Inaugurato oggi un salone di bellezza per le detenute al carcere di Uta

Un salone di bellezza con lavatesta, specchi, pettini, spazzole, piastre e phon nonché shampoo, balsamo e lacca è stato inaugurato questa mattina al Carcere di Uta in occasione del quinto appuntamento con “Benessere…Dentro e fuori”, l’iniziativa che l’associazione “Socialismo Diritti
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Un salone di bellezza con lavatesta, specchi, pettini, spazzole, piastre e phon nonché shampoo, balsamo e lacca è stato inaugurato questa mattina al Carcere di Uta in occasione del quinto appuntamento con “Benessere…Dentro e fuori”, l’iniziativa che l’associazione “Socialismo Diritti Riforme” e il Centro Estetico “Dalle ceneri della Fenice” dedicano alle detenute della Casa Circondariale di Cagliari-Uta.
Organizzato con la collaborazione dell’Area Educativa dell’Istituto, il progetto è finalizzato alla valorizzazione dell’immagine femminile e all’attivazione di strategie per favorire la convivenza nella sezione destinata alle donne all’interno del Villaggio Penitenziario.
«Con l’arrivo dell’estate – spiega Maria Grazia Caligaris, presidente di Socialismo, diritti e riforme – la vita dentro le strutture detentive diventa più pesante e noiosa. Le giornate trascorrono lente e talvolta le tensioni si moltiplicano. Disporre di uno spazio attrezzato come Parruccheria può offrire un’occasione ulteriore di socialità e l’opportunità di promuovere un corso di formazione che possa aprire un futuro professionale a qualche donna privata della libertà. La donazione e la generosità di saloni di parrucchiere e di cosmesi ci hanno consentito di dare vita all’iniziativa».
Hanno contribuito alla realizzazione della Parruccheria con i prodotti il Salone “Le Parrucchiere” di Cagliari, “Maat Cosmesi” di Sestu.
Is Cungiaus, il più grande scavo a cielo aperto della Sardegna: scopriamo di cosa si tratta e dove si trova

Scopriamolo insieme, grazie alle bellissime foto di Denise Diana.
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Nel territorio comunale di Iglesias si apre Is Cungiaus, il più grande scavo a cielo aperto della Sardegna. Una voragine enorme che si estende su circa 10 ettari e che, tra il 1867 e i primi decenni del ‘900, ha visto l’estrazione di oltre un milione di metri cubi di roccia ricca di calamina, il minerale dal quale si estrae lo zinco.
La scoperta del deposito di calamine limonitiche sulla collina Monteponi segnò l’inizio di una fase cruciale per l’industria mineraria sarda. Per trattare il minerale e aumentarne il contenuto utile di zinco e ferro, furono realizzati batterie di forni a tino, generalmente disposti a gruppi di tre.
Questi forni, costruiti in pietrame con pianta quadra esterna e sezione trapezoidale, presentavano una camera di combustione interna a sezione conica: il minerale e il combustibile venivano inseriti dall’alto, mentre il calcinato si raccoglieva sotto la griglia.
Nel 1869 erano già tredici i forni operativi a Monteponi, una tipologia di impianto che sarebbe evoluta nel tempo in forni a riverbero, poi cilindrici a rotazione continua tipo Oxland e, successivamente, nella tecnologia Waelz.
Presso il sito di Is Cungiaus è ancora conservata una batteria di tre forni, mentre altri tre, più sofisticati nella costruzione, si trovano nella zona centrale dell’area industriale, sopra i locali oggi destinati all’Archivio Storico Minerario. Questi ultimi, negli anni Venti-Trenta, furono parzialmente obliterati per realizzare la Fonderia Bronzi e gli spazi di supporto alla Fonderia Ghisa.
Is Cungiaus non è solo un imponente scavo minerario: è un patrimonio industriale e architettonico che racconta la storia della Sardegna, dell’ingegno umano e della lunga epopea dell’estrazione mineraria dell’isola. Un luogo dove il passato della lavorazione del minerale si fonde con la monumentalità del paesaggio.

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