Pensate solo per un attimo al vostro cane, se ne avete uno. Immaginate quello che fate per lui tutti i giorni: passeggiate, acquisto e preparazione di pranzo e cena, spese veterinarie, organizzazione della giornata, gioco e coccole. Ecco: ora provate a moltiplicarlo per 10, 20, 60 cani. Tutti i giorni e per 365 all’anno.
Se vi sembra incredibile poter riuscire in un’impresa simile, l’accudire una mole simile di cani, continuate a leggere: questo è il primo articolo (di una serie dedicata) che vi farà scoprire il vero impegno quotidiano, umano ed economico, dei volontari dei rifugi che accolgono gli animali abbandonati. Un’inchiesta sulla realtà del volontariato in Sardegna.

la Casa di Bingo. momento del pasto
Questo primo “appuntamento” è dedicato ad Elisabetta Podda e alla sua “creatura”, La Casa di Bingo.
- Come si chiama il rifugio e dove si trova?
La Casa di Bingo, si trova a Capoterra ed esiste dal 2011 (anche se eravamo operativi già dal 2008 come Lida, lega italiana difesa animali)
- Qual’è il tuo ruolo al rifugio?
Sono la responsabile, quella che guida il treno!
- Quanti cani sono presenti al rifugio?
Sempre troppi! Attualmente circa 50
- Qual è la spesa giornaliera base stimata per ognuno di loro e in cosa consiste?
Approssimando posso dire circa 2 euro al giorno. Si conti che ogni giorno per sfamarli utilizzo un sacco da 20 chili di crocchette unito a barattoli di umido e pane (e già arrivo a spendere sui 30-40 euro). Ma vanno messe in conto anche tutte le altre spese: medicine, veterinario, sterilizzazioni, materiali per il rifugio, pulizia.
- I cani che recuperate dalla strada o da situazioni di disagio ogni anno quanti sono?
Quest’anno tantissimi. Il numero varia a seconda delle stagioni. A giugno ad esempio ne sono usciti 6 (dati in affido, ndr) ed entrati 12. Facendo una media posso dire circa 20 cani al mese.
- Ci sono molti cani anziani e/o malati?
Da noi ce ne sono tanti, almeno 1/3: 15-20 dei “nostri” cani sono anziani, malati, con patologie, anche gravi. Se poi andiamo a mettere in conto la leishmania, patologia che ci tocca da vicino, posso dire che sono malati più della metà. (La leishmaniosi è una malattia infettiva e contagiosa causata dal parassita Leishmania Infantum trasmesso dalla puntura di piccoli insetti, i flebotomi. Le zone litoranee del centro e del sud Italia sono le aree a rischio maggiore. È una malattia cronica, particolarmente grave, che provoca al cane danni progressivi, ndr).
- Le medicine più care che vi servono di frequente quali sono e per curare quali patologie? I loro costi?
Faccio qualche esempio concreto: per curare l’epilessia di Gamma (una piccola rifugiata, ndr) ho acquistato un farmaco costato 98 euro, il cui flacone dura esagerando un mese e mezzo. Un altro farmaco molto caro è il Glucantime che serve per la leishmania: 5 fiale vengono 16 euro e, a seconda del peso del cane, durano 2 o 3 giorni. Sono molto costosi anche i medicinali per l’insufficienza renale, gli integratori e il famigerato Milteforan, sempre per la leishmania: l’ho comprato per Elica (un’altra rifugiata che purtroppo ora non c’è più, ndr) considerato che non poteva assumere il Glucantime. 200 euro per 40 giorni di cura.
- Vi arriva qualche supporto economico pubblico?
Nessun supporto economico da nessun ente pubblico.
- Come fai a trovare il denaro necessario per accudire i cani?
Mi affido solo al buon cuore delle persone. Organizziamo di continuo raccolte alimentari e di materiali utili al rifugio (coperte, tappeti, lenzuola, cuscini etc), eventi, aperitivi di ogni genere, sfilate, vendita di gadget come magliette e calendari. Un’infinità di cose che richiedono un enorme impegno.
- I veterinari cui ti rivolgi ti aiutano sia umanamente che economicamente?
Ci aiutano umanamente ma vengono pagati regolarmente. Ci fanno dei prezzi forfettari e di favore ma non nascondo che ogni volta che c’è da pagare il veterinario ci vengono i sudori freddi. È senza dubbio la voce più impegnativa.
- Il tempo che passi al rifugio ogni giorno
Personalmente anche 10 ore al giorno (posso dire anche 12 considerato che quando torno a casa continuo ad occuparmi di attività inerenti, ad esempio l’aggiornamento dei social e la stesura e condivisione degli appelli). Un volontario tipo, ma di quelli davvero dedicati alla causa, trascorre al rifugio 3-4 ore. Ma c’è anche chi ci aiuta per 1-2 ore a seconda della propria disponibilità.
- Qual’è la tua giornata tipo al rifugio?
La mia sveglia suona alle 5 del mattino e alle 6 sono operativa alla Casa. Apro i box a tutti i cani per farli sgambare e preparo loro il pasto (mangiano tutti assieme ogni giorno). Poi bisogna pulire, cambiare l’acqua di tutti, rinfrescare coperte, materassi, lettiere dei gatti, innaffiare, rastrellare. Velocemente si fanno le 11 e, finite queste prime cose, bisogna pensare al veterinario per chi ne ha bisogno, sbrigare commissioni varie come andare alla Asl e comprare medicine, portare l’uno alla toeletta e l’altro dalla famiglia che magari lo ha in preaffido. In caso di raccolte alimentari attive, alle 13 scatta l’ora del recupero dei materiali (di solito le raccolte si effettuano in supermercati o negozi di animali, ndr). L’”animazione” a questo punto finisce per riprendere alle 15 che è l’ora delle sterilizzazioni. Si continua con somministrazioni di medicine varie, pulizie ulteriori, merende e velocemente di fanno le 20: a questo punto inizio a riportare nei box tutti quanti e alle 21 si chiude la baracca, tutti a nanna. Non mi soffermo sulle infinite variabili, che sono tantissime e di ogni genere tutti i giorni. Oltretutto seguiamo da sempre anche diverse realtà nel territorio e anche queste necessitano di tempo e energie.
- Quanti volontari ci sono quotidianamente a dare una mano?
Durante la settimana posso davvero contare al massimo e tutti i giorni su 2 o 3 persone. Davvero troppo pochi. Qualcuno in più nel weekend.
- È un lavoro impegnativo? Da quali punti di vista?
Tengo a sottolineare che per me non è un lavoro: è una missione che parte da dentro. Se fosse un lavoro non lo vivrei in questo modo. È estremamente impegnativo soprattutto dal punto di vista emotivo: mi sento un carico di responsabilità enorme nei confronti di tutti i cani. Torno a casa ogni giorno col peso e il pensiero di ognuno di loro: da chi non ha mangiato abbastanza a chi non si è integrato nel gruppo; penso a chi sta male e a chi, spesso, ci lascia. È molto pesante anche dal punto di vista organizzativo: devo coordinare e riflettere su tutte le attività ed eventi da fare. Ricevo centinaia di messaggi e chiamate ogni giorno cui cerco sempre di rispondere cercando di far conciliare il tutto con la mia unica priorità: i cani.
- Un messaggio che vorresti lanciare alle istituzioni: cosa fanno che non va bene e cosa dovrebbero fare per aiutarvi?
Vorrei dire una cosa sola: noi ci siamo, prendetene atto. Chiedo rispetto per ciò che facciamo nei confronti della nostra comunità. Riconoscete il nostro ruolo: non chiedo soldi, non è questo che ci occorre, ma dei bonus. Posso fare un esempio: considerato il servizio di tutto rispetto che svolgiamo quotidianamente perché non destinarci, che so, 10 sterilizzazioni gratis all’anno o una pedana di croccantini?
© RIPRODUZIONE RISERVATA