La puntata, volta a valorizzare le meraviglie nostrane, si è focalizzata sul territorio ogliastrino e Cagliari.

Si apre il sipario con un intervista al regista sardo Pietro Mereu, col quale il presentatore Edoardo Camurri, parla di una delle qualità sarde più invidiate da tutto il mondo: la longevità. Infatti è risaputo che proprio in questo piccolo paesino in mezzo alla natura, ci siano tanti centenari in salute. Si tratta del “miracolo ogliastrino“, che può essere riassunto nel giusto equilibrio fra movimento e una sana alimentazione. Esempio ne è Luigino, un signore di ben 102 anni che ci racconta il suo segreto per la felicità: una vita umile e laboriosa ma sopratutto rispettosa verso il prossimo.

Ulassai

La seconda tappa è a Ulassai, il paese di Maria Lai, una delle artiste sarde del ‘900 più importanti del mondo. La sua particolarità è racchiusa nei fili di lana, coi quali ha tessuto non solo libri e parole, ma addirittura l’intero paese, unendolo casa per casa nel simbolo dell’unione.

Il viaggio si sposta a Castiadas, dove la guida turistica del Museo della Colonia Penale racconta la storia della colonia stessa, risultato della bonifica di 6523 ettari di territorio da peste e malaria durata un anno.

La colonia penale di Castiadas

Il rocker cagliaritano Joe Perrino

L’ultima tappa è dedicata a Cagliari e la sua necropoli punica e Cartaginese, l’incontro fra vecchio e nuovo.

Qui Camurri incontra Joe Perrino nella sua sala prove, che dopo un breve selezione di sue foto private, viene descritto dal conduttore come un “rocker dal cuore umano”.

A Cagliari, nel quartiere Villanova, sorge la Basilica di San Saturnino.

È la chiesa più antica di tutta la Sardegna, dedicata appunto a San Saturnino, giovane martire e patrono della città, la cui leggenda aleggia ancora tra le sue mura di pietra chiara.

Sotto il suo pavimento e tutt’intorno si estende una necropoli paleocristiana, un mosaico di sepolture e memorie che arriva fino alla chiesa di San Lucifero, raccontando secoli di devozione e di vita silenziosa sotto terra.

Le sue origini affondano nel VI secolo, quando il diacono Ferrando la descrisse come un santuario “fuori città”, circondato dal silenzio e dal vento del colle. La tradizione vuole che sia sorta sul sepolcro di Saturnino, ucciso nel 304 d.C. durante le persecuzioni di Diocleziano. Molti secoli dopo, nel 1089, la chiesa passò ai monaci benedettini di San Vittore di Marsiglia, che le diedero il volto romanico che oggi possiamo ancora intuire: archi sobri, linee provenzali e una solennità senza ornamenti.

La storia, però, non è stata gentile con lei. Subì danni durante l’assedio aragonese del 1324, e molti dei suoi elementi architettonici vennero smontati e riutilizzati altrove, come reliquie di pietra. Poi, dopo i bombardamenti del 1943, la basilica trovò nuova vita grazie ai restauri del dopoguerra e ai lavori condotti tra 1978 e 1996, che misero in luce il suo cuore più antico: il vano cupolato, dove la luce filtra come un soffio divino.

Riaperta al culto nel 2004, oggi la basilica accoglie visitatori e studiosi con la sua pianta a croce greca, la cupola centrale e l’abside semicircolare. Tutto intorno, l’area recintata della necropoli continua a rivelare segreti sepolti, pezzi di storia che lentamente riaffiorano.

Chiesa di San Saturnino, Cagliari PH Vistanet

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