L’accordo è stato trovato, e la storia fra Marco Borriello e il Cagliari può continuare. Questa mattina nel ritiro di Pejo è arrivata la firma in calce ad un biennale che legherà l’attaccante napoletano ai rossoblù fino all’estate 2019.

Borriello è reduce da una splendida stagione, una delle migliori della sua carriera, con 20 gol in 37 partite giocate fra campionato e Coppa Italia, e con una salvezza conquistata con largo anticipo.

«Era quello che volevo – ha detto l’attaccante napoletano ai microfoni del cagliari -. L’anno scorso si è creato un rapporto bellissimo con i compagni, l’allenatore e i tifosi. Non avevo motivo per cambiare, è stata una decisione presa quasi in modo naturale. Obiettivi? Innanzitutto la salvezza sarebbe come inserire un altro mattoncino nelle fondamenta per far crescere questo club. Poi, dal punto di vista personale, il raggiungimento del traguardo dei 100 gol, me ne mancano ancora 5, spero di superare questa quota».

Ma il vero sogno di Borriello è un altro e ha un colore particolare, azzurro per la precisione. «Se dovessi giocare una stagione come quella appena trascorsa – spiega Borriello – c’è il sogno Mondiale. Sarà difficile ma ci voglio provare, ce la metterò tutta. In fondo, a parte Immobile e Belotti, vedo che negli altri ruoli dell’attacco c’è molta alternanza e Ventura ha speso parole lusinghiere sul mio conto».

Uno dei fattori decisivi per il rinnovo sembra essere stato l’ottimo rapporto con il tecnico del Cagliari Massimo Rastelli. «Leale, sincero, ci diciamo le cose a viso aperto – racconta – L’anno scorso mi faceva svolgere un lavoro differenziato per recuperare energie, qualora avessi avuto bisogno all’inizio della settimana. Gli devo molto se in questo finale di carriera sto rendendo così tanto. Questo non vuol dire che abbia il posto assicurato, dovrò sudarmelo come sempre».

«Se riuscite a cucinarlo meglio di me, torno in Libano a nuoto». Non usa giri di parole Abbas Ahmad, lo chef e food influencer libanese meglio conosciuto sul web come Habibi Original, per lanciare il guanto di sfida alla Sardegna. Al centro della contesa c’è uno dei re della tavola isolana: l’agnello. Il ristoratore, celebre per il tormentone «Habibi, yalla», ha pubblicato un video diventato immediatamente virale in cui mette alla prova una delle tradizioni gastronomiche più radicate e identitarie della regione.

Nel reel della discordia, lo chef mostra una testa d’agnello preparata secondo la sua personale ricetta: una cottura lentissima di ben dieci ore. Ahmad illustra minuziosamente la tecnica, spiegando che la carne viene avvolta in carta da forno e poi sigillata nell’alluminio, con un avvertimento categorico: «La stagnola non deve mai toccare il cibo».

Ma a far esplodere la polemica non è stata solo la ricetta, quanto il racconto del suo viaggio nell’Isola. L’influencer sostiene infatti di aver girato a lungo la Sardegna alla ricerca del leggendario agnello sardo, senza però averne trovato traccia nei menù: «Neanche un ristorante lo faceva, neanche uno ne abbiamo trovato», ha dichiarato nel video, un’affermazione che ha scatenato l’immediata reazione degli utenti sardi.

Il finale del filmato è una provocazione in piena regola, studiata per stuzzicare l’orgoglio dei pastori e degli chef sardi. «Sfido tutta la Sardegna: se riesci a fare un agnello così, fai un video e taggami. Se sei più bravo, non solo ti promuovo gratis e ti regalo dieci casse di vino libanese, ma torno a casa a nuoto ammettendo che sei migliore di me».

Abbas Ahmad non è nuovo a queste uscite teatrali — marchio di fabbrica del suo personaggio social — ma toccare l’agnello in Sardegna significa toccare un nervo scoperto. Resta ora da vedere se qualche agguerrito ristoratore sardo raccoglierà l’invito, pronto a dimostrare che, sul proprio terreno, la tradizione millenaria dell’Isola non teme alcun “Habibi”.