Domenica 29 ottobre al “Nespoli” di Olbia si disputa il derby tra Arzachena e Olbia, valevole per l’undicesima giornata del campionato di Serie C. Un derby di Serie C che in Sardegna mancava dalla stagione 1988-89 (23-10-88 Torres–Cagliari 1-1; 12-03-1989 Cagliari–Torres 1-1), fu l’ultimo derby disputato in terza serie, il Cagliari compì uno storico doppio balzo, che in due anni lo portò a disputare la massima serie, e nessun’altra sarda per molti anni riuscì a emulare la Torres, che per diverse stagioni continuò a militare nel campionato di Serie C1. Poi ci fu la breve parentesi della Villacidrese il Lega Pro. Dopo diversi anni d’attesa, lo scorso anno, l’Olbia ha guadagnato la promozione alla Serie C e quest’anno è stata raggiunta dall’Arzachena.

San Giorgio 1939.

Ma quando si è disputato il primo storico derby sardo in Terza Serie? Per ritrovare un derby sardo di campionato dobbiamo ritornare indietro nel tempo fino a 70 anni fa, si disputa il campionato di Serie C 1947-48, il Cagliari è in Serie B ed in Terza Serie militano l’Olbia (Girone O) e Carbosarda e Torres (Girone P) ed il 30 novembre 1947, a Carbonia, la Carbosarda vincerà per 3 a 1 sui sassaresi della Torres.

Ma il primo storico derby sardo non è neppure questo, per ritrovarlo dobbiamo ritornare indietro di un ulteriore decennio. Campionato 1938-39, siamo alla vigilia della seconda guerra mondiale, ma in Italia lo sport significa ancora divertimento e spensieratezza. Gli appassionati seguono con grande calore ogni domenica le loro squadre del cuore e al termine del campionato regionale 1937-38 si è fatta largo, tra le altre, una compagine giovane, la San Giorgio di Cagliari (detta anche Sa squadra de sa pibinca), che ha saputo sbaragliare la concorrenza delle avversarie e nell’estate 1938 si prepara ad affrontare il suo primo e unico campionato di Serie C. Tutti sono curiosi di vedere all’opera le casacche arancioni del comm. Brandolini, l’attesa maggiore è riservata al derby con il Cagliari di Winkler, sarà una gara alla pari o i rossoblù sbaraglieranno la matricola arancione?

Renato Raccis al Prato.

Le attese di tutti saranno deluse, la Federazione infatti inserisce il Cagliari nel Girone F e la San Giorgio nel Girone G, dunque niente derby? Nente affatto, in soccorso degli sportivi cagliaritani giunge la Coppa Italia. Il Primo Turno eliminatorio del trofeo vede contrapposte le due compagini cittadine, l’incontro si disputa l’11 settembre 1938 dinanzi ad un vasto pubblico che nereggia sugli spalti e la tribuna del campo di “Via Pola”. L’incontro non ebbe storia, il Cagliari, ben messo in campo da Winkler e tatticamente superiore, non faticò ad andare in vantaggio con Murranca che al 31’ segnò di testa su tocco di Fercia. Nella ripresa, al 3’ di gioco, Renza chiuse la pratica siglando il 2-0. Il resto della gara vide il Cagliari amministrare, anche perché in inferiorità numerica a causa di due infortunati. La San Giorgio pagò lo scotto del troppo entusiasmo e dell’inesperienza, ma seppure in giornata negativa, si mise in luce, tra gli altri, Renato Raccis, futuro campione di fama nazionale e che vide la sua folgorante carriera stroncata da un triste destino.

Lo sapevate? In Sardegna sino all’Ottocento viveva un piccolo roditore che poi si è estinto.

Il prolago sardo (Prolagus sardus) era un tipo di animale imparentato con lepri e conigli, viveva in Sardegna e in Corsica e si estinse probabilmente ai tempi degli antichi Romani, anche se si pensa che alcuni esemplari siano sopravvissuti anche fino al Settecento o all’Ottocento in alcune piccole isole, come Tavolara.

La struttura scheletrica completa di questo animale fu ricostruita nel 1967, grazie a numerosi ritrovamenti di ossa nella grotta di Corbeddu, in provincia di Nuoro: secondo gli scienziati doveva assomigliare a una via di mezzo tra un coniglio e un pica. Nel Neolitico era una delle maggiori fonti di cibo per gli abitanti di Sardegna e Corsica.

Si pensa che il prolago sardo si estinse a causa dell’introduzione sulle isole in cui viveva di nuovi predatori (come cani e gatti) e altri animali che avevano un’alimentazione simile alla sua, cioè conigli e lepri, da parte dei Romani. Può anche darsi che questi animali gli abbiano trasmesso virus a cui non si era adattato. L’immagine è una ricostruzione fatta a partire dai reperti ossei.