Michele Angioni, giovane comandante cagliaritano della nave Ong “Astral” che soccorre i migranti

di Francesco Onnis Un cagliaritano in prima linea nel soccorso in mare, a toccare con mano, e col cuore, il dramma dei migranti che dall’Africa provano ad arrivare ogni giorno sulle coste europee. Michele Angioni, cagliaritano classe 1988, è il
di Francesco Onnis
Un cagliaritano in prima linea nel soccorso in mare, a toccare con mano, e col cuore, il dramma dei migranti che dall’Africa provano ad arrivare ogni giorno sulle coste europee. Michele Angioni, cagliaritano classe 1988, è il comandante della nave Astral, veliero di 30 metri in forze alla ONG spagnola Open Arms, che da due anni opera nel salvataggio di migranti in difficoltà. Chiamarlo Comandante, però, non gli sembra possibile: «Diamoci del tu, qui a bordo tutti ci diamo del tu, e siamo vestiti tutti uguali, senza neanche i gradi», precisa, tra un sorriso e un saluto ai vecchi compagni dell’Istituto nautico Buccari che sono andati a trovarlo al porto di Cagliari.
«Il mare l’ho avuto nella mia vita sin da piccolo – racconta -. Mi sono diplomato all’Istituto nautico Buccari di viale Colombo, per poi frequentare l’Accademia della Marina Mercantile di Genova. Ho fatto anni di esperienza nel settore mercantile, poi ho voluto cambiare e sono approdato agli yacht. Ma la vita mi stava riservando un altro cambiamento: sugli yacht ho conosciuto Riccardo Gatti, capo della missione di salvataggio, che stava iniziando a lavorare con Open Arms. Non avevo avuto ancora nessuna esperienza di soccorso in mare, ho voluto farlo da volontario e mi sono buttato».
Le prime esperienze, Michele, le divide tra il peso dei drammi visti e il proprio lavoro di marinaio: «Dopo il volontariato mi hanno proposto di restare, servivano marinai professionisti sulla Astral e, ormai, l’esperienza di salvamento l’avevo acquisita, serviva qualcuno che coordinasse e comandasse le operazioni a bordo. Non è stato uno scherzo, non lo sarà mai. Questo veliero è una barca grande, gestirla in operazioni che significano salvare o perdere vite umane è una responsabilità enorme, in mare non ce n’è una più grande di questa». L’Astral, yacht del 1970, è stato donato da un privato spagnolo, e può accogliere fino a 200 persone, ma il suo compito è principalmente quello di intervenire nel primo soccorso, come se fosse un’ambulanza del mare. «I drammi che vediamo sono tantissimi – spiega Angioni – a furia di vederli quasi ogni giorno ci abituiamo, se questa può essere la parola giusta per descrivere il nostro animo.Le donne sono quelle più vulnerabili, ma ciò non toglie che anche gli uomini che accogliamo a bordo abbiano spesso subito violenze indicibili durante il loro viaggio fino al Mediterraneo».
Da comandante che parla italiano, Michele svolge anche il difficile compito di fare da tramite tra le autorità libiche e quelle europee, italiane ma non solo: «Spesso i libici sparano. Si avvicinano e sparano raffiche in aria, poi ci contattano via radio. La loro pratica è questa. Non sappiamo spesso chi sono e, anche se le navi sono molte volte quelle che l’Italia ha donato, è l’Italia stessa a chiederci di descrivere chi ci ha avvicinato, perché neanche a Roma sono in grado di capire chi rappresenta la Libia volta per volta».
I rapporti con le forze europee non sono uguali: «Siamo in ottimi rapporti con la Guardia Costiera italiana, ci danno fiducia e non mancano ai loro doveri di salvataggio, come a volte invece ha fatto Frontex». «Cioè?» chiediamo. «È capitato, sì, che Frontex ci dicesse di allontanarci. Una delle esperienze più difficili che mi sia capitata è stata a maggio scorso, avevamo 22 gommoni in difficoltà attorno. Non potevamo prendere a bordo tutti o saremmo affondati noi, e 4 gommoni sono rimasti senza assistenza. Era presente una nave di Frontex che avrebbe potuto e dovuto prenderli ma ci ha detto di lasciarli andare, che tanto sarebbero stati riportati dalla corrente verso la Libia. Di queste persone non si è più saputo nulla. È stata un’omissione di soccorso in mare. Da allora registriamo tutte le conversazioni radio».
Michele racconta questi episodi cercando di mantenere un tono neutro, ma lui stesso ancora dice di non capacitarsi di come queste cose avvengano davvero. A un certo punto viene interrotto, è la madre che gli chiede di farsi fare una foto da inviare ai parenti. Il suo ritorno a Cagliari durerà fino a stasera, quando l’Astral coi suoi componenti mollerà gli ormeggi dal molo Sanità per ripartire verso la Spagna. «Finchè avremo soldi e ce lo lasceranno fare, dove ci sarà bisogno noi dirigeremo la prua», dice il Comandante nel suo accento inconfondibilmente cagliaritano, mentre i suoi e le sue compagne, divisi tra accenti del nord Italia e della Spagna, annuiscono decisi.

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