e delle sofferenze. E dopo mesi di silenzi la dodicenne aveva trovato il coraggio di raccontare tutto ai genitori: ogni giorno era costretta a incassare urla ingiuriose, gesti scaramantici e maldicenze. «Le avevano attribuito la nomea di porta jella e il tam tam in città era stato così veloce e impietoso che tutti i ragazzini anche se non la conoscevano si toccavano i genitali quando passava – avevano denunciato i genitori -. A quel punto avevamo detto basta e raccontato tutto in Questura, portando anche la lista dei ragazzini che perseguitavano nostra figlia».
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