Le splendide foto di Marina Patteri nel Villaggio Pescatori di Giorgino in mostra al Teatro civico di Castello (FOTO)
Villaggio Pescatori, Foto di Marina Federica Patteri«»Si chiama Marina Federica Patteri ed è una fotografa degna di nota. Tramite la sua arte è tangibile quanto sentimento ci sia dietro una semplice fotografia. L’abbiamo intervistata in vista della sua mostra in programma dal 18 novembre al Teatro
«»Si chiama Marina Federica Patteri ed è una fotografa degna di nota. Tramite la sua arte è tangibile quanto sentimento ci sia dietro una semplice fotografia. L’abbiamo intervistata in vista della sua mostra in programma dal 18 novembre al Teatro Civico di Castello, grazie alla quale avremo la possibilità di immergere testa e cuore nel suo progetto, durato due anni, che vede protagonista il Villaggio Pescatori.
Come e quando ti sei avvicinata al mondo della fotografia?
Mi sono avvicinata alla fotografia quando ero molto piccola perché, contagiata da mia madre che a livello amatoriale faceva delle bellissime foto, mi ha insegnato a usare la macchina e ci ha proprio cresciuti con l’idea che ogni momento non fotografato era come un momento perso, ecco. Di tre fratelli sono stata quella che più di tutti ha sviluppato questa passione. Ho iniziato a fotografare seriamente nel 2000, però avevo una sorta di piccola ossessione già da quando ero bambina perché ricordo che non facevo una gita scolastica senza la macchina, proprio con una forte voglia di fotografare.
Cosa rappresenta per te la fotografia?
Beh, rappresenta una parte importantissima della mia vita, devo dire la verità, senza la fotografia per me manca qualcosa. Sto provando in qualche modo a far diventare questa passione un lavoro dato che ho avuto la fortuna di fare un percorso formativo che mi ha permesso di unire questa passione ai miei studi, in quanto mi occupo di ricerca sociale. Ho studiato Scienze Politiche specializzandomi nell’ambito della Sociologia.
Qual’è il tuo soggetto preferito?
Mi piace tantissimo il reportage e la fotografia legata al concetto di ricerca sociale. Negli ultimi anni ho scoperto di essere portata per la fotografia notturna e in teatro, quindi la fotografia di scena, la quale non avrei mai pensato di sviluppare nel corso della mia vita, trovandomi poi a lavorare e ad avere anche delle collaborazioni interessanti che mi hanno dato la possibilità di mettermi in gioco in giro per i teatri della Sardegna.
Ci sono stati dei momenti importanti che hanno caratterizzato la tua carriera artistica?
Ce ne sono principalmente due, il primo è quando sono stata premiata, vincendo il secondo premio, a un concorso fotografico bandito dall’ANDISU, che è “la mamma di tutti gli ERSU regionali”. Io ho concorso per l’ERSU di Cagliari, vincendo un secondo premio con una fotografia che, da quando ho scattato, per me è sempre stata un simbolo. È una fotografia scattata nel mio paese, Dorgali, che ritrae un uomo nella sua quotidianità ma che ha alle spalle una storia davvero molto toccante. E poi la grande conquista o vittoria, è stata quella di essere stata apprezzata qui a Cagliari e di aver avuto la possibilità di poter esporre in una struttura di pregio cioè il Lazzaretto, all’interno di una importante manifestazione, Monumenti Aperti, che ha anche una valenza a livello nazionale. Diciamo che a livello del passato è stato un salto di qualità, la prima mostra che ho fatto non si dimentica mai però più fai e più cresci, perciò col tempo si notano i miglioramenti.
Hai dei progetti o degli obiettivi che vorresti raggiungere in futuro?
Il progetto del Villaggio Pescatori è un progetto molto ambizioso che vorrebbe essere lo strumento per sommare quel debito che ha Cagliari nei confronti di quel quartiere. Perché è un quartiere dimenticato ma al contempo è uno scrigno di bellezza e genuinità che se non conosciamo non possiamo capire. È un aspetto su cui sto investendo da due anni, da quando sono entrata lì senza in realtà mai uscirne, vorrei che fosse un dono e appunto, uno strumento, per valorizzare questa parte della città. E chissà, se dovesse andare bene, punterò più in alto portando i miei lavori fuori, iniziando un po’ a uscire da Cagliari e dalla Sardegna. Questa è ambizione ma si lavora per raggiungere questi obiettivi!
A proposito del Villaggio Pescatori, parlaci della tua prossima mostra fotografica in programma a novembre!
Il Villaggio Pescatori è un progetto fotografico che nasce appunto con l’obiettivo di cui parlavo, del villaggio appunto sappiamo che è l’ultimo agglomerato urbano, forse l’unico rimasto, del quartiere Giorgino, che è stato letteralmente raso al suolo per costruire Porto Canale. A me affascinava l’idea di queste 37 famiglie che abitano lì a due passi dalla città. Siamo a Cagliari ma non siamo a Cagliari insomma, e ci sono tutta una serie di elementi che fanno capire quanto siano forti alcuni elementi identitari legati alla comunità. Dunque, dopo aver fatto delle ricerche ed essere stata a contatto con alcune persone che conoscono il villaggio molto bene, che ci hanno studiato, perché un tempo c’era anche una scuola elementare, ho deciso di approfondire sviluppando questo progetto proprio per raccontare la semplicità del posto, lavorando li per un anno e mezzo e suddividendo il progetto in quattro ambiti, fra cui uno legato alle persone e alla quotidianità e uno riguardo le feste e i riti. Saranno infatti protagoniste celebrazioni sia religiose che laiche, quindi fotografie del carnevale, molto importante al Villaggio Pescatori, quelle della processione in mare della Madonna di Fatima ma anche quelle di Sant’Efisio, perché il villaggio ne è la prima tappa. Ci sarà poi natura e spiaggia. Tutte queste foto verranno accompagnate da delle installazioni che creeranno un percorso logico con una didascalia per ogni foto. Voglio che ci si renda conto di quanto il Villaggio Pescatori sia un tesoro, facendo notare quanto di bello c’è, perché c’è tanto.
Abbiamo notato dalle tue fotografie che ultimamente il tuo soggetto principale è Cagliari, cosa rappresenta per te?
Diciamo che Cagliari è la città che mi ha accolta, che mi ha permesso di studiare e che mi ha fatto cambiare vita. Perché si sa, a diciannove anni si è sempre un po’ indecisi sul futuro, nel mio caso si sommarono anche altri elementi, e Cagliari mi ha permesso di seguire la mia strada. Da poco ho esposto con grande soddisfazione a Dorgali, il mio paese natale, ma mi sono resa conto che Cagliari è la mia vita, è diventata la mia città, mi sento cagliaritana quanto chi ci è nato. Diciamo che è come un ancora di salvezza, perché non avrei conosciuto i ragazzi dell’associazione con cui collaboro, La Casa di Prometeo, né mi sarei buttata in questo modo nell’ambito della fotografia.
Ora una domanda tecnica, qual è la tua attrezzatura?
Per questo progetto ho inaugurato una nuova macchina fotografica, una Mirrorless, che ha una tecnologia digitale. Una macchina che si presta totalmente in manuale, e insomma, non ho tantissimo ma cerco di tirarla al massimo, mi hanno sempre detto che se si ha occhio si può fotografare anche con una scatola di scarpe!
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Mi piacerebbe portare i miei lavori all’estero, sopratutto quest’ultimo, perché ci credo tanto. Mi piacerebbe anche studiare l’aspetto fotografico in un altro paese, come negli Stati Uniti, in una delle tante ottime scuole. Studiare serve e non è mai troppo tardi per farlo, anche con delle basi già consolidate in partenza.
Le foto della mostra fotografica firmata Marina Patteri in anteprima per Vistanet:

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