Vaccini obbligatori, il parere del medico: “Una scelta necessaria per contrastare malattie e diffidenza”.

Anti-poliomielitica, anti-difterica, anti-tetanica, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-Haemophilus influenzae tipo b, anti-meningococcica B e C, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite e anti-varicella. Sono i vaccini che sarà obbligatorio effettuare in Italia. Dodici in tutto, come conferma il testo del decreto legge approvato dal
Anti-poliomielitica, anti-difterica, anti-tetanica, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-Haemophilus influenzae tipo b, anti-meningococcica B e C, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite e anti-varicella. Sono i vaccini che sarà obbligatorio effettuare in Italia. Dodici in tutto, come conferma il testo del decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 19 maggio scorso, e firmato due giorni fa dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
La manifestazione di qualche giorno a Cagliari aveva fatto sentire le ragioni di chi guarda con diffidenza ai vaccini, in particolare all’obbligo sancito dal decreto appena licenziato. Ma l’allarme lanciato dai medici sullo scetticismo in proposito è serio e preoccupato. Nino Paolucci, medico di igiene e sanità pubblica della A.S.S.L. 7 di Carbonia, sottolinea l’indispensabilità di una copertura vaccinale più ampia possibile: «L’obbligo si è reso necessario perché la diffidenza stava raggiungendo livelli preoccupanti, con un forte calo della copertura. Per far sì che i vaccini abbiano effetto, è necessaria infatti una copertura vaccinale intorno al 95-97 per cento, altrimenti il rischio è che anche coloro che sono vaccinati non siano totalemente immuni, dal momento che la diffusione del virus potrebbe renderlo più resistente. Nei pesi del nord Europa – spiega Paolucci – la copertura è del 98 per cento, per quello non è stato necessario renderli obbligatori. Ma la mancanza e l’incompletezza delle informazioni, in Italia, rischiano di fare danni gravi». Una psicosi che nasce quando la rivista scientifica Lancet, pubblica uno studio nel quale il medico inglese Jeremy Wakefield sosteneva che fra i vaccini anti-morbillo e rosolia e alcuni casi di autismo ci fosse una relazione. Uno studio che si rivelò fraudolento (Wakefield proponeva tra l’altro un suo farmaco alternativo), e il medico inglese fu radiato dall’ordine.
Fra i no-vax c’è però chi grida al complotto delle cause farmaceutiche, e paventa che le lobbies del farmaco abbiano influenzato la diffusione dei vaccini: «Una teoria assolutamente da smentire – spiega Paolucci- i vaccini costituiscono una parte infinitesimale del fatturato delle grandi case farmaceutiche. Un vaccino viene venduto a poche decine di euro. Altri farmaci, come quelli per la cura delle neoplasie, possono arrivare fino a tremila euro a dose. I guadagni legati alla diffusione dei vaccini sono davvero minimi se rapportati ai ricavi totali dell’industria del settore». Il ruolo fondamentale svolto dalla diffusione capillare dei vaccini nel debellare le malattie è indiscutibile, ed eventuali effetti collaterali o controindicazioni sono di gran lunga inferiori rispetto ai benefici fin qui ottenuti:«Grazie ai vaccini sono state debellate malattie come il vaiolo o la poliomelite. Non si può non riconoscere la loro utilità. Le complicazioni del morbillo, ma anche dell’influenza, possono essere a volte letali, ben più diffuse rispetto ad eventuali effetti indesiderati e mai dimostrati, dei vaccini. Non vaccinare i propri figli è una scelta egoistica – ammonisce il medico- e mette in pericolo tutti con il rischio che, con una bassa copertura vaccinale, il vaccino perda in parte la sua efficacia»

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