Posidonia nelle nostre spiagge: risorsa utile o indice di degrado?
Ormai è appurato: la posidonia oceanica, l’alga che troviamo spesso e volentieri lungo le nostre spiagge, non deve essere rimossa. Alle banquette (le dune mollicce di colore nero-marrone) di Posidonia, infatti, gli studiosi hanno riconosciuto una funzione nella protezione delle spiagge
Ormai è appurato: la posidonia oceanica, l’alga che troviamo spesso e volentieri lungo le nostre spiagge, non deve essere rimossa. Alle banquette (le dune mollicce di colore nero-marrone) di Posidonia, infatti, gli studiosi hanno riconosciuto una funzione nella protezione delle spiagge dall’erosione e come luogo di riproduzione e deposizione delle uova in riva al mare per una grande varietà di organismi. Hanno una funzione protettiva pure per i sistemi di dune e la loro rimozione costa la contemporanea “necessaria” rimozione di una parte della stessa sabbia che quindi, anno per anno, va riducendosi. Tutto il problema della permanenza della Posidonia sulla riva, in sostanza, si riduce ad un problema “estetico”. Insieme a loro spesso ci sono anche le curiose “patate di mare” marroni, dette egagropili, costituite da sottili fibre provenienti dalla stessa pianta e aggregate tra loro dal moto ondoso.
Il fenomeno dello spiaggiamento della posidonia avviene normalmente durante il periodo compreso tra l’inizio dell’autunno e la fine dell’inverno ed è favorito dall’azione combinata delle correnti marine e del vento. Sui resti di Posidonia oceanica il WWF raccomanda di lasciarli dove il mare li deposita: «La presenza di resti di posidonia sulla spiaggia è indice di alta qualità ambientale, molto meglio di una “bandiera blu”: i comuni dovrebbero quindi andarne fieri e non far di tutto per rimuoverne ogni indizio! La degradazione delle foglie è alla base delle catene alimentari costiere, garantendo così una pesca abbondante e i cordoni che si spiaggiano sono un formidabile strumento per smorzare la forza delle onde e consentire alla sabbia di depositarsi ed essere trattenuta. Tuttavia se proprio si ritiene indispensabile rimuovere depositi considerati eccessivi, ci si limiti a spostarli con grande accortezza al margine della spiaggia, al piede della duna, dove con il tempo verranno coperti dalla sabbia e dalla vegetazione dando vita ad un nuovo cordone dunale; oppure possono essere ammucchiati dove non danno fastidio ma alla fine dell’estate andranno restituiti alla riva».
In tempi remoti le banquettes erano considerate parte integrante del paesaggio costiero e la “convivenza” con tali forme di deposito naturale era più che gradita. Gli abitanti da generazioni avevano infatti imparato a sfruttare la biomassa di posidonia spiaggiata in molteplici forme di utilizzazione: quale materiale isolante –termico ed acustico– materiale da imballaggio e per imbottitura di materassi e cuscini, fertilizzante naturale ricco di oligominerali specialmente indicato per i pomodori, materiale per la formazione di suolo fertile e persino per confezionare tessuti.
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