Nel giorno più spaventoso dell’anno alla scoperta del lato noir e oscuro di Cagliari, “Viva Cagliari Tour” propone percorsi da 1 o 2 ore con biciclette a pedalata assistita attraversi il tour “Is animas in Casteddu”.

31 ottobre, la notte di Halloween, la notte in cui le anime dei morti tornano sulla terra, con demoni e fantasmi. È una festa di recente tradizione in Italia, ma solo nella sua espressione più giocosa, carnevalesca nei travestimenti e nell’estremizzazione quasi ironica del macabro e della stregoneria. Ma poi la notte, tra un dolcetto e uno scherzetto, passa, e l’indomani, col sorgere del sole, resta spazio per un bel tour alla scoperta di Cagliari e delle ‘animas’ che ne hanno fatto la storia.

Già nel Medioevo si era soliti indossare delle maschere per allontanare la morte e fare riti propiziatori. La tradizione di Halloween ha origine nell’Europa precristiana e in particolare nelle tradizioni celtiche, per poi conquistare anche gli Stati Uniti, con sviluppi commerciali, legati anche ai bambini, e diffondersi infine nel resto del mondo.

Ma Halloween per la Sardegna non è un elemento di totale importazione. Si innesta in una tradizione pregressa, importante, ancora praticata. Sono i nostri antichi riti di evocazione dei defunti, sono le anime candide che tornano da noi a dare un po’ di letizia alle famiglie più sofferenti e a risvegliare la rete di appartenenza alla comunità. Dal Nuorese alla Gallura, dall’Ogliastra al Sarcidano, dall’alto al basso Campidano.

Ed è proprio Cagliari, il capoluogo, così ricco di storie, di sofferenza e di solidarietà, così macabra e così vitale, il tema del tour proposto mercoledì dalla Viva Cagliari Tour: “Is animas in Casteddu”. Dai luoghi stregati alle storie più raccapriccianti, fino agli edifici abitati dai fantasmi: le strade della città diventano la location di un tour da brividi. Sarà possibile scoprire i tetri segreti e la sconvolgente storia dei personaggi più macabri che hanno fatto la storia del capoluogo.

E poi verranno ripercorse le orme del famigerato assassinio del Viceré Camarassa, si immagineranno le urla del fantasma di Violante Carroz nei luoghi che un tempo furono del Convento San Francesco, si sbircerà attraverso i cancelli del bellissimo quanto luttuoso Cimitero Monumentale. E ancora, la scioccante storia dell’Inquisizione Spagnola, del Convento di San Domenico e di Is Stelladas.

La storia di Cagliari e dei suoi inquietanti personaggi prende vita in un tour in bicicletta assistita, con le quali, grazie alla spinta della batteria, neanche le salite di Castello fanno paura. Il percorso, di uno o due ore, si snoda tra le vie del capoluogo, nei rioni storici ma anche in quella che un tempo era solo periferia. La mattina sono in programma due partenze, una alle 9.30 e una alle 11.30, mentre un altro tour, più lungo, viene proposto nel pomeriggio, alle 17.30. Forse ancora non lo sai, ma la Città del Sole nasconde tanti lati oscuri!

Per prenotazioni è possibile rivolgersi al numero 349 2368081 o scrivere alla mail [email protected]. 

Il tema dei rifiuti radioattivi in Sardegna torna a far discutere, soprattutto dopo che nuove ricerche condotte nella zona della Marmilla (Sardegna centrale) hanno fatto emergere un dato molto importante: i luoghi indicati in passato come possibili siti per lo stoccaggio non sono adatti.

La ragione principale è semplice ma decisiva, ce la spiega il geologo Luigi Sanciu. In queste aree l’acqua sotterranea si trova a poca profondità, troppo vicina alla superficie. Questo rappresenta un problema grave, perché uno dei criteri fondamentali per scegliere un sito adatto allo stoccaggio dei rifiuti radioattivi è proprio che le falde acquifere siano ben protette e lontane dalla superficie, per evitare qualunque rischio di contaminazione.

Ma allora, perché queste zone erano state considerate “idonee”? La risposta sta nel fatto che all’epoca delle prime analisi non c’erano studi approfonditi sul sottosuolo della Marmilla. Mancavano dati aggiornati e precisi sull’andamento delle acque sotterranee. Le decisioni, quindi, si basavano su informazioni incomplete.

Oggi, grazie a nuove indagini più dettagliate, la situazione è molto più chiara: la Marmilla non è adatta a ospitare un deposito di rifiuti radioattivi. I rischi legati alla presenza di acqua troppo vicina al suolo sono troppo elevati per garantire la sicurezza necessaria in operazioni così delicate.

Questi nuovi dati sono fondamentali e dovrebbero essere tenuti in considerazione dalle istituzioni e dagli enti preposti. Fare scelte su temi così importanti senza conoscere bene il territorio è pericoloso, e la vicenda della Marmilla lo dimostra chiaramente. Una gestione responsabile dei rifiuti radioattivi richiede conoscenze scientifiche aggiornate e un’attenzione particolare alla tutela dell’ambiente e delle comunità locali. Solo così è possibile evitare errori e garantire davvero la sicurezza di tutti.