S’intitola “Inoghe” ed è il primo disco del cantautore Fabrizio Vella. Dieci brani che spaziano dal rock al funky e alla ballata d’autore, con testi in italiano e in sardo. “Inoghe”, registrato e mixato al Sound Room di Alghero, è stato prodotto e arrangiato da Joe Perrino.

Il disco, accompagnato da un videoclip del brano “Giai mi cherio puzoneddu” realizzato dal regista Andrea Marras, sarà presentato in anteprima venerdì 14 luglio alle ore 20 nel Circolo di via San Giovanni, 234 a Cagliari. Al termine della presentazione sarà offerto un rinfresco.

Fabrizio Vella ha 47 anni ed è autore di brani musicali, libri, documentari, studioso di cultura e tradizioni popolari, presidente dell’Associazione “Po su giocu de sa murra” di Urzulei. Ideatore e organizzatore dal 1998 del “Campionau sardu de sa murra” e dal 2003 del “Atòbiu de sos murradores de su Mediterràneo” manifestazione oggi divenuta itinerante e denominata “Murramundo”.

Autore di diverse pubblicazioni su riviste identitarie dell’Isola; è stato collaboratore nella preparazione del dossier di candidatura presso l’U.N.E.S.C.O. che nel 2005 ha ottenuto la dichiarazione di “Patrimonio intangibile dell’umanità” del canto a tenore. Nel 2014 pubblica, per Carlo Delfino editore, “Mannorri – misteri e leggende di un villaggio scomparso”, un saggio storico per la terza volta in ristampa e che recentemente (29 aprile 2017) ha vinto a Lanusei il premio letterario San Giorgio. Nel 2015 pubblica l’anteprima del documentario di prossima uscita sul ghiro sardo: si tratta delle prime immagini video in ambiente naturale relative a questa specie rarissima. Fabrizio Vella divide la sua vita tra Urzulei e Cagliari.

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In epoca romana, la Sardegna figurava tra i principali territori di estrazione di piombo e argento, seconda solo a regioni come la Spagna e la Bretagna. Questi due minerali rivestivano un ruolo cruciale nell’economia e nell’espansione dell’antica Roma, costituendo risorse strategiche per l’organizzazione della vita civile e militare.

Il piombo veniva utilizzato in diversi settori: era indispensabile per la costruzione delle condotte idriche, per le infrastrutture pubbliche e militari e per la fabbricazione di utensili domestici. L’argento, invece, era essenziale per la monetazione e serviva alla produzione di monete come i sesterzi, largamente diffusi nei territori imperiali.

Grazie alla sua abbondanza di materie prime, la Sardegna era disseminata di giacimenti, soprattutto nelle zone dell’Iglesiente e del Sarrabus. Le stime indicano che, sotto il dominio romano, furono estratte sull’isola circa 600.000 tonnellate di piombo e 1.000 tonnellate di argento, fornendo un apporto significativo alla forza economica e alla stabilità dell’Impero.