Vinu. Luigi Giuntelli, 28 anni e due passioni: il vino e la terra. Alla scoperta di “Nuovi Poderi”, tra Cannonau barricato e Barbera Sardo
Luigi Giuntelli ha 28 anni, ma a differenza di molti coetanei, la sua sveglia suona molto presto e non da adesso, ma già da un paio d’anni. Sa bene che la vigna non aspetta e che per fare un buon
Luigi Giuntelli ha 28 anni, ma a differenza di molti coetanei, la sua sveglia suona molto presto e non da adesso, ma già da un paio d’anni. Sa bene che la vigna non aspetta e che per fare un buon vino non basta scegliere un’etichetta accattivante e fare del buon marketing. Bisogna alzarsi presto, mettersi gli scarponi e andare a potare i tralci nel modo giusto. Con le proprie mani, perché è così che si produce qualcosa che si conosce veramente. Luigi è uno dei tanti giovani che negli ultimi anni ha scelto di tornare alla terra e lo ha fatto con il vino e la sua azienda, Nuovi Poderi, con base a Senorbì.
«Al vino ci sono arrivato per caso – racconta – era il 2008 e i miei genitori hanno fatto un investimento importante ex novo con l’acquisto del terreno e delle vigne. Nessuno in famiglia si era occupato di vino prima di allora, mio padre ha una rivendita edile e mia madre è un’impiegata. All’inizio ero disinteressato, poi ho capito che quella era la mia strada». Così Luigi si iscrive all’Università. Niente marketing, economia o simili, Luigi vuole imparare a fare il vino e così sceglie “Viticoltura ed enologia” a Oristano, un corso che fa capo alla Facoltà di Agraria dell’Università di Sassari.
Uscito dall’Università brillantemente inizia così a lavorare in vigna insieme al padre per diventare da gennaio di quest’anno il titolare dell’azienda. Ora i vini prodotti da “Nuovi Poderi” sono una sua responsabilità. Poco meno di cinque ettari, una piccola vigna in confronto ai giganti sardi del vino, e una produzione strettamente familiare. «Faccio tutte le lavorazioni da solo – spiega Luigi – poi ogni tanto mi dà una mano il babbo e qualcun altro, ma per la maggior parte seguo io, sia manualmente, sia a livello organizzativo, i cicli di produzione».
Ma per capire la bontà di quello che fa questo giovane viticoltore, bisogna assaggiare il suo vino e osservare attentamente il sorriso e l’entusiasmo che sfoggia quando li presenta, come successo recentemente durante il “Wine Festival Marina Piccola”, dove i vini di Luigi sono stati tra i più apprezzati.
C’è l’Istrale, un Vermentino dal sapore avvolgente e carezzevole, disponibile anche in versione “Black label”, l’Archeo, il Barbera Sardo, l’Ilune, l’Oje, un Cannonau affinato in botti di legno e vasche di cemento vetrificato, il Taja, un Vermentino particolare con una vena amarognola, il Prime Luci, sempre bianco, ma con base di Nuragus e infine il Tarda Sera, un Isola dei Nuraghi dal colore rosso rubino e dal gusto secco e sapido, ma piacevole.
Tra i vini più particolari c’è sicuramente il Barbera Sardo. «L’idea è nata nel 2008 – racconta Luigi – avevamo un contatto per vie extra lavorative con un enologo, che ci ha consigliato di impiantare il Barbera Sardo. Si tratta infatti di un tipo di vitigno che riesce a mantenere caratteristiche diverse dal vino sardo e che quindi trova un ottimo riscontro da parte del pubblico».
A chi vorrebbe intraprendere la sua strada, Luigi si sente di dare alcuni consigli. «È un percorso difficile soprattutto per chi come me e la mia famiglia non ha una tradizione. Per questo è un po’ complicato e bisogna considerare in tutta onestà che ci vogliono parecchi soldi. Ci sono i bandi regionali ed europei, è vero, ma c’è molta burocrazia dietro e i requisiti richiesti sono importanti. Anche la lentezza non aiuta, come spesso succede in Italia. Diciamo che bisogna farsi bene i conti, studiare e sapere che i sacrifici sono tanti».
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